La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 27 - 20 settembre 1922

100 LA H [ V() J, G Z I ON 1,; f, I B LG lt A I. 11] Lapoiiticaeste.radeI nazionaIismo. Il fondame_nto ideologico. In Italia si era a.mpiamenl:,e svolto, a.nohe come reazione alla politica Crispina e sopratutto come consegnenza di disorientamento, tutto uu complesso di idee politiche pacifiste, idee di astrattisti democratici predicanti questo o quell'indirizzo di politica estera solo per moti,~ sentimentali. Così furouo lecite le più sfacciate manifestazioni cli incoltw·a e di imprepa.raziO'ne nel campo internazionale, come l'assurda predicazione della. politica del piede d,i casa., come certe fra.neofilie dovu-te al ricordo dell'89, e come le rovinose stipulazioni con cui fu concluso il contratto della Triplice. Ccme reazione a, questa mentalità - essen"' zialmente - non si aveva a trarre partito che da.oli inseonameuti della piìt recente filosofia. n:na pole~1ica, auti-positivistica, dalla vivace ripTesa del realismo. storico affermante l'adeyuazione del vero col fatto (o, prendendo le mosse dallo Hegel, l'identità del reale col razionale), dai richiami all'importanza d~ll'econom1a nella vera rea.'.tà della politica provenienti dal materialismo storico e dalla polemica antidemagogica tentata da alcuni dei migliori del socialismo, dalle prime introduzioni iu Italia della teorizzazicne Bismarckiana del Treitscbke doveYa di neces..~tà sorgere l'esigenza d'una politica pilt realistica, più conscia dei valori concreti della F~= ... Il rinnovamento della c,ùtnra che 11 XX secolo secruò in Italia dove\-a cli necessità portare all; lotta contro gli abbondanti _residui cli illuminismo e di razionalismo in politica, contro gli astrattisti fanatici dei principii del1'89 Ginsnaturalisti e Rousseauiani . Questa lotta doveva effettuarsi con uno studio elci problemi concreti e reali della vita italiana. e ravvivarsi per la conseguente creazione di part.iti di rua&.<epropugnanti queste o quelle soluzioni dei s•ingo1iproblemi, come avvenne di •fatto nell'immediato dopo-guerra, colla creazione del partito popolare, del partito fasci.sta e coi nuovi orientamenti socialisti. Un esempio di siffatta az,ione di rinnovam.ento politico si deve, sin dal 1911 all'Unità del Salvemini, tentativo dest,inato a ~on essere immediatamente seguito dalle masse perchè evidentemente prematuro, ma che finì con l'alimentare i programmi di alt,rf:: organizzazioni politiche come il Partito popolare. Un altro esempio, il solo che ~bbia portato alla creazione d'un partito., è l'esempio del gruppc Corradini, il gruppo dell'Idea Nazionale. Questi non partiva.no, come il Salvemini, dal materialismo storico, ma da un idealismo un po' affrettato che per-ò li portava neèeasariamente a.21a polemica contro il dogmatismo rettorico della democrazia. Il loro pensiero si orientò alla lotta contro l'utopia internazionalistica ed all'a.ffermazione della nazione come unica realtà, 11c.:zione il cui concetto, assai poco chiaro fra i nazionalisti stessi, va assai sovente confusa con lo Stata. Il problemismo nazionalista riguardo alla vita italiana fu soffocato forse prima che na.scesse dallo stesso atteggiamento metodico dei nazionalisti di front.e alla vita internazionale. Il pen- ~d,ro nazionalista constatò il pauperismo italiane, il problema meridionale (1), constatò tutte le piaghe che affliggono il nostro pa~e, constatò :a. deger.erazione parlamtntare, l' ·1J1Suffi.cenza ft.a12icnale di gran parte degli organi della vita politica: li con$tatò, ma sen_za perdervi troppo U:mpc, per cercar di risolverh per la formrt menh &tf:<'...sa che 003tituiva la diffi;renziazione dei n~tri nazionaJi5t,i. E~-i oltre alla caratterisrica imitaz·ione della v:::nd€nza nazicna.li.~ta franr;ese ricorri;vano, fin da principio, col pensiero} alla gloria di Roma s di Vtnezia. E non solo alla gloria. I/irnp,:;ro, f: maéE'.rrw quello di Roma, rappresentava per esei non solo una luCf:; <li gloria immensa, ina anch~ un potente m.lY.tz.o can cui una n.azi.one {(proleta::-ia" poihva divenire una nazione dominatriC". La nazion~ prol'::::-taria,la. gente nata ~u di un&.t:1:::rraingrata e povera ~be non puù dar ~ost~ntamf--nto e lavori) a tutti, nr>n puiJ av<:::r'! altra via di salvamento che il triste 0silio deTemigraz:iong? Il nazionalista n?'~ r;n:<le a qucsto ed ha un fr.mda.mentale sr;r tt.iCJsmo andir.! sulla pos.':ihilità di 51,,jJuppare industri,;, natur..tli, pog- ~'1.2.v-.: ::u hasi solidj:j, r:; hopratutto di flar•!- un grand~ impu]30 agrfoolo al mezr,ogiorno: . ma e~]1 crede alla pr/4sihiJità di fare della nazionf., proletaria una nazion'.: militare, +;;, di riwlvr;rc i prrJbk·mi varii eh'.: poi, in fondo, &i riducr)no ad tmo: pauperh,mr;, int:hf.,oin a.~noolato, colla ronqui::.ta d'un imrr;ro. L'Impero di(;d~ a Roma 0<J all'Italia, (: noVJ, una nuova 6 diw:rsa rir;cli~zza, poichè Je Provinci,; OCX;up&.vanolult.i <:(J]oro ehe l'Italia non avr':.!bbeOCG-Upa..ti, ]'eserr;izifJ <1(,J_ !,. milizia mHcena.ria dava, fin dal tempo dell" ,ruE>rradi Gi=urta uno sbocco ,,d una v:cupa- ;ione alla pop~lazi~ proletaria. esuberante, ed all'alto costo che avrebbero raggiunto i C'=teali in Italia si provv<,deva colle contribuzioni <lei sudditi che alimentavano le distribuzioni di grano a prezzo politico. Quanto a Venezia i nazionalisti vi v<:.devano un esempio d'un impero conquistato e mantenuto per svolgervi una attività ;nz.itutto commerc-iale, posizione invidiabile che faceva di Venezia il ponte fra l'Oriente e l'Occidenl:,e. I nazionalisti italiani vollero tentare di edifica.re .alla «.grande proletaria J) un avvenire imperiale. Credettero fin da principio e sostanzia!~ mente cre<lono ancor oggi che la ed1ficaz1one d1 una coscienza militare e quindi d'un esercito,· col quale lottare per la couq,tista d'un. impero, fosse l'unico mezzo per nsolvere tutti i problemi della. vit,a italiana. L'errore di questa concezione non sta tanto nelle condizioni economiche o psicologiche degli Italiani, ma co-meè evidente, nella stessa situazione odierna che fa sì che un imperialismo italiono avrebbe cl~.lotta.re contro gli altri imperialismi europei e sopratutto co!l'impero Britannico. La terza Roma giungerebbe uu poco in ritardo nella sua lotoa contro la Cartagine Albionica.... Ma tralasciando gli scherzi è evidente che un pecca.to f◊'ndamentale cl.i. dott1~1:arismo ed antistoricismo vizia la ideologia politica tlMzi011alista ed imperialista, poichè anche, se _il nazionalismo ,riuscisse corti un'opera educatrice (a cui tuttavia non sembra m.olto indirizzato) a eàucare le ma:;$e al culto del sacro egoismo per lr" Nazione unica realtà politica, tanto da fare del popolo italiano un, perfetto strumento cli 211erra e cli conquista, questo strumento sareb- be pci perfettamente inutile perehè, per ora almeno l'Italia. non troverebbe un qu,,d sinu/e alla ~olossale civiltà ellenica :in decomposizione sn. cui estendere la sua conquista, ma si troverebbe oostretto a uettarsi rn- folli avventure cli conquista con cui ~eminerebbe disastri e morte per sè e per le altre nazioni. . . , . Partito dall'esigenza d'una politica reahst1ca ed antidemagogica., per una scarsa esper,1enza dei problemi della vita italiana il pensiero• nazionali.sta ricade <l.un-quein una politica sostanzialmente intellettualistica e d'ispirazione li•vresq·u.e e letteraria, estranea alla, più angosciosa realtà della vita italiana e, come veci.remo a volta a vo'.ta coincidente, quasi per avventura, corr interessi plutocratici. La pratica l' Dalla Libia alla vuerrci Europea .. - Il nazionalismo appena in sul nascere si trovò di f_ron_- te all'avventura libica. La guerra per 1'r1poll era guerra di conquista, gu~r~·a non gi_u~tit.ca.b:..., le in nessun modo con mot1v1 econom101 perche ormai la decenna.le esperienza ci ha m-ostrato che la povertà della nostra co]on-ia mediterra.ne;i _è tale che al confronto la Somalia ed il Béll'MlH· nor.ustenta a divenir la. perla del nostro povero diadema coloniale. Con un impiego colossale di ca.pitali di cui non potremo mai disporre finirebbe forse, dopo un difficile e rischio~o am~ortamento col rendere qualcosa - ma la sua importanza' era ed è per i nostri nazionalisti quella di una gigantesca. testa di ponte sul ,mondo_mussulmano e nell'Africa, una ùase cl operaZ1oni per una politica Mediterranea. Per l'Italia nel 1911 non sarebbe stato possibile peusare a fare una politica i\foditen-anea, una politica di impero e di conqu1~ta,. se F-rancia O Inghilterra avessero preso Tnpoh. Ora effettivamente non mancò in Italia chi capì che non tanto l'avvei:tura coloniale quanto lo sccpo a cui era fatta e l'indirizzo politico che necessariamente era da essa presupposto e da essa derivava come logica conseguenza erano rovinosi per !"Italia, per il suo avvenire, ed anche per la pace cnropea: si doven capire anzitutto! poi, come l'adesione nazionalista all'impresa tnpohna era la più logica e la piìt coerente di. tuUe _leadesicn1 poichè i nazionalisti erano gli_un1c~ ~he, ccl loro i1nperturbabile astrattismo dr realisti lo_n~ani dalla realtà, avrebbero accettato la poliotca tnpolina con tutte le ragio_iii_ele prossime o 1011tane conseguenze impenal1stiche che la caratt-erizzavano. Essi eTano gli unici che, pur accettando la campagna rivolta ad ingannare l'_[talia facendole credere che Tripoli fo!>se un nuovo EdE;n non sarebbE-ro stati per nu1'.a perturbati, come' non lo furono, dalla rivelazione delle condizioni reaE della tconomia libica, perchè per loro l'impresa a\·eva anzitutto un vaJore sl1~a~e~ iic0 e di conquis-ta, preludio ad altre poss1b1h re,nquiste. .\fa allora, .a. voce nazionalisU.1era ;:incora assai fioca nf.:]concr;rl/J polit.icù it,diano, Nl ancora lo fu negli anni succe&<:..ivi.Uo-,ì il_na7:1~nali~rnonon poti.: r~~;:;rc-itarela sua. opera <11 c1 iLH'a. contro la assurda coti<lolta giolitLiana. della carnpnglla ro• knia.!e. );(; potù il nazio-n.allbmo esercitare alcuna criLica imporiant(, in occasione d<;l rinllovarr,cn(IJ della Triplicr,. Jl nazio11alismo doveva logir·am<mte ~%ere, ,t.riplicist~: contro la .I?1·a?~1ae ]1 Jnrrhiltr.=rra na.z1oni me<l1Lc1ranec,, la ])(M,,1z1one dell'Italia da es.si volut,a rneditorra11ea "<l imperialibia dvve:::va ess&re. accanto ulla. Gurmanla, che pareva allora la meno inc•ditorranea rlello grandi pot<,nze. I nazionalisti italiani non mostrarono di sentire r,rofondarnento l'evidente pericolo che lo sforr~ imperialistico a cui vol6vano indirizzare il Jc,ro paestJ andass.e e...9'.:Jusivame:nte ad 1naiore,,i (Jf'rmarviae gforiam. Questa era la preparazione spirituale di politica estera con cui gli imperialisli Halia.ni giunsero alla gnerra europea, cioè al co11flt,to gigant,,,;co dei due unici reali imperialismi che l'Europa. ciel 1914 avesse, cioè l'inglese ed il tedesco. Se gli italiani avessero avuto un po' più di_ se.uso politico ed tuia maggiore preparazione a1 problemi internaziooali, la gigantesca. polemica che si ing.a.ggiò sul problema dell'intervento non avrebbe certamente dCYVutoavere come base la ricerca della maggioro o minore opportunità. della neutralità, che ogI1t1n01avrebbe dovuto vedere come un suicictio per la nazione italiana., ma sulla. òcerca della parte accanto alla quale sarebbe stato piì1 conveniente l'intervento. Risolto rapidamente quel problema iniziale bisognava scendere in campo, senza addossarsi la tremenda resp011sabilità di far durare molto cli più la guerr.a> responsabilità che in_negabi_lm~nteci addossammo colle nostre tergiversaz1-0n1. Infatti la questione italiana nel problema della conflagra.zione e,uropz-a - lo si vede oggi dopo tdte le deviazioni ciel passato; ma lo videro sin cl'allcra alcuni scrittori de 1,a T"oce e dell'Unità - si impostava nettamente così: l'Italia, per la sua concl.izione economica di nazione sprovvista di ma.terie prime, per la sua, condizione demcgra-fica, di nazione a popolazione sovrabbondante. per la sua co•ndizione politica di nazione giovane e <li grande potenza relativame~t-e debole, non può tollerare alcuna egemonia Europea., nè_ egemonia tedesca., nè ege1nonia. inolese,. Quindi l'Italia do:veva portare il suo amto :1 gruppo meno forte, per evitare che il più . forte divenisse l'ege1none. La posizione nazionalistica di fronte a questi problemi non in altro che uno sforzo cli procurare cli intervenire per non perdere una prez10sa occasione d:avviasi all'impero. Ed è perciò che in fondo, in un primo tempo, i na.zionalisti sarebbero stati favorevoli all'intervento accanto a,gli imperi centrali, dalla vittoria dei qual.li SJ?eravano n1aggiori compensi e quindi possibilità maggio,ri .di aver~ materiali per costn1ire l'edificio dell'impeto. Sca1tata l'ipotesi del!' intervento contro la Francia i nazionalisti si impegnarono sul.la. base_ dell'intervento a fianco dell'Intesa, con o:garanzie sufficienti» cioè, in lingua povera, si impegnarono perchè si cercasse di appro~ttar~ dell'occasione per cercare d'ottenere dagli altn con: traenti estremamente bisognosi di aiuto clegh impegni a concessioni tali da poter cost.itu~re, per !".immediato dopo guerra, la base _per l'impero italiano nel mondo aclriatico-med1terra.neo. Naturalmente i naziona.Jisti non pensavano (corne del resto non pensò Sonnino) a non crea.re delle posizioni difficili avanzando pretese- esagerate in sede di trat.tative pre1iminari, pretese che avrebbero posta l'Italia in un'at-mo.sfera insopportabile alla conferenza per la pace; e neppure pensarono .ad ottenere quello che sal"<;hbe stato loaico chiedere, cioè una prehmmare s1sterr.azione 0 chiara del regime dei debiti dri guen·a. I nazionalisti non videro nella gue1Ta altro che ur:.',occasione per mercanteggiare un impero che ! :1 Libia ci aveva insegnato che era difficile conquristare. E si dice mercanteggiare, parola dura ma che va eletta perchè data la situazione, dato il danno che l'Italia av-rebbe avuto a non inter- \;enire, date le legittime assicurazioni :irredentistiche della gente nostra, il pretendere prima. della conferenza della pace delle cancessiolll "impemali" che si sapeva troppo bene che diversamente nou ci sarc-bb8rO state fatte, è un ·;ero mercanteggiamento. Ad ogn.i modo, i na2io11alisti italiani videro nella guerra l'occasio•ne per tentare la fondazione dell'impero, e fecero con molto s-uccess~ \·alere la loro tesi pre~c il ministro degli esren. Del resto, per una di quelle tante coincidenze degli interessi plutocratici col per~siero _J1azionaEsta, coincidenza che sarebbe 1ngrnsto interpretare come un asservimento da parte del partito, ma che servirono sernpre a dare una maggiore consist-enza alla sua, propaganda, la tesi na.z.iondista dj fronte alla guerra era concli,:isa da rr.olti gruppi d'alta industria e d'alta finanza. Il nazionalismo riprese a differenziarsi ed a far \·alore i suoi fonùarnenta1"Ticoncetti in ordine alla poliLica esLera quando, dopo Caporetto, si coinciò a parlare cli politica delle naz.ionaliUl e del Paito di Ro111a.Ai nazionalisti, come del resto a Sonnino, non era mai venuto in rnenteòi porre fra _i no~lri scopi di guerra la dfr,t.ruzione deli'irnpero Austro- ngarico, poicbè pareva loro impossibile cho la guerra. potesse co11cludere a tanto. ìlla 11el191B uon fu difficile capire cho l'appoggiare o l'ruiutare il movirnc11to delle nazionaliUl sarebbe stato un modo, l'uniro modo, di accelerare la fine della guerra. Quindi adc.:rircmoal PaUo di Ro,na cho 1tOn pregiuclic·ava lP. qw·stioni lcrrilori.a!i, eolla COll\'inzionc o colla resil~zionc:imontalo che. dir si voglia, che, il Patto e.Ii Roma, 110navrebbe in nessun 1noclo cornprorr:.-tssoil .PaLlo di Lonrl ra.., corno se creando una situazio11enruova o dando un nuovo indirir..zo alla nostra politica non si sarebbe necessariamente creata rb1noi ~l~si l'(•s.igcnza politica di rimettere in discussiono un l")alto fatto nella previsione della conSl'rvazione dell' Aw,Lria. 2'' Jt dfJp(J!JUf'11·n,, le lrottalil'e d, 7JftCI'. ..-. Aa ogni 111odola fine de1la guerra c. la infinita frequenza di co11feronzc ~uternazionali misero, si può dire, in priino pia,fo negli inLeressi politici italiani la politica t--stera., agitarono interessi varii per cui la 8oluzione nazionalista fu sempre 1,ro.speloala con un ,~gogliOGOsviluppo ne\l' AssOciazione e n~lla sua propaganda, e fu accettata 0 fatta propria assai sovente da gruppi e da uomini politici inf!nenti. . . Il dopoguerra segn!' il maggwr s'."luppo e la ogior battaglia de1 naz10nahsmo 1tal.ia.no. Le ma.,, . . fu , l lerincipali questiòni su cm st sso a sua po . p. furono: a) la questione adriatica; b) · 1 rraca rt· cooli alleati. e) i rapporti colla piccola rappo L o , _, . . intesa. ; d) la questione cl Oriente. Per tuttt questi problemi il nazionalismo presentava. le soluzioni partendo dalla sua. concez10ne p~l:t,ca integrale. Bisogna tener presente che, ptu eh~ la auerra irredentistica o la guerra affermazione dell'Italia come grande potenza. Europea i nazionali.sti avevano v~s~a nella gu~r:·a sofra.tut:to un'occasione per imztare la. pohtica cl 1mpe10. Perciò volevano: ") il dominio dell'Adriatico; 6) posizioni e zone d'influenze in Asia Minore; e) revjsione e miglioramento delle nc,.-strecolonie africane. Il dominio clell' Adriatico richiedeva, per poter essere veramente completo il dominio di Fiume, della Dalmazia e di tutti gli sbocchi slavi sul mare, ed il dominio cieli' Albania.. A queste mo<lo l'Adriatico sai-ebbe <livenuto un lago italiano ed avrebbe servito a dare all'Italia una posizione dominante e di controllo sui tra.file: or.ientali del Nord tedesco e slavo, divenendo così una piattaforma d'impero e di conquist-a. Il nazionalismo italiano voleva giovarsi deLa dist,ruzione dell'Austria non per cercare di da.re all'Italia una posizione preminente e di guidatrice fra gli stati della piccola Intesa, ma per aizzare le zizzanie fra di loro per impedire l'avvento d'una confederazione, per allargare le basi italiane per una. J)enetratiione orientale per !a vi.11dei Balcani, senza p:.nsare che l'Italia aderendo al patto cli Roma voluto anche da loro e provocando colla sua gLLerra lo s~acel~ dell' Austria a\1eva create delle realtà nazionalt che aYevano 1 profondamernte mutata ìa situazione balcanica. I nazionalisti vollero il predominio, anzi rassoluto dominio dell'Adriatico come uno strumento d'impero, e perciò difesero disperatamente il trattato di Londra e l'impresa Dannunziana di Fiume, non \·idero il valore della guerra altro che ne;le conquiste territoriali imperialistiche, giunsero ad affermare che « Se 11aiperdiamo la Dai·ma,zù, dobb-iamo negare che la, r;uerra s-ia stata. ·vera,mente ·vinta» (T.,uIARO in e< Politica», I, ·3, pag. 339 sgg.). Infatti l'imperialismo nazionalisoico che prim 1 della guerra. tendeva all'01-iente mediterraa1eo, dopo lo sfacelo ciel!'Austria, visto il fallimento o qua.si dell'imperialismo mediterraneo nostro, tentò un nuovo imperialismo nell'~riente balcanico, con conseguente politica autislava, appoggio d'ogni nazione antislava (U~gheria, Rumenia, Austria), tentatirn cl'occupa:none del retroten-a c\almat,ico fino alle Dinariche, no come base difensiva, poichè anch·essi capivano il nessun valore difensivo della Dahnazia continentale, ma a eYentuale scopo offensivo. Questo cambiamento di politica, la. semi rinuncia alla politica mediterranea, era dovuta alla.. constatazione dell'assoluto predominio britannico e dell'assoluta inconciliabilità dell'imperialismo britann.ico col nost,ro imperialismo mediterraueoorientale. :Ma ad ogni modo, con la campagna nazional.:istica si mirò a mantenere le posizioni in Asia Minore (COPPOLA,"Politica,, I, 3, p. 191), si difese gelosamente le concessioni ottenute tem. poranearuente e poi a poco a poco abbanclonace per la pressione inglese, la p_ressione interna ed il pericolo e l'inutilità stessa che cootituirnno per l'Italia, si tentò in tutte le occasioni di spingere l'Italia ad uua politica di prestigio in Oriente, politica. che mirasse all.a pacificazione, (CoPPOl~A,<tPo!itica», YII, 1\ pag. 50 &gg.) sfruttando le simpatie musulmane che i'ltalia. sera acqu.istate (id. id., IV, p. 162), utta,·ia vide altri orizzonti che il difficile sbocco orientale, e propose lo sbocco balcanico, pur ini,;ìando una politica antibritannica per riavviclnart) l'Italia e la Francia («Politica,, IV, p. 163: COPPOLA, /' I 11ltS(l ;,. finita, ,~' pag. 16ù sgg; id. id., I, p ] 71 sgg), mode1:~11dola sopra\·alutaz.ione del!e proprie forze dei francesi o cercando di uaiTseli contro l'egemonia inglese. C'osì i nazionalisti, che furono inter\·euvisti per co~Ll'ro 1·occasio11ed'inizi.are la politica. eh impt:ro dovettero const,a~a_re, dopo la guerra, il fall111wnLo di quella politica, dovuto non tanto alla incapacità dei governanti, che pure fu graud{'I,quanto aila logica stessa delle cose che si pj. bc:llavano e facilmente sconfiggevano il tentativo imperi.ah~tioo italiano; teotarono cli svilupparo la loro politica verso l'Odeute o verso i Balcani, ftn.iro110 ccl concluclero nol riconosciincuto de!l'iinpcdimento assoluto co.st,it,uito all'imperiali&mo ilaliano dall'egemonia. britannic._1.,cd a vedere la necessità di osteggiaTe la politica anglo-americana e di riavvicinare l'Italia alla Francia a quello seopo. E&si oggi sentono la guerra stessa come una sconfitta o quasi. Infatti al contatto colla realtà il loro sogno d'impero s'è disfatto, henchè essi oggi, persistendo a sparare le ultime cartuccie ant,Lslave per la Dalmazia ed anche iniziando le prime avvisaglie, d'una polemica anti inglese tentino t..!llanuova via per realizzare la politica imperialistica che è il noccio'o della loro politica est-Ora. 'MARIO ATTILIO LEv r. =

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