La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 27 - 20 settembre 1922

102 Sindacalismo nazionalista L'ultimo inventore del sindacalismo nazionali. st.a è Alfredo Rocco il quale intende a costruire il suo edi.ficio con rigore di teorico, e improvvisa perciò le sue brave premesse metafisiche: « Tutta la ,•ita degli organismi sociali è una lotta incessante tra il principio dell'oi-garuàzza· zione, rappresentato. dallo Stato, che tende a con.solida.rii e ad accrescerli, e il principio della disgregazione, rappresentata dagli individui e dai g1uppi, che tende a disintegrarli e perciò a ìarli cadere e perire. Quando triolllfa lo Stato, la società si sviluppa e prospera: quando ripren. dono il sopravvento gli individui e i gruppi essa si disgrega e muore». ~on è vera la dottrina del progresso, al contrario « la storia si svolge secondo cicli distinti, ma simili e ricorrenti. Ed è naturale: la storia dell'umanità non è che la storia de,lle Yai;e organizzazioni sociali che si sucr~dono nei secoli e nei millenni, e ciascuna di qu€stc ha come tutti gli organismi, una vita, che s·inizia con la nascita e termina con la morte, attraver.so la giovinezza, la maturità,' la vecchiaia. Xessuna meraviglia, pertanto, che la storia si ripEta perchè nèi vari organismi sociali che si formano successivamente, si ripete con le sue identiche fasi, la yita • (Pol,tica, voi. VII, pag. 3). Questi concEtti sono una rigida applicazione del sceia]ismo di Stato, senonchè pitt che a Las. salle bisognerebbe pensare a Campanella, o a qualche teorico della teccsazia ancora più anti. co. l\ou b;sogna dimenticare che Alfredo Rocco è un giurista, ma fìnchè egli godi·à degli onori di caposcuola noi non potremo non sorridere di chi ci Y1tole gabellare il nazionalismo come ultima espressione politica dei valori dell'idealismo; o almeno diremo che ci sono alcuni e<liversi nazionalismi e con quello ortodosso avremo pochi ar• gementi di congratulazione. Dopo Marx solo qualche onesto pievano di paeselli abbandonati saprebbe consentire a una anatomia della società ingenua e semplicistica come quella proiessata dal Rocco. Il trionfo dello citato, non può es.sere eh~ -trionfo degli individui. La funzione politica è prOpria degli indi. vidui, che per il fatto stesso di operare nella !:OCietàsupé.rano sempre ogni grettezza di egoismi. e la vita è trionfo di attività e di iniziatiYa, lo Stato opera come limite ideale, tende a diventare sempre più un risultato che è immanente e necessario 11elmomento stesso dell'affermazione indi,·iduala. Senonchè la piì1 elementan, prudenza ci suggerisce di abbandonare ogni dtsiderio di indun·e a ragionamenti filosoficamente scaltri e meditati un candido giur.sta inesperto di storia. Discendt:remo invece dalle promesse alle smaglianti conseguenze: • Lo Stato deve tornare alla sua vecchia tra di. zione interotta dal trionfo dell'ideologia liberale, E; comportarsi verso i sindacati moderni esattamente come si comportò con le corporazioni me. dioevali. Deve assorbirli e farli suoi organi. Per ottenere questo risultato il semplice riconosci. mento non basta, occorre una trasformazion2, ben pitt profonda. Occorre da una lato procla. mare la obbligatorietà dei sindacati e dall'altro porli risolutamente sotto il controllo dello Stato, determinandone con pre.cisione le funzioni, -:lisciplinandone la vigilanza e la tutela in nna iorma di autarchia non eccessivamente svincoiata. )la, sop!"atutto, bisogna trasformarli da strumenti di lotta per la difesa di interessi partico]a. rist:ci in organi di collaborazicne al raggiungimento di fini comuni. I sindacati operai e quelli padronali dtbbono essere riuniti, industria per industria, in un sindacato misto orga'!ll2zat-O, ~·int.~nde, in due, anzi, piuttosto in tre sezioni, 0a,,,-hè sarebbe opportuno che anche gli elemen. t: clirettivi, ingegneri, tecnici, capifabbrica, aY<>s..-sero la loro rappresentanza speciale. )fa l'a. zione comune del sindacato deve e<;sere ridotta arJ unità da un organismo apposito, consiglio E; direttorio sindacale per il raggiun,.rimento di fini oorm.tni Politica, VII, p. 10) ,. Qui co:i I' iro:aia v-iene a contrastare la genero.<;,ità,e il naturale candore che sta sotto ogni malizia ci consiglia. a mitezza verso le illusioni f:tesse più i;nfatiche ,e i progetti più massicci e :.:1vffìe sicuri di sC. Usi a pi6tà verso le defìcenze più irréparabi,i e, per cosi dire, fisiologiche, <lovr-emo dire che si nasce ottimista come si nascE; h=, e se il nazionalism<> è bello e ridente in. vr;ce che serio e doloroso la colpa non sarà tutta de!la sua infanzia.. Il sinda.r;alismo e nato per sconvolgere gli soh<mi, JY'T strc,ncare le pretese illuministich& per far V:aturir,; la Vbrità della lotta politica, per 0ttener, da ognuno la 81.1.a dedir.ione alla pr.a.xis, per dominare col realism.o i oomodi giubnatu.ral:iemi. Il sindacali:..mo organi1D..a de11e iorte, le conduce al gacrificio, obbliga ognuno ad aosumire la eua r-r:-sponsabi1it.à,dà. a tutti, senza pr~..occuparsi <li astrattezze dc,ttrinali un Y::nw ~!eme-ntare di dignità; sr:.para gli attivi dagli incerti, ~hia.r-..cia in<:::.<>,0rahilmenv~ i pigri, fa 6f::nti.re le differenze dei valori, a.cui&ce 1'~i- ~enza di una aristocrazia e di un eroismo civile, crea i presupposti per una nuova <:sperienza di una morale di produttori. Qualunque sia il wo mito finale, i} su.o wgnc di palin~•·n,~i, il ~indar..alismo ha la sua realtà attuale come su,,r,~tatore di vak,ri. Ror..oovuole il sindaca}ic,mo senza latta, come d:re Ifogel senza dja]i,U,ica, il col- ]Eilivi@no marxista senza la dittaura del prole- ~ariato e il rovesciamento délla praxis, il diritto pubblico senza la politica. LA 1{ l ,. (.) L C ZIO N ]!] L l H E [? A L I-; Il suo sogno è infatti essenzialmente costitu. zionalista, il suo mondo ideale è una pacifica rinuncia mistica. Vagheggia la riduzione dello spirito e degli individui ad una misura amministrativa; la sua ammirazione pe1· la burocrazia è ir.esorabilc, propugna: «l'abbandono del pregiu. dizio dottrinale, ogni giorno smentito dai fatti, che il salario e le condizioni ciel lavoro siano de. term1nate dalla legge della domanda e dell'of. fcrta e l'adozione ciel principio del giusto sala,·io che fa, GIUR1SPRUDF.NZA si incffricherrbbe bl n presto di preci-sa,·e e di sviluppare». Ion occorre infierire contro intenzioni tanto candide. L'i'llventore del nazionalismo economico è diventato economista non per presunzione ma per esigenza di partito: egli non osa neanche nascondere }e equivoche sue derivazioni. La [Jiurispruclenza? Abbiamo troYato le giuste misure. Ecco perchè è necessario abolire i validi strumenti millenari della lotta politica: boicotaggio, sciopero, serrata, ostruzionismo. I si'Ddacati di Rocco sono un'invenzione di carattere professionale, sono il semenzaio dei nuovi clienti. p. g. POSTILLE li fascismo e il Nazionalismo francese L,one Daudet, il bollente alfiere dei nazio. nalisti monarchici francesi, ha scoperto - beato lui! - quale è il supremo scopo e significato del fascismo nostrano. Udite, udite. Secondo la caratteristica mentalità dei }!'"'rance.sianche colti ed iut~Uigenti, l'orientamento sottinteso di ogni apprezzamento storico e polit,ico è questo: La Francia e i suoi destini costituiscono l'apice degli eventi umani (gesta /Jei per Pra,icos); in particolare, la lotta tra Cisrenani e 'l'ransre. nani è, con le sue secola.ri alternative, come il pendolo che scandisce il ritmo della ,·ita europea: il nsto è un di piì1, è letteratura,. .Premesso, dunque, che l'Italia è una grande J1azione e che il nostro popolo ha il senso innato della politica, lodate anche le doti di condott,iero di Mussolini, Daudet, avvertendo di porsi dal punto di Yista • non del polemista, ma dello storico», argomenta prtss'a. poco ccsì (Actio-tt Fm.11ça 1,c, 12 sctt.): Il kaltato russo.tedesco di Rapallo non è tanto u·n coJpo dir€tto contro la Francia, quanto contro l'Italia. Cicerin ha la nostalgia del bel cielo d'Italia, e i Prussiani hanno sempre avuta rossessione di Roma. e( Nel 1922 ... l'idea. di conquistare Roma, in mancanza di Parigi, è di nuovo l'ossessione degli avidi Germani. Soltanto, se ne parla poco, se non nei cenacoli d'ufficiali intorno ai lJioscuri, Hiudeuburg e Ludendorff .... L'Italia ha congedata la maggior parte del suo esercito ... Insomma, qualora si giocasse di nuovo la gran carta, la direzione n. 1° sarebbe, sta,·olta, Roma, piuttosto che cli nuovo Parigi, e Von Seeckt ci penserebbe attivamentz., d'accordo con T'rctzky ». Conclusione: ull fascismo non è soltanto una reazione coutro lo spirito di snazionalizzazione rivoluzionaria; è forse, anche a sua insaputa, un mett-ere in guardia il popolo pitt politico per natura d&ll'orbe t~rracqueo contro una prossima invasione gennan.o-russa». Prc,prio così. Se c'è un popolo che non è fotto per comprendere gli altri popoli, con tutto che non abbia. la goffa p&Santezza che dimostrano in gen<:rale i tedeschi, è proprio il popolo fran. cese. Ciò che il Leopardi con insistenza ossen·a. va a proposito dell'incapacità dei francesi ad avere un'intima conoscenza della lingua e della letteratura d'altre 11azioni, e segnatamente del• ~'inettitudine ,IJ/ fornire tradusioni stilistica• me1;1te.bu~e, v_ale per ogni specie di inte.11,retazioni psicologiche, delle quali la letteraria è semplie<:mente un caso tipico ed insigne. Quella squisitezza di senso politico che il Daudet si compiace di riconoscerci, che altro è se non un fiuto, una sensibilità speciale a certi , imponderabili,, che si ha nel sangue, si sugge col latte e si respira all'ombra delle n""tre vecch.ie mura - frutto di un'esperienza storica secolare, la più ricca del_mondo? Proprio a un campione di quel na;,1onallsmo francese che ha tra i suoi fondatori 1faurizio Barrès - l'a.ssertore della ascosa impareggiabile potenza primaria della eredii della Terra e d~i Morti cui e<r]i vola quasi un culto naturalistico - dovrem;o ricord;re tutto ciò! Figurarsi dunque se la mE>ntalilà francese, inte!IE>ttualisticamcnte lucida esatta giuridica è: fatta P·'T capire un <:c,nfu~ ,nov:ir~tnto qual~ è: il fascismo! Come far capire a un Francf;Se, per rsempio, che, al <li MILto di un ·unica vernice di partito, c'è in concreto un fascismo romagnolo diverso da un fascismo lombardo, un fa• &eismogenovese <livf•rooda un fascismo t.D'!-:<'ano, " cento altre cose di questa fatta 1 A f{U· ~te reali.a "contingc•11Li•, cioi• btoriche, vive, alt..uali, il buan Daud, 1 t sr.mt,it..ui~..ceuno S<-hnna intz: 1 1let..iuali&tico, una fonnula ~f1 rnpli r:il;ta e,J astratta: fa.,ci.;,mo nazionalista, dunque a.nli t,,.,dc-sco,dunqur, all<·ato dolla Francia. e.Jr mt place iri au, JYJÙ1t d, vuP 11/>n r/11, p,,létn-ttll', mq de l'lusfonr-,1,._ JJif:toric-n, lx•ni&simo. Chi furono infatti gl'invenLori della tanto gra• zi~a formula: uad,,11-11m JJ,·lpJ,,inl'.• b(} non in altri t.empi, i buoni servi Lori del Re 'di Fran~a 1 Dunque il monarchico franc<·se Daudet ha ben r~ione di far aecondo tradir.iO'!l.e l'ufficio suo, E anr;he noi, di ridr-ro <liscrotamonU,1 da popr;lo « qui a le unB riwnéd,e Ut polit1que •· L. EMBllY. ANTOLOGIA .\"o,·emòre 1910. - Gli italiani e<,nquistatori dell'Albania, della Tripolita.nia, ecc.; gli italia· ni reden~ri di Trento e di Trieste_; gli italiani opponenti sul Ga•rda una. diga all'invasione linguistica tedesca; questi italiani nO'I1possono esserci finchè il senso de:h disciplina, la puntua• lità, la pulizia, la dignit;1 personale nou siano patrimonio nazionale; finchè la vita politica non si risani, la massoneria non sia disprezzata pii1 che temuta, il mezzogio1110 non si liberi dalle camorre dei politicanti, e tutto il pae-3enon senta 1a ribellione contffo Roma e la burocrazia. Anzi il proporsi ae-reo di certi problemi (come la conquista <li Trieste) mostra già quell'avventa. tezza e leggerezza <li spirito retorico contro il gt.'.ale, per l'appunto, si deve combattere, se poi si vuole porre, con qualche probabi'.ità di riescita, quel problema: circolo \"izioso dal quale sfuggirebbe soltanto una naz·ione che fesse capace di pensare e di preparare certe ri.vendicazioni ma in assoluto silenzio. GJ t,; SEPPE PREZZOLlNI. .Youe,a.bre 1910. - Proprio oggi - quando il suo att-eggia1nento potrebbe forse trovare un ec;ui,·alente pratico - E. Corradini butta a maracla sua antidemocrazia, e viene fuori a proclamare l'm1ità d'anima dtl socialismo e del naziona:ismo ! Orbene: con la teo:-ia delle nazioni proletarie si può creare, forse, il partito di E. Feni, ministro d1Italia, non già promuovere la lotta contro i} rEgim~ radicale che è alle porte ! E perciò a questo è chiamato sopratutto il Con· gresso nazionalista: a di're .se intende preparare un movimento, grallJde o piccolo che possa essere, in accordo co-,i ciò che si steli vrepa,rcmdo, opplu·e contro. Si deve vender l1anima al radicalismo ascendente per le chiacchiere antiaustriache o per la retoi-ica argentina; oppure si deve, nonostante qualunque al:ettamento, mantenersi intransigenti per i1 domani 1 GJOVAXKI A:M:E:S-DOL/,. Febbraio 191 I. - Il nazionalismo potrà vi. v-e-Tea. patto che divt-nga un partito, ci~ che si co!Jochi nettamente di fronte alla questione c]e. rica:.le, alla questione proletaria, alla questione meridicnale e via discorrendo. Non solo la natura, anche la storia rifugge dal vuoto; e il desiderio di un'Italia grande e poteµte, di una coscienza_ naziona,le, di Wl sentin1ento di dignità è moltissimo per un1ispirazi011e li,rica, è pochissimo, quasi nu11a, per un'azione politica. G. A. BoRGESE. Uennaio 1912. - Cm·ioso se1nplieismo quello dei nostri amici naziona.Jisti ! Partono in guerra contro la democrazia sociale, e ncn \·ogliono sentir parlare di borghesia, di organizzazione e di lotta di classe. Contradizione evidente e palese, che li conda.una aUa non-esistenza come partito autonomo, a cercare in vaghe formule UJl ubi consistam senza continuità programmatica e se11z.a.contenuto positivo, a vivere di propaganda seutimenta!e, di critica e cli polemiche saìtua .... rie. Era questa la. de.ficenza originaria e, per così dire, costituzionale del giovane nazionalisn10 italiano, che, nato nell'opposizione contro l1inettitudine del governo in mo1nenti estremamente difficili per il nostro paese non ebbe iì tempo - e non dimostrò neppure la volontà - di supe· rare le vicende di un momento della vita poli. tica, per l'6laborazione pii:1 vasta e sistematica dei principi e del programma. , i arrestò ad llllO sta.to d'animo e no,1 seppe uscirne. Il nazionalismo doveva cimentarsi con la lotta di classe, sotto pena di esaurirsi in U.lla ret0rica. è.L'-llro Mrssrnou. }f,,ggio 1912. - Lo stato d'animo nazionali. sta - confuso e immaturo - s'è diffuso fuori del partito in modo imprevisto e mira bile ma nello stesso tempo i na,ionalisti veri e propri, i teorici, i condutto1;, i patriotLi della stretta os• serv~uza stam10 diventando sempre meno. La patr~a ancora una volta ba ingoiato i pa.triotta rd1. GIUSEPPE PHEZZOLI~I. 13 giuy,1<, 1914. - U11a linuidazione morale così comp'.eta com'è stata quella dei nazionalisti non ci si poteva neppure augurare, perchè il gruppo nazionalista, con tutti i suoi difetti, poteva ancora rappresentare 'Yle]paese una forza di reazione a certi pericolosi umanitarismi. Oggi esso non ha pit1 nel pubblico il rispetto morale che è necessari.o per un'azione efficace· essersi venduti ai clericali per avern<>qualche ~osto di deputa.io, cssorsi dati in mano agli speculatori sickrurgici int.ernar.:ionali, p •r fondare un giornale; è stato, a parto la immoralità della cosa, un alto impo1itico al qualo non si sa bene come la troppa abililà <lei prot.otipo del!'abilismo che (· l'on. Feder.loni, abbia. potuto condurre. Avevamo in Italia il cattolico ipu:rita, che andava a m<..-ssaS<"nr.a fervoro religiOGOma che almeno alla sinc~rità r(•ligiosa offriva l'omaggio, sia pur,; bugiardo, dc·lla sua part.ecipazione al culto; avrnno ora anche il cattolico por politica e per ulilit.à, oonfc-f.oSalae vantat.a, il cattolico cinico che non crede ma crede utile per i suoi affari la religion~ del popolo. E' bene del resto che gue.ste forme c&trcrne si presentino perchè d1 e<..se ci si sbarazza più presto. G1 t:sEPP11 PREzzoL1:<1. 28 ollobte 191¼. - In realtà ne) morueu':<l at• tuale si può con ragione proclamare il' failimento de! nazionalismo corradiniruno. 11 partito era sorto avendo per base di politica estera la Tri• plice Alleanza, e per base di politica interna !o stretto accorcio coi clericali (pardon, coi catlo• /{ci)_ Oi-a i nazionalisti possono camtare il re• quiem alla tdp!.ice fatalmente e il'l·imediabi]. mente sfasciata; mentre d'altra parte si dibattono sotto i e.alci che loro sferrano i cattolici (1x1.rdon, i cle,-icali) dalle coloune del Cc,,~•iere d'Italia e dell'Osservatore Ro11um-0, riohia.man• do al Corradini gli ostici 1;cordi di Marcstica, e definendo come ipocrite ie sue distinzioni tra cattolicismo e clericalismo. Che cosa •resta. del programma corrad:na.no? Ab ! resta w1a pa.J·te preziosissima, il 11 .;i01utli-'rnw economico; la scoperta dell'impagabile e in-pareggiabile prof. Rocco, che ha permesso l'accordo fruttuoso coi trivellatori della nazione'. PIETRO SIL \- ...~. Indicazionib bliografiche. ,)'ul partito 1wztonale. M. MURET: /,.r_. "· ,. in Question diplomatiques et colonialea. - 19lU G. PREZZOJ.JNJ e G. P.u>IKI: 7' ecchil'J f 11001.:0 nnziona/i.-:.nw - :Milano, 1914. G. DE ~fOSTEMAYOR: .Tazional1."s1110 1·,I f.nt• ,·- nruionali.rs,no - Campobasso, 1917. P. SILVA: Il na;ionolisnw cc,rradin,~1,,c, uill'orri pre~e,1/e ne (e La J"oce 11 - 1914. Scritti e polemiche ne • La Voce, (Ba.c.h"liI: .Yaz1'onaJismo economico, 1912; P.rezzoliui, Amendola, A.nzilotti, ecc.); 1Je «L'Unità, (i-e polemiche contro la politica €stera dol n;zionali.smo), ecc. Non è difficile rintraccia.re la bibliogi·c.5.a riguardo al pensiero economico del nazionaiifrmo: basta ricorre1·e alle o-pere di L. Einaudi. G. Prato, N. Ricci, alla raccolta dtlla Ri.i·or"11l Soc,iale. Tra gli scritti dei nazionalisti: ~I. lIORASSO: L'imperialismo nel stc. XX .. llfilano, 'l'reves, 1905. S. SIGBELE: Pa.g·ine nazional;ste. - ~!ila no, Treves, 1910. - Il nazionalismo e 'l: partiti polit;N·. _ 3-Iilano, Treves, 1911. - Cltime pa[rf1uena.:ionalf.ste. - Milauo. I:-eves, 1911. E. CoRR.,nr,-,: li volere d'Italia. Perrella, 1911. - ll 1uuionali.-w10 italiano. - Milano, 'ft:,gves, 1914. - La, ma,rcia.dei produttol'i. - Roma, 1916. - Di.scorsi nazionali. - Roma, 1917. - lt regime del!(, bo,·ghesia prod-utt • ti,:t. - Roma, 1918. - L11mità e la poten:a del/, 1wz1-<J11 . - p:_. renze, Vallecchi, 1922. P. AnCARI: ha (•Osci 11nza 1taz11Jrialc i,1. liùl1t1. :\>lilano 1911. ~on si citano i documenti della campa.gn:-. .1ibica che risalgono a, Fcderzoni, Corradin.i, Be. ,-ione, ecc.; vedi per questo il volume oolletr.1,·-0: Come siamo andai i in Libia ed ilo dalla Libreria della F ace, ottima critica. Collezioni da consultare: I/ Regno (l '.103), L'Idea nazionllle e, meno importanti, (;r,:nulr Italia, ('arrorcio, Tri:Colc,re, Jlare no.,tr•."'"·· In 1'0/itict1 (1919 ... ) sono pubblicati gli ,.,,;t~i di F. Coppola, A. Rocco i due di.rettol'Ì), A. Tamaro, L. Vitelli, L. Federzoni, hl. Mara· viglia, C. Zoli, R. Cantalupo, ecc. Vi collabora110i teorici: Perozzi, Ercole, Pagano, Cicu., ecc. E' certo la più importante ri,•ista che abbia. mai :wuto 11 nazionalismo ita)iano; volumin06-l., pe- !:ianle, dogmatica, non può serbare per i lt"ttori se non ... previste wrpres.e. Due volumi su f,a politica della µace ha 1,ub. blicato Ce;ppola presso l'Editore Zan.icb.;J.l; - il PC:rvzzi u1w <li Critica JJùlitica; il Vitetti ~no sul f'on/lttlo anglo americano; Corrado Zoh su L, IJi<,rna/1 di Piume. Gli scritti di Coppola su la guerra. f-'Cno stati pubblicali in volume a Roma nel 1916. Cantalupo ha edito prPEòOil Trevcs un libro sulla politica francese -(1921). Tnvcoe degli Att..i dei vari congre.ssi si poooono legge-re i Mavuj,,ti del nnziJJ"<ll,smo uegligen• mente pubblicati dal!' Istituto editoriale ,ta. liuno. G. n. GODET'rI, gerente r spo,n-sabite PINEROLO - TIPOGR. SOCIA.LE

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