La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 26 - 10 settembre 1922

96 per vendette personali sulla coscienza, e sa che voi lo sapete. Ma di costui e di Rakowsky, e di tutti i moscoviti ho fatto proposito di non parlare. Dedicherò solo un ricordo al signor Cicerin. Cicerin. Fra gli altri diplomatici, atteggiamento del collegiale che è malignato dai compagni, e quando il professore di fisica fa gli esperimenti al buio, tutta la classe gli a"5esta scapellotti, ficotti, e bazzurre sulla testa. :/Ianca assolutamente di quell'aspetto dignitoso e virile, che è la bellezza di m1 militare o di un uomo di stato: occhi detestabilmente abborsonati, carnagione biancastra e flacciata da pascià : un gaudente da harem, un nomo che par fatto apposta per essere lisciato dalle sue donne e leccato e perleccato dal çagnolo della concubina. J/ ricostruttore della )Ya:.ione Le giornate di Genova restarono certo memoral,ili nella vita del!'on. Fa,, a. Tìurante tutto i1 periodo r{dla Conìfrcn.zc4, 1 l Presidente del Consiglio trasudò letizia : la letizia dell'innocenza. La su.a stessa figura tradiva la bonaria soddisfazione dell'avvocato di provincia, anivato <lavemai si sarebbe sognato di anivare. Io lo osservai in diverse occasioni. Durante le sedute solenni della confere=, egli non comprendeva assolutamente niente dei discorsi dei suoi eminenti colleghi, e si rivolgeva al vicino on. Schanzer per spiegazioni sui punti applauditi, con gesti così impacciati che facevano fremere chi gli teneva il binoccolo puntato addosso. Il marchese Visconti Veuosta e il commendator Giannini, seduti dietro a lui, gli davano ogni tanto gli schiarimenti del caso, ed egli li ringraziava con sollecitudine commovente. Nei ricevimenti ai giornalisti, italiani od esteri, il Presidente del Consiglio aveYa veramente soggezione dei suoi interlocutori: di cui va ricordato qui solo Vettori, del Giornale d'Italia, uomo cli spirito e di incomparabile aplomb, diuauzi a cui mi par di vedere il povero Facta tutto premuroso, quasi pauroso di commettere qualche gaffe. Del resto, i ricevimenti formarono l'attività niù rilevante dell'on. Fada durante la Conferenza. A Villa Cambiaso, in un gardens party offerto dal Municipio, Facta compan-e in mezzo a un pubblico per lui adatto, composto cioè di impiegati municipali e signorine da marito. L'autorità prefettizia aveva noleggiato degli applauditori che vollero essere troppo zelanti, gridando dalle finestre della villa-, per un buon quarto d'ora: « Vii;a Facta! Vh·a i:/ ricostruttore della nazione i». Chi 11011 ha veduto Facta in quel quarto d'ora ridicolo, non sa che cosa sia la fatuità trionfante. Liberato dall'incnbo dei colleghi uomini di Stato, e rimesso finalmente in mezzo alla buona gente di provincia, egli ringraziava, si profondeva sulla scalinata della vil!a, e a quelle grida faceva col capo di si, di sì, come 2_ dire che sicuro, che la nazione voleva ricostruirla lui, proprio lui!. L'on. Facta rivelava, anche nelle piccole cose, una innoce= completa sul modo di presiedere la Conferenza. Kell'unico grande ricevimento da lui dato alla Stampa internazionale all'Hotel Mira,niare, questo buon uomo, pronunciato il suo discorso, si lasciò prendere in mezw e sequestrare da una comitiva di stud~ntelli, che, intrufolatisi nella folla, gli volevano fare firmare centinaia di cartoline-rico-rdo: e Facta, tutto rosso in viso, seduto a un tavolino da caffè, firmava e firmava con la ma'.ssima dilige=, instancabilmente, assistito ... dal Prefetto di Genova, arruolatore delle claque, che con una aria di compunta ammirazione diceva - e lo avrà ripetuto venti volte - « Ah i quant'è buono quell'uomo lì»! Tale e quale come se si fosse trattato di qualche santo. E di là, ad attendere i colloqui del Presidente del!a Conferenza, c'erano i primi giornalisti del mondo 1 Costoro, il signor Facta, forse non li conosce·,a neppur di nome. E' dubbio, per esempio, ch'egli sospettasse chi è il signor v,-olfi: altrimenti nc,n sarebbe occorso il caso che questi, dopo aver ottenuto l'apj)'1.lntamento per una udienza, dovesse aspettare cJ,Je ore nell'anticamera di Palazw Reale, e potesse essere ammesso solo dopo l'intervento di un delegato italiano che capì tutta la stizza e il malcontento dd potente pubblicista tedesco. Gli è che nell'on. Facta affiorava nella ,ma forma più pacioccona e provinciale, quello che fu il difetto principale della delegazione italiana alla Conferenza: l'aver mirato ad ottenere del •prestigio», e l'aver scambiato le adulazioni interessate per altrettante te•timoniall7.e di prestigio incomparabile. Cr,me il suo capo, an,:he la delegazione italiano. ,,-oleva essere acclamata " ricostruttrice:» e diceva di sì e di sì quando gli imhroglirmi glie lo gridavano clalla finestra. .Ca figura di Schan:.er La n:sponsabilità principale cli questo inebriamento spetta all'on. Schanzer, il capo ef_ fetti-,o del!a delegazione. Ma !'on. Schan,,.er non poteva comportarsi diversamente. La sua origine e la sua formazione lo rendono LA RIVOLUZIONE LIBERALE vittima predestinata degli adulatori. Verso colo1·0che· dissentono dal coro, la sua diffidenza è morbosamente sospettosa. E' inutile: la vita di quell'uomo è dominata da due fatti: l'origine israelita e anazionale, che si capisce che è stata sempre, per lui, fin dalla giovinezza, il cruccio delle ore: e le indegne umiliazioni SLLbitenel periodo della neutralità che gli hanno innestato un invincibile sospetto di questo popolo di bèceri e di cafoni patrioti. Un esempio? Eccolo. Negli ultimi giorni della Conferenza, Schanzer c1·edette bene di invitare Lloyd George ricevendo la stampa, e annunciando che era a aisposizione dei signori giornalisti per le domande che volessero avanzargli. Ma sì! Questo era il scenario: in realtà, Schanzer è incapace di improvvisare le risposte come fa Lloyd George : e fin qui non c'è proprio niente cli perduto, anzi, ci sarebbe da lodarnelo. In quella riunione, un collega compiacente si alzò subito, e con una domanda combinata diede occasione a Schanzer di pronunciare il discorso già bell'e preparato: piccoli artifizi perdonabili, in quell'epopea della menzogna che fu la Conferenza. Tuttavia, quando il discorso fu spacciato, bisognò che. Schanzer sottostasse al!' ònere di qualche domanda ex-abr-upto. Cosa volete! Il primo che s'alza. su fu un incorreggibile menagramo, che gli po.ne la domanda seguente: - Il signor ministro pruòdirci che cosa ha deciso la prima sotto-con1missione sulle sorti della Galizia Orientale? Lo sguardo ,che l'on. Schanzer gli lanciò dalla parte opposta del sa.Ione, non è facilmente dimenticabile. A quell'onesto e prnbo italiano, che ha però la disgrazia di pronunciare. la nostr'a lingua con un accento che ricorda quello dei funzionari tedeschi del Lombardo-Veneto, qudla domanda. spensierata parve ce1i:ouna insinuazione sanguinosa rispetto alle sue origini così malignate. Rispose poche parole impacciate, tagliò co1i:o alle dòmande successive, disse affrettatamente-due frasi di congedo, e con la prima scusa mal scelta, di dover andare a. firmare il trattato italo-polacco (che viceversa egli veniva appunto dall'aver firmato) se la svignò, fra timoroso e indignato. Questo è l'uomo delicato e vu.lnerabilissimo, che c_addenelle grinfe a Lloyd George. _pisfra3ioni compiacenti L'opera di captazione di simpatie da parte di Lloyd George verso !a delegazione italiana e il Ministro Schanzer cominciò al R°iorno dell'arrivo e terminò.. alla colazio;e del Mi-ramm·e e annesso « muro romano». Nulla cli più esilarante del!' ammirazione che gli inglesi ufficiosi ostenta.vano per l'energia dimostrata clall'on. Facta durante la prima seduta. Lloyd George che si compiace della energia di Facta ! ! !. Quando questo compiacimento fu riferito al destinatario, costui cominciò a credere di possedere un pugno di ferro nel guidare la Conferenza : e il peggio è - lui disgraziato! - che se ne vantò con qualc11,uo! Come dicevano all'Hotel Savoie quelli della delegazione francese : « cet excel/.ent nwnsieur Faclà ... ». Con Schanzer, la cosa procedette più finemente. Lloyd George, in due o tre episodii, lusingò Schanzer irresistibilmente. Così fu dopo tutta la farsa dell'accordo russo-tede sco, e dell'indignazione a un tanto il metto dimostrata da Lloycl George. Nella seduta del cliob a Villa D' Albertis, presenti anche i rappresentanti della Piccola Intesa, Lloyd George diede in escandescenze. Egli vo.Ieva senz'altro intimare alla Germania lo sfratto dalla Conunissione politica : voleva di qui, voleva di là .. Qualcheduno si persuase perfino che il Giove Tonante volesse sul serio. Schan,J.er, che presiedeva, intervenne per moderarlo, per introdun-e nella nota a Rathcnau frasi conciliative. Dopo un po' di tira e molla, Lloyd George, con parole altamente deferenti per il ministro italiano, dichiarò. di accedere al desiderio da lui espresso. Eh, no: sono socldisfazioni che un galantuomo come ]'on. Scha1ner non le dimentica: tanto più che !'on. Schanzer apparteneva alla minoranza che s'era lasciata persuadere che il Giove Tonante volesse sul serio ... Naturalmene, la riconoscenza dell'onorevole Schanzer si esplicò in tutte le occasioni : e lo spinse anche a fare figure non brilla11tis.<;ime. Valga per tutti questo caso. Il r4 maggio, Domenica, la delegazione russa fa avere a Schan1,er una nota cli protesta cmitro la sua esclusione dalla Commissione mista che doveva discutere su non ricordo quale farsa. Contemporaneamenle, i russi comunicano la nota-protesta alla stamP1).. La nota, per <:ss<:reuna nota, era abbastanza interessante : e veniva a guastare tulte le elaborate macchinazioni cli Llovd Ceorge per far trangugiare ai francesi -,a Commissirme mista e i suoi amminnicoli : cioè \·eniva a rinforzare e giustificar<: le riluttanze francesi. Schanzer riceve la nota, e la tiene per sè. Barthau, non essendone ufficialmente informato, non la comunica a Parigi. Ma alla delcga,oione francese e' erano gli informa.tori zelantissimi cli Poincaré : e la sera stessa di Domenica Poincaré era in possesso della nota e mandava un telegJ:a.mmino a Barthou, che certo no.n conteneva dei complimenti. Va da sè, che Barthou si recò alla seduta del club a Palazzo Re,de un po' coi nervi tesi per tutto questo giro e rigiro di note e di sornioni silenzi. Lloyd George aveva fatto sapere a Schanzer che della nota russa bisognava discorrerne il meno possibile. Schai:tY.-erlo compiacque goffameate, come sogliono gli onesti allorchè si permettono di aderire ai desideri ... degli altri. La mattina del Ltmedì, ricominciano dunque i cosidetti lavori. Al principio della seduta Schanzer riprese ad esporre il progetto della risposta ai russi voluto da Lloyd Geor-. ge, con1e se da parte russa nulla fosse intervenuto. , Il signor BarthoLt stette ad ascoltare con aria socratica la relaxione di Schanzer e soltanto quando il ministro italiano ebbe finito osservò dolcemente, come il :Maestro in un dialogo platonico : - Se permettete, vorrei richiamare la vostra attenzione su un documento trasmesso dalla Delegazione russa.. Su un documento che la Delegazione francese non conosce se non indirettamente. La cronaca - e questa mia è cronaca cli fonte francese· - non dice se il Ministro Schanzer e il signor Lloyd George abbiano emesso l' << Ah, già .. >> cui ricorrono tutti i finti distratti quando sono presi in castagna. Ma, insomma, per quanto fos,;_epenoso discorrere della nota russa, Schanzer e Lloyd George dovettero sorbirsi il resto delle osservazioni di Ba1i:hou, progressivamente semipre meno soavi : - Una nota rnssa è stata oresentata ieri sera alla PresicJ.enza della c;nferenza, e la delegazione ne ha dato comunicazione alla stampa. l\'oi non sappiamo se la nota in circolazione sia esatta, e desidereremmo che ce ne fosse data conoscenza. l\'el testo integrale, si capisce ... Schanzer confermò che domenica, a. ora tarda, gli era stata consegnata la nota di Ci.cerin. Ma nessuno potè levare cli testa ai francesi che il ministro italiano avesse perpetrato il tentativo di livragare un documento ufficiale, comunicandolo con ritardo. Ecco co1ue sorgevano iinpressioni e risentifilenti, infondati data l'onestà di Schanzer, ma coloriti cli giustificatezza data la sua evidente docilità alle manovre inglesi. Ebbe mai !'on. Schanzer un momento di h1cidità, sulla parte che il gran maneggione e pasticcione inglese gli faceva fare? Forse un raggio riuscì a penetrare nella. fitta. tenebra quando si scatenò la polemica francese contro gli accaparramenti petrolieri iniziati sottomano <la 1xui:e inglese a S. Margherita p1·esso i russi. Schauzer si impaurì del chiasso dei giornali, e temette di doversi presentare alla Camera « senza petrolio». "Come farò, come farò - avrebbe egli eletto a un '."uointimo consigliere - qz,aiulo mi accuseran n.o di tornare a mani ·vuote anche di q11.esto? ». Poi le assicurazioni date con una- serietà cli pén.ce-sa.ns-rire dagli ufficiosi inglesi lo tranquillizzarono. Scomparso il lume del petrolio, tornò il bnio attorno al cervello dell'on. Schanzer. J Consiglieri di Schan;:er E il ministro Schanzer, in questa sua ansia di essere utile ... alla Delegazione inglese, non trovava alcuna rèmora negli uomini, anzi nei due uomini che gii stavano più da vicino: il Marchese Giovanni Visconti Venosta, segretario generale della Delegazione, e il Comm. Giannini, e che godevano intierissima la sua confidenza. Il marchese Visconti-Venosta è un uomo che, ciuando vuole esprime il suo giudizio su eh, non crede che Lloyd Geo,rge sia il più grande uomo di stato vivente, ricone a questa formula curiosa e rivelatrice: « Il tale cleve avere una 111e11lal.it.fàrancese». Con questo, il tale è compatito ma condannato: e _il marche_se_assume verso cli lui un attegginmento eh ddndenza mal celata, che contrasta con la sistematica e premeditata piacevolezza delle sue maniere verso tutti coloro che ... egli crede non abbiano la "mentalità francese». Uomo di argu.zia fine e di risposta pronta e sottile, non è però uomo cli spirito perchè è permaloso. Quecta sua. permalosità si rendeva manifesta in un timore esagerato e quasi ridicolo, degli attacchi della stampa. Fu lui, io credo, a creare nella Delegazione italiana quella aspettativa esigente delle approva,,,ioni universali: tutti dovevano dire e stampare e c1·edere che l'azione della delegazione era lungimirante e provvidenziale : e in realtà, tranne poche sfumature, durante quaranta lunghi giorni la delegazione italiana fu circondata da un coro cli lodi che le altre delega,oioni non conoscevano neppure da lontano. (Chi stonava, Visconti-Vcnosta quasi gli levava il saluto!. .. ). Questa preoccupazione cli "fare star buona» la stampa, indusse il Visconti Venosta ad assumere egli stesso l' ònere delle com1l11Ìcazioni alla stampa, saltando_ a piè pari il comm. Amecle<> Giannini e 11pleonastico sen. A1i:om: noo sappiam; _con quale s~disfazione di queste due eareg1e persone. E doveroso nconoscere eh:, specie neffultimo periodo della Conferenza le comumcaz10ru del marchese erano le più spirit1.elles e le più complete della Conferenza: e che 11marchese - a presoudere da qualche accentuato complimento verso i giornali più tm1.1.1tid_aHa Consulta - adempiva le sue funz1oru d1 rnformatore coo. una perfetta pubblicità, senza cioè informazioni à coté p~r « persone grate». Il commendatore Giannini è il/perito dell'Italia : perito per i càmbi, perito pe!1 la ricostnizioue russa, perito per la ricostruzione europea, perito in « tutt'e cose». Nascosto in una. fitta. &:hiera di ventinove colleghi, tutti nominalmente periti a egual titolo di lui alla Conferenza, egli però li scavalcava tutti e ventinove, pistonato attivamente nella considerazione di Schanzer dalla, fama di essere uomo espe1i:issimo degli inglesi, e tesoreggiato addirittura dal sign<xGrigg e compagnia. Per esempio, quand0 le trattative con gli jugoslavi, trasportate a Palazzo Reale, ricevettero un nuovo impulso daJla iniziativa cli Lloyd George, presenziarono in nome del « pcr:incipae» l'inglese M.r Gregory .. e l'italiano comn'l. Giannini; e noi tutti potemmo ammirare la versatilità inaudita -di quest'uomo, che dalla ricostrnzione dell'immensa Russia, passava a discutere - forse per distrarsi - se attorno a Zara ci devono essere dieci o quindici chilometri di zona franca .. Il perito in « tutt'e cose» invidiava al minor collega LnccioJ!i perfino quei dieci o quindici chilometri di caccia riservata! Un meridionale prnveniente dalla burocrazia non è ingenuo come un diplomatico di carriera e cli razza : ed il commendatore Giannini sa trattare col pubblico meglio che il Marchese Visconti Venosta, parlando di buon grado a. chiunque lo interpelli, ma riservando le lecite informazioni agli amici del cuore : egli ne ha così di potenti, che 11011 ' lo abbandoneranno mai. La sua ammirazione per Lloyd George è illimitata. degna di un diplomatico.. portoghese. Nel bellissimo episodio dell'alleanza italo-inglese impostata stùle imbandigioni del Miramar, battezzata dalle insulsaggini 'Lloyd-georgiane del 1nuro romano, e varata da quasi tutta la stampa italiana, credo che il comm. Giannini abbia avuto una parte : se egli, alla sera, avesse eletto una parola di scetticismo a chi di ragione, sarebbe rimasto risparmiato alla Consulta il ridicolo di un emballem.ent per legami anfitrionici e non diplomatici, smentiti bmtalmente quindici giorni dopo dai giornali inglesi. Il ccmm. Giannini, uomo certo accortissimo, non si è ancora capacitato ch'egli può essere perito di • tutt'e cose», fuorchè del cuore di Lloyd George. Cose che succedono agli innamorati devoti. :JI Conte Zio di Santa )Ylargherifa Ho accennato a quest' altra avventura, svoltasi à coté della Conferenza, sotto la -presidenza di Sua Eccellenza Tosti di Valminuta, alloggiato all'Hotel Guglielmina a Santa llfargherita. L'ou. Tosti - presidente della Lega Nava.le cli Roma: e non aggiUJ1go altra caratteristica - considerava le trattative come un campicello affidatogli, per-ch'egli ne traesse diplomatico sostentamento durante la Conferenza. Gentiluomo ospitale e cortese, egli s1 1mbroncia\'a solo quando qualcheduno gli esprimeva la spera._11zadi una prossima conclusione: tal'e quale come il Conte Zio: « Son cose spinose, affari delicati.. re•vereJ1d1-ssono padre». E qiii, in vece di gonfiar !e gole e di soffiare, si ringew1 le labb-ra, e tirava dentro tant'aria q1ianta 11esole'l.·a m.aitdar soflia11do. 11dialogo, caratteristico, si apriva regolai-- men te cosi : - Può dirmi, Eccellenza, come procedono le traltative con la delegazione jugoslava? - Trattative?! Trattative ! Non sono trnttati\'e. Io non mi trovo qu.i per trattare: Io ho semplicemente l'incarico cli condurre delle conversazio11i, così, per esaminare se vi sono dei punti cli contatto delle vedute comuni da cui si possa procecl;re oltre ... Voi comprendete, c'è una differenza fra « trattative» e «conversazioni». Le trattative verranno poi. _Per. ora sono semplici so.nda.ggi 111questiom delicat1ss11ne, che io compio approfittando clel_lapre~enza dei ministri jugoslavi. I quah - e questo posso dirlo - si sono volenterosamente prestati a queste conversaz,10111a, questi tasta menti cli teJTeno assolutamente preliminari ... Ad ascoltare questo anfanamento c'era da indignarsi contro un uomo cbe parlava così, quando due paesi attendevano semplicemente l'esecu1,ione di un trattato firmato diciotto mesi prima! E faceva pena vederlo lui, !'on. Tosti, così aperto e giovialone'.

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