RE NUDO - Anno XI - n. 90 - settembre 1980

RE NUD0/4 8500 giovani soci nelle coopera– tive . Non solo, il dato va letto meglio "perché nella parola 'so– cio' è compreso - dice Messina - anche l'impiegato di banca che magari ha una quota nell'impre– sa. Perciò i lavoratori reali non superano il tetto dei 6000". La domanda che sorge spon– tanea è come sia possibile tutto questo, tenendo conto dei finan– ziamenti che "per legge" debbo– no e sere dati a quei ragazzi che si con ociano sui campi. "Il problema - continuano Ferrari e Mes ina - è relativo al credito che gli apparati dello sta– to DEVO O fare alle cooperati– ve. Perché quando ha uperato le trafile burocratiche ed arriva nelle mani dei lavoratori ha spe o un ritardo di ventiquattro mesi, e comunque mai meno di sedici. Ciò significa che il gruppo dei neo contadini ha fatto in tempo a fallire non una, ma al– meno due volte. Perché sono tra– scorsi due raccolti e senza aiuti si è costretti a svendere quello che si è ricavato. Quando si è stati tanto bravi da avere un primo raccolto. Infatti senza sostentamenti molto spesso non è possibile neppure iniziare il lavoro, quindi non si è fatto a tempo a consociarsi che già si è falliti". ·11ritardo degli aiuti è dunque un fenomeno grave, ma è già, paradossalmente, una situazione privilegiata. "Perché nella stragrande mag– gioranza dei casi, le cooperative non sono classificate come tali, per cavilli burocratici o perché nessuno dei lavoratori è magari iscritto come bracciante o colti– vatore diretto. Ma se non comin– cerà a lavorare non potrà mai avere la qualifica, quella stessa che non gli permette di iniziare l'attività. Senza di essa non si può lavorare, ma questa può essere rilasciata solo dopo un anno di attività sui campi". Bisogna inoltre tener conto delle grosse cooperative già esi– stenti, spesso protette da partiti politici, le quali non permettono il costituirsi di altre. Quando le trovano costituite le accerchiano economicamente e le spazzano via dai mercato. A meno che non accettino di sottomettersi. "E' il caso di una comune di giovani in Toscana - ricorda Arnaldo - che fu strozzata da una cooperativa del PCI, a meno che i soci non avessero accettato di specializzarsi in tabaccq. Solo in questo tipo di coltivazione. Dando inoltre l'intero raccolto ai fratelli maggiori'. In cambio avrebbero avuto garantita la so– pravvivenza. Non hanno accet– tato e sono spariti". E' importante anche sottoli– neare quanto sia difficile, qualo– ra tutto vada per il meglio, inse– rirsi attivamente sulla terra. In quanto il lavoro è radicalmente mutato e non è certamente più l'epoca della zappa e delle due forti braccia. Per permettere un effettivo in– serimento sono stati così creati dei corsi professionali. "Solo che non sono mai ade– guati alle esigenze della regione - afferma Ferrari - perché la loro organizzazione è sfalsata ri– spetto alle esigenze della produ– zione. Per cui non si verifica mai la combinazione di un corso che crei personale subito inseribile nelle coltivazioni della regione". Si raggiungono anche degli as– surdi assoluti come in Basilicata, dove c'è una grande esigenza di tecnici agricoli e l'unico corso at- tinente è ormai chiuso da anni. Quelli sostitutivi hanno visto sbarrati i padiglioni specifici, per l'istruzione tecnica, per mancan– za di personale docente. E là do– ve questo esisteva non sono stati messi a disposizione i macchina– ri, perché possono essere adope– rati solo da studenti già qualifi– cati, che non avranno mai la qualifica senza aver operato al– meno due anni proprio u quelle macchine. Ancora una volta il caso del cane che i mangia la coda. La ituazione è perciò così riassumibile - I fondi pre.disposti dallo stato non raggiungono mai le cooperative perché i impastoia– no nei meandri della burocrazia. Quando arrivano hanno dei tali ritardi da trovare spesso l'asso– ciazione in fallimento. - E' difficile per i ragazzi avere una qualsiasi qualifica di lavoratore della terra. - I corsi professionali, pub– blici, non corrispondono alle at– tese della programmazione. Sono antiquati, oppure quando non lo sono è impossibile per i ragazzi adoperare i macchinari specifici. Tutto questo accade in un paese che ha solo quattrocento– mila addetti in agricoltura e tra questi sono 1'1,5 per cento è lau– reato. Il pensiero corre veloce a tutti i giovani delle varie facoltà di agraria, ai diplomati nel settore, ai periti. Eternamente sfalsati ri– 'Spetto alle richie te del mercato reale. L'esigenza di un ritorno alla terra esi te, come è altrettanto vera una autentica disponibilità ver o di essa. L'ottusità dello sta– to non permette che queste due necessità corrispondenti si in– contrino. Il mito si è frantumato, ma almeno le responsabilità sono facilmente individuabili.

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