RE NUDO - Anno XI - n. 90 - settembre 1980

RE NUD0/3 LA COMUNE AGRICOLA FINE DI UN MITO Una legge truffa impedisceun possibile funzionamento delle cooperative agricole giovanili L a fine di un mito: le comuni agricole dei giovani. Poche parole per decretare la morte di una delle aspirazioni più sincere delle nuove generazioni. Lavorare in campagna, per un diverso modo di intendere il rap– porto con se stessi ed il mondo esterno. Un pessimo uso delle leggi, dei finanziamenti, delle scuole pro– fessionali, da parte delle regioni sono le cause principali di questa morte. Queste sono parole amare per molti. Ma è utile che si sappia come tante attese siano state puntualmente frustrate da una pessima amministrazione da parte dello stato, incapace di una adeguata programmazione. I dati di Gabriele La Porta che saranno citati, a conferma di quanto è detto, sono ricavati da ricerche sul campo di alcuni operatori del Censis, che sono tali intervistati per Re Nudo. Tutto quello che loro hanno di– chiarato è il frutto di recentissime inchieste, dai risultati inoppu– gnabili. Ma per comprendere meglio questo problema è utile fare un breve passo indietro, per inquadrare meglio il campo delle variabili. Da una parte abbiamo centinaia di migliaia di giovani in cerca di un primo lavoro, moltis– simi sono diplomati e laureati. Altri ancora hanno frequentato dei severi corsi professionali, sempre nella speranza di una oc– cupazione. In questo contesto nasce la speranza della campa- gna, nutrita da alcune semplici considerazioni. I) I campi si vuotano, le terre incolte aumentano. Quindi non deve essere difficile un ritorno alla terra. · 2) Que to lavoro è durissimo. Perciò se dei ragazzi armati di gran coraggio e voglia di lavorare hanno il desiderio e l'esigenza di tentare, non ci dovrebbero essere ostacoli. Anzi. 3) Il guadagno è molto scarso. Ne consegue che se qualcuno è disposto a dare il meglio di sè, senza pretendere quasi nulla in cambio, tranne che questo tipo di vita, dovrebbe essere estrema– mente facilitato ed incoraggiato. Dall'altra abbiamo le regioni con la durissima realtà di una agricoltura in via di mobilita– zione, incapace di convertirsi a livello industriale, impossibilitata perciò ad essere concorrenziale. La logica vuole che quei ragazzi, corretti in alcune facili e fai e peranze, giustamente orientati, potrebbero essere quella linfa vi– tale per restituire vigore al setto– re. Questo non avviene. Perché? A questo punto si inserisce l'intervista ad Arnaldo Ferrari. 28 anni, laureato in filosofia, ri– cercatore del Censis, esperto di problematica professionale dei giovani. Altri dati sono poi forniti da Maria Grazia Messina, socio– loga, conoscitrice proprio delle comuni agricole e coperative, collaboratrice del Censis, ricer– catrice. L e cifre che emergono ba– sterebbero da sole a chiari– re la situazione e a permet– tere riflessioni obbiettivamente amare. Ferrari e Messina so tengono che le coperative "strutturate esi– stenti, cioè regolarmente iscritte ed operanti, sono 260. I soci che vi aderi cono ono 8500 . Nella sola Campania i ragazzi in cerca del primo posto di lavoro sono 117 mila, mentre il totale dei disoccupati sotto i 35 anni rag– giunge la cifra di 220 mila unità. Queste elementi i riferì cono ad una sola regione. A livello nazio– nale la disoccupazione giovanile raggiunge ormai i due terzi di quella complessiva. In questo quadro abbiamo

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