RE NUDO - Anno X - n. 81 - novembre 1979

di musicali godibilissimi dell'album, mentre ,, All night », in cui Bunnell ti– ra fuori una voce insoli– tamente dura, si segnala perché presenta un suo– no insolito, assai grin– toso. Giacomo Mazzone Dire Strait COMUNIQUE VERTIGO Con qualche mese di ri– tardo sul previsto, forse per smaltire le vendite eccezionali del primo di– sco, i Dire Strait sforna– no questo Comunique che suona subito più ri– finito e morbide, se pos– sibile, del precedente la– voro. Intendiamoci si tratta del solito vecchio cocktail, ma è_noto, rnt– to il sole d'agosto, caso– mai cullati dalla brena del mare, certe « posizio– ni» acquistano un sapo– re tutto particolare e i Dire Strait, che sorrido– no ammiccanti dalla co– ver lo sanno bene, come dimostra l'incredibile successo che hanno avu– to in America, paese gui– da nel consumo di certi generi di conforto, pare che addirittura un paio di loro siano stati avvici– nati da Mr Bob Dylan che li ha contattati per l'incisione del prossimo album. In realtà questi figli rinnegati d'Albione di professionismo ne hanno da vendere come appare evidente dalle belle songs di Comuni– que: in particolare tutta la prima facciata con On– ce upon a time in the West, destinato sicura– mente a diventare un hit nelle radio stations di tutto il mondo, News e lo stupendo attacco di Where do . you think you're going, offre le co– se più belle, con una ni– tidezza di suono che uni– ta a una non comune abi- 1 ità negli arrangiamenti attenua la sostanziale piattezza delle composi– zioni che poi è il limite più evidente della musi– ca Dire Strat. In ogni ca- o si tratta degli epigoni più accreditati di quel soft rock che almeno in Inghilterra sembrava del tutto sommerso dal suo– no stridente della new wave. Del resto non è uri caso se Dire Stait parla una lingua molto vicina all'obsoleto vernacolo della costa a Ovest che a distanza di anni riesce però ancora a vendere qualche buona sensazio– ne. Gaetano und Tomangelo Cappelli The Clash GIVE 'EM ENOUGH ROPE CBS Finalmente viene pubbli– cato anche in Italia que– sto « Dategli abbastanza corda » (da potersi im– piccare dei Clash, uno dei gruppi più rissosi e violentemente anti-siste– ma della new wage ingle– se. In copertina una ar– mata di cinesi a cavallo, con regolamentari ban– diere rosse d'ordinanza si avvicinano alle porte dell'Occidente, invaden– do la casetta europea, e lasciando dietro di sè ca– daveri di bianchi morti, lasciati in pasto agli av– voltoi. Non si può certo dire che l'amino molto la loro patria questi Clash, ~ lo dimostrano anche altri titoli di bra– ni del disco come « Guer– ra civile inglese » o « Non c'è nessun modo di im– piegare la tua giovinez– za». Definiti la· risposta co– munista al nazismo di ri– torno dei Ramones, i Clash passano il loro tempo a sfasciare teatri ed a incitare a violenti sovvertimenti dell'ordine costituito, servendosi a tal fine anche del loro rock, violento e trasci– nante quanto basta allo scopo. Se la rivoluzione mai si farà in Gran Bre– tagna e· se Maggie That– cher verrà mai impicca– ta a Piccadilly . Circus, certo la musica che ac– compagnerà questi. even– ti sarà quella dei Clash. Come al solito purtrop– po mancano i testi (trop– po violenti 0 ), ma avremo modo di chieder loro di persona, nel corso del– l'annunciata tournée ita– liana, cosa vogliono dirci. Giacomo Mazzone Neil Young & Grazy Horse RUST NEVER SLEEPS WEA Non succede spesso che un disco richiami con tanta immediatezza la memoria dei buoni vec– chi anni '60. Bene, il nuo– vo Neil Young ci riesce. A questo punto, immagi– no, dovrei aggiungere l' immancabile lettera d'in– tenti: niente di nuovo nel rock, la star soprav– vissuta a se stessa, etc. etc. No, questo disco è vivo. Molto più vivo del pre– cedente Comes a Time. Il suono è nitido ed es– senziale: una facciata a– custica, Young da solo, e un'altra elettrica c.on i Crazy Horse. E miracolosamente Neil recupera i fasti dei suoi piccoli gioielli passati, concedendosi il lusso di aprire e chiudere con la stessa canzone, My My, Hey Hey, prima in ver– sione folk e poi in ver– sione rock. L'esecuzione di Young è inappuntabile, e i suoi Crazy Horse suonano in RE NUD0/45 ottima forma. Certo, i maniaci del rin– novamento ad ogni costo non avranno molto di che rallegrarsi. Ma non è più lecito richiedere a un Neil Young qualcosa di diverso da un robusto folk; oltretutto depone a suo favore l'aver rinun– ciato alle a m b i z i o s e quanto superflue soluzio– ni orchestrali dello scor– so disco. Per cui, c'è di che essere soddisfatti di pezzi come Thrasher o Sedan Deli– very. ·con i tempi che corrono, è fin troppo. The FÙgs VIRGIN FUGS Base Record p.b. Ristampa di un altro classico under, punto di raccordo tra il primo, più aggressivo e incolto, stile dei Fugs, e le ricer– che del periodo succes– sivo. I corali sono sempre quelli, stonati e sganghe– rati, del First Album, ma la musica ha maggior spessore, grazie anche al– l'apporto di Peter Stamp– fel e Steve Weber (futu– ri Holy Moda! Rounders), che danno tra l'altro un primo saggio del pro– prio inconfondibile stile con New Amphetamine Shriek. Virgin Fugs è anche l'al– bum in cui splende deci– so l'astro di Tuli Kupfer– berg, con cose •come il « sovversivo » C.I.A. Man e Hallucination Horrors. Mentre il contributo mi– gliore di Ed Sanders, a parte la dichiarazione di We're the Fugs, consiste nel mettere in musica nientemeno che Allen Ginsberg; o meglio, al– cune sezioni di Howl, sot– to il titolo /'ve Seen the Best Mindsof my Gene– ration. p. b.

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