RE NUDO - Anno X - n. 81 - novembre 1979

44/RE NUDO amore sottoproletarie e così via. :e. invece scom– parsa quasi del tutto la vena movimentista che si era espressa nello scor– so album con la canzone sul convegno di Bologna. Evidentemente i t-"!mpi sono cambiati e Stefano Rosso ne risente. Inizia– no invece le canzoni ti– piche del terzo album di ogni cantautore dove si parla della propria car– riera, come precisa infat– ti lui stesso nel foglio no– tizie per la stampa: « lo spirito con cui ho realiz– zato questo disco è l'a– more di un ragazzo che arriva a fare un lavoro in cui crede veramente, (...) quello che mi ha da– to modo di inserirmi uf– ficialmente nel mondo musicale e discografico (e non mi dispiace) ». Co– munque al di là di tutto, si trovano sempre quel– le due-tre canzoni carine e divertenti che motiva– no l'ascolto di Stefano Rosso: fra queste « Ra– gazza sola » « Tre fratel– li » (anche se non è pro– prio divertente) e « Can– zone per chi ». Giacomo Mazzone Bill Evans THE SECONDO TRIO Milestone - Fonit Cetra Quanti di voi stanno comprando i volumi del– la collana economica del– la Fabbri di storia del jazz? Spero tanti, visto che è l'occasione adatta per farsi un'idea di que– sta meravigliosa musica. Ebbene, a tutti co toro io propongo una piccola aggiunta: ai dischi dedi– cati allo swing aggiunge– te questo. Forse Bill Evans non è in cima al– le vostre conoscenze, pe– rò questa riedizione di (Riverside 473) e di « How my heart sings! » « Monbeams » (Riverside 428) registrati entrambi nel '62, vi aiuterà a co– noscerlo ed apprezzarlo. In sua compagnia non troviamo qui il mitico bassista a lui perenne– mente compagno, cioè Scott La Faro, morto po– co tempo prima in un in– cidente d'auto, ma sol- tanto l'altrettanto famo– so Paul Motian (che ri– troviamo in seguito al centro di molte esperien– ze free). Terzo inedito membro di questo secon– do trio è invece Chuck Israels, cui è affidato il delicato compito di so– stituire LaFaro. Il risul– tato è dato da questi se– dici splendidi brani, de– stinati a rimanere nella. storia del jazz non d'a– vanguardia di quegli an– ni. Da segnalare fra gli altri « 34 skidoo », uno dei cavalli di battaglia di Evans, e « Re: person I knew », anagramma del nome del produttore, Or– rin Keepnews. Giacomo Mazzone fohn Coltrane ON A MISTY NIGHT Prestige/Milestone - Fonit Cetra « Era certamente il uo– no meno ortodos o che io avessi mai s~ntito, e il mio maestro di sasso– fono mi diceva sempre: « Quel ragazzo (John Col– trane n.d.r.) sta suonan– do come se avesse la punta della lingua ~ull' ancia ». Così scrive di lui nelle note di copertina Andrew White, uno dei suoi più profondi cono– sci tori e questo basta a dare la dimensione della novità segnata dalla tec– nica sonora coltraniana nel jazz. Questi due Lps, appartenenti al suo pri– mo periodo (registrati entrambi nel 1956) ce lo presentano in due ses– sion da lui sostenute nei momenti di libertà dagli impegni col gruppo di Miles Davis. Il primo dei due di chi aveva per titolo origina– rio « Tenor Conclave » e consisteva in un incon– tro sonoro fra Hank Mo– bley (promotore dell'ini– ziativa), Zoot Sims, Al Cohn e John Coltrane, cioè di quattro fra i mi– gliori tenor sassofonisti dell'epoca, (ad aiutarli c' erano anche Paul Cham– bers al basso e Red Gar– land al piano). Il secon– do invece aveva titolo « Mating call » e vedeva John Coltrane ospite del quartetto del pianista Tadd Dameron. Questa riedizione sotto nuovo nome dei due album non aggiunge molto agli ele– menti già in circolaz-one per la comprensione del talento jazzistico di Tra– ne, ma tutta! più forni– sce dei tasselli mancanti per una migliore e più profonda conoscenza del primo periodo storico del sassofonista. Giacomo Mazzone Gil Evans Orchestra PARABOLA Horo Records album doppio Sessari tasette anni suo– na ti ed un patrimonio non indifferente di espe– rienza alle spalle, dalle big bands di jazz addo– mesticato a 11 a rivolta free di Miles Davis, fan– no di Gil Evans uno dei padrini indiscussi, ma forse un po' misconos– ciuti del jazz contempo– raneo. Questo doppio italiano registrato dalla Horo Re– cords con un'orchestra dalla formazione d'ecce– talento di questo artista e ce li presenta in un iti– nerario c h e raccoglie molte tappe della sua vi– ta musicale. Dicevo formazione d'ec– cezione perché non è al– trimenti possibile defini– re un supergruppo com– prendente l'onnipre:;ente ·Steve Lacy (che propon– go di soprannominare « mr. mozzarella », dato che viene aggiunto su qualsiasi piatto caldo); Arthur Blythe, sax alto e soprano; Lew Soloff, tromba; Earl Mc Intyre, trombone; Peter Levin, keyboards; Don Pate, bass; Noel Mc Ghee, drums, oltre ovviamente allo stesso Gil Evans al piano. A questa 'accolita di mostri sonori (non tut– ti, è ovvio) Evans fa ese– guire brani suoi come « Waltz » che mettono maggiormente in luce gli aspetti free della forma. zione e dei classici del jazz west coastiano co– me« Up from the skies » o « Stone free ». Il risul– tato è comunque di alto livello e dimostra anco– ra una volta (o per la prima volta a chi non lo conosce) come si sia in presenza di uno dei mag– giori e pi /ni composito– ri di jazz orchestrale. Giacomo Mazzone America SILENT LETTER Capitol - Emi Dopo quasi tre anni di silenzio e con il nucleo originale ridotto da tre a due membri dopo l'ab– bandono di Dan Peek, gli America tirano fuori il più volte rimandato « Si– lent letter », prodotto da George Martin. Siamo ben lontani dal trio acustico di una vol– ta, costituito in Gran Bretagna da Gerry Be– ckley, Dewey Bunnel e Dan Peek, figli di mili– tari NATO in servizio in Europa: altre atmosfere e altri ritmi hanno inva– so il campo. Oggi la mu– sica di successo deve strizzare l'occhio al ballo e gli America punt:ual. mente, per il loro album del grande ritorno sulle scene, forniscono questo tipo di prodotto al loro pubblico. « Only game in town » rock molto com– presso d'esordio o « Foo– lin' » sono infatti episo-

RkJQdWJsaXNoZXIy