RE NUDO - Anno X - n. 80 - settembre-ottobre 1979

Tre dischi dalla Cooperativa Orchestra: O.M.C.I. - MAZZON - TRIO La cooperativa Orchestra di Milano (la stessa casa degli Stormy Six), dopo una breve pausa ha sfor– nato tre LP di free jazz. (La cooperativa ha pro– mosso recentemente un festival di rock in opposi– tion con la partecipazio– ne di numerosi gruppi con riferimenti tradizio– nali folkloristici della musica bretone e celti– ca). L'O.M.C.I. (organico di musica creativa) dopo « free rococò » esce col nuovo disco « Happy Da– ys ». I componenti del gruppo sono Renato Ge– remia al sax tenore, flau– to, violino e pianoforte. Mauro Periotto al con– trabbasso e Tonv Rusconi alle percussioni. E' un tentativo di nuovo equili– brio tra improvvisazione e composizione, che for– se potrà realizzarsi solo in futuro. GUIDO MAZZON in « song & tales » accompa– gnato da Marco Magrini alla voce. Su dieci testi preparati precedentemen– te (da Platone a Joyce) Magrini ha improvvisato insieme a Mazzon leggen– do i brani a caso durante lo svolgimento della regi– strazione. Si hanno così vari esempi di rapporto tra voce e strumento. TRIO con Cavallanti al sax soprano e tenore, Mo– nico alla batteria e Della Grotta al contrabbasso. Una frequentazione assi– dua con i classici del free jazz specie Albert Ayler è tipica dello stile dei tre musicisti. Giordano Casiraghi Ci sono da segnalare parecchi dischi della new wave rock usciti in questo periodo. Innanzi tutto la J. Geils Band con « Sanctuary », un disco della E.M.I. A– merica. E' questo un elleppì molto in– teressante, sopratutto per le chitarre e la batteria, suonate rispettivamente da J. Geils e Stephen Bladd. Il gruppo suona una musica dotata di una base ritmica trascinante, ma molto raffinata: notevole l'uso che viene fatto degli « stacchi» di batteria e chitarra. Mol– to bello il brano che dà il titolo a tut– to l'album. Anche i Van Halen nel loro secondo elleppì, uscito per la Warner Bros., suonano una musica molto ritmata, ed anche qui sono in primo piano la chi– tarra e la batteria dei due fratelli Van Halen. E' questa una musica che risen– te molto di influssi blues e rithm and blues, con qualche puntata nel funky. Nel complesso però è un disco che si può ascoltare, anche se, in realtà, non introduce molte novità in campo mu– sicale. Se i due dischi precedenti rappresenta– no un rock che va sempre più raffinan– dosi fino a perdere dei precisi conno– tati « punk», diverso il caso di Elvis Castello and the Attractions, che in questo « Armed Forces », uscito per la Radar, distribuito dalla Wea italiana, continuano la linea tracciata da gruppi quali i Mink De Ville, con brani di tre– minuti-tre, molto semplici ed aggres– sivi, anche se qui si nota a volte la ten– denza che va delineandosi nel punk di raffinare molto sia l'uso degli strumen– ti che quello della voce. Questa tendenza è validamente rappre– sentata dagli Ironhorse, che pubblicano un disco per la Wea su etichetta Scot– ti Brothers: un rock anche qui duro ed aggressivo, ma molto complesso ed ela– borato. E' questo un disco molto bello, che si chiama semplicemente « Ironhorse », e che contiene brani molto efficaci quali « One and Only », « Jump Back in the Light », « Tumbleweed » ed altri. La raffinatezza del suono è stata in parte ottenuta separando la lavorazio– ne del disco in parecchi studi diversi, dislocati a Hollywood, Edmonton e Londra. RE NUD0/45 Bert Jansch & John Renbourn Bert and John (Transatlantic) Ristampa di un notevole album (data– to 1966) dei due futuri Pentangle. Jan– sch e Renbourn, che già avevano alle spalle una carriera solistica di tutto rispetto, si mantengono qui sulla falsa– riga di un sound tradizionale, con qual– che excursus jazzistico. Prova comun– que buona, specie quando le chitarre si abbandonano a dialoghi inediti, pre– ludio all'avventura dei Pentangle. Inti Illimani Cancion para matar una culebra (EMI) Ormai saldamente stabiliti in Italia, i sei ex portavoce della Nueva Cancion Chilena sembrano aver stabilizzato an– che lo stile, pescando il più possibile nel sicuroimateriale folcloristico suda– mericano. Peccato che molto mordente si sia per– so (ma forse era targato più che altro Victor Jara o Violeta Parra), e l'idea di cercare nuove strade non passi neanche per l'anticamera dei loro cervelli. Co– munque le capacità di manipolare il suono ci sono ancora. Colin Walcott Codona (ECM) Per riproporre le sue contaminazioni tra jazz, creative music e musica india– na, Collin Walcott si è scelto il partner più adatto: nientemeno che Don Cher– ry. Insieme a un altro polistrumentista, Nana Vasconcelos, creano atmosfere forse un po' troppo rarefatte, dove tal– volta rischiano di perdere il filo. Ma che godimento quando, come per gio– co, si divertono a miscelare Coleman con Stevie Wonder! J udy Collins Hard time for lovers (Elektra) Cosa ci si può aspettare da una Judy Collins, dopo tanti anni? Che ci forni– sca ancora la sua voce così pulita e le sue melodie semplici semplici. Ed è quello che succede in questo ennesimo disco: peccato che si sia voluta aggiun– gere un'orchestra veramente eccessiva, perché ci sono ancora delle canzoni che sanno dire qualcosa, con la nostal– gia. Ma il mondo va avanti... p.b.

RkJQdWJsaXNoZXIy