RE NUDO - Anno X - n. 80 - settembre-ottobre 1979

24/RE NUDO E is I cavalloni del mare c1it1 ~·infrangevano sugli sco– gli rompendo il silenzio di un'isola deserta. I pochi animali presenti nell'isola erano nei loro rifugi. Il sole alto e caldo d'estate rendeva il paesaggio desertico dell'isola luccicante di colori e forrr<!~ Un vecchio, barba lunga petto villoso e fisico forte da marinaio, passeggiava per l'isola forse unico umano presente nel posto. S'avvicinò alla riva del mare deciso, e vista una grossa conchiglia la prese e avvicinò l'orecchio per ascoltare: una musica ne usciva, musica meravi– gliosa di proprietà del mondo, che semplicemente l'aveva fatta stampare nei posti più profondi della vita. Estasiato, l'uomo, ascoltando quella musica di di– mensioni cosmiche, poco alla volta scomparve, in- ghiottito dalla bellezza. Non rimase nulla di lui. racconto di Maurizio Averna La conchiglia aveva smesso di suonare e una voce si sentì nell'aria un grido eterno, sacro, che sape– va di saggezza, che odorava di rinascita. Il sole spense la sua luce, il mare si ingigantì e il cielo diventò cattivo. L'isola tremò e piano piano affon– dò nel profondo del mare. I gabbiani fuggivano a frotte, un'aria fredda di bufera era alle porte, sul- . le acque in lotta del mare un peschereccio con sette uomini a bordo d'un colpo fermò il motore. Si sentì il rumore scoppiettante di una perdita gassosa e un gran fumo si levò in alto. I marinai accorsero con riparazioni e cure, ma dopo quattro ore, a not_te fonda, il peschereccio non partiva più. « Capitano, ho trovato questa conchiglia che suona nel motore. Senta anche lei che musica vien fuori! » Il capitano avvicinò la conchiglia all'orecchio, ma la tirò via subito. Fu per un attimo così sbadato che la conchiglia scivolò fuori bordo, in mare. Il marinaio che era accanto guardò il capitano: gli si era cambiata la faccia in una smorfia di dolore. Un secondo dopo il resto della ciurma si mise agri– dare, e più o meno tutti si buttarono nel mare or– mai nero per la notte fonda. L'unico marinaio rimasto meditò la sua morte e la sua vita, scese in perlustrazione della nave abban– donandosi a sacrosante scene isteriche. Prese dell'alcool dalla sua cabina sbattendo contro la porta, quando vide un uomo mai visto prima, con barba lunga e occhi rossi, che seduto in un an– golo fumacchiava la pipa. Il marinaio, ormai in crisi, non disse nulla; il bar– buto signore arrischiò un saluto e disse: « Che tem– pi! non si sa mai da che parte andare con queste burrasche. Sto fumando una pipata di assurdità da quando conosco il mare ... Ma voglio farti un dono e accompagnarti nel profondo dell'oceano, così sa– prai quanto sia sciocco galleggiare e sopravvivere su una barca, mentre il tuo cervello va a folli velocità. Il tempo non lascia spazi. Vieni, siediti accanto a me, scendendo ritroveremo gli altri com– pagni.» E così scomparvero inghiottiti dall'ottusità marina. m.a.

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