RE NUDO - Anno X - n. 80 - settembre-ottobre 1979

Ma tutto è segreto. Come si giun– ga all'estasi del sapere supremo, alla visione totale è il mistero as– soluto. Nessuno ha mai parlato di quello che accade al mio in– terno, perché così ha prescritto il signore Dioniso, affinché l'e– brezza divina non sia sciupata dalle ciance dei mortali. Così è stato da sempre, eppure più non sarà. Ho visto infatti un bambino, il primo fanciullo por– tato in questi luoghi. Un mortale concepito con coscienza in pie– na ebrezza. Il più caro all'immor– tale, il più vicino a lui tra tutti gli umani, colui che già tutto co– nosceva prima di nascere. Eppu– re adesso so perfettamente come sarà proprio questo bambino a svelare quello che mai avrebbe dovuto essere detto. Ma io stan– za sacra di eleusi non capisco i motivi di questa profanazione, perché quel bambino, oggi uo– mo, chiamato Eschilo, debba sve– lare i segreti celati. MNEMOSINE:Sono da sempre l'a– mica fedele dei mortali, a loro - riporto le gioie già vissute, mi– gliori del reale, perché purgate del vivente, della sua caducità. Momenti appena accettabili di– ventano così attimi aurei di un tempo per sempre fermato in me, Mnemosine. Solo mi fermo davanti all'espe– rienza suprema/Gli uomini giun– gono ai misteri ed entrano all'in– terno del recinto sacro. Progres– sivamente la possessione del dio li squassa prendendoli a sé. Av– verto la loro gioia indicibile, ma io memoria debbo fermarmi. Non emerge infatti nulla: nessun ricordo. Il Dio mi blocca e non mi permette di riandare nelle menti dei mortali a ravvivargli quel meraviglioso vissuto. Perché io, Mnemosine, la memoria, per– do per me stessa per volere di Dioniso. Così è stato da sempre, eppure più non sarà. Sento infatti un velo frangersi, mi riscopro e for– se inondo la mente di un uomo con indicibili visioni di estasi. Per me ecco che forse gli giungo– no i miei figli: i ricordi. ESCHILO: Ancora una volta la stanza sacra mi ha ospitato, an– cora una volta ho sentito e vi– sto ciò che il segreto del dio ren– de indicibile. Sono felice e spos- G sato, mi abbandonerò come al solito qui sul prato del recinto della divinità. Gli occhi mi si chiuderanno e il sonno mi pren– derà felice. EPPURE, EPPURE, non so cosa mi accada... Dietro le palpebre, si sono formate delle immagini mai viste. Ero io con la veste sacra. Bianco e danzante e suoni di timpani e imitatori dalla voce taurina propagavano suoni con oppressione tremenda. Il dio, il dio mi ha preso. Oh dio, oh dio! Questo è il pun– to, io ricordo le cose di Dioni– so. Rammento ogni cosa, tutto è chiaro ormai. Ogni fibra, osso, muscolo, mente pensiero è stato nel recinto preso dal mio signo– re .. Egli è entrato in me e suoni e canti e fuochi e grida e amore mi hanno invaso. Tutto vedo. Io Eschilo, nato da estasi con co– scienza ora conosco. Ho visto e sentito i carmi degli dei interme– di, di Orfeo e di Museo per giun– gere a lui, il mio dio, l'eterno -;imbiguo, il dio animale, dioniso. Parole e parole si affollano nel pensiero, sono teneri messaggi, RE NUD0/23 perché ora so cosa debbo fare: tutto racconterò agli altri uo– mini. TRAGEDIA: Eccomi nata finalmen– te. Appartengo ai poeti, sono di Orfeo. Sono stata creata perché attraverso di me gli uomini cono– scessero in simboli l'estasi della divinità assoluta e con me pene– trassero il mistero della supre– ma gioia dell'abbandono. Perché da ora in poi gli uomini potran– no in me leggere e in me conosce– re perché io sono lo strumento di Eschilo, e dopo di lui di So– focle e Euripide e di altri anco– ra, perché io sono l'eterna detta e raccontata, io sono la tragedia. F. Nietzsche: Ho ascoltato ed ho una precisa idea ormai. Giorgio Colli: Potrei sapere qua– le? F. Nietzsche: Siamo tutti matti. Giorgio Colli: Su queste tue pro– fonde intuizioni sono sempre d'accordo. Gabriele La Porta

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