RE NUDO - Anno X - n. 77 - giugno 1979

liente della situazione e ignoria– mo il resto dell'area in cui que– sto si trova. E' come cercare di prendere all'amo un pesce senza accorgerci dell'oceano in cui il pe– sce nuota. Attrarre, nel caso del tantra madre, è accogliere ogni si– tuazione ma con saggezza discri– minante. Ogni cosa è vista preci– samente per quella che è, e così non c'è conflitto. Non ti porta in– digestione. Il tantra unione im– plica trasformare l'ignoranza in spazio onnipervadente. Nell'igno– ranza ordinaria cerchiamo di man– tenere la nostra individualità igno– rando il nostro ambiente. Ma nel tantra unione non c'è manteni– mento dell'individua1ità. E' la per– cezione di tutto lo sfondo dello spazio, che è il contrario dello spa– zio gelato dell'ignoranza. Per trasformare l'aggressività, la passione e l'ignoranza bisogna sa– per comunicare con energia, diret– tamente e completamente, senza usare strategie. Chi è coinvolto con un attegg,iamento completa– mente aperto nei confronti dello universo non ha da cercare di ela– borare queste cose, intellettual– mente o anche intuitivamente, sforzandosi, ma gli ordini dell'u– niverso gli sono ovvi. Qualsiasi co– sa percepisce gli parla. Spesso è detto nelle scritture che tutto quel che si vede è il mandala visivo, che tutti i suoni sono il mandala del mantra, tutti i pensieri sono il mandala del citta, e l'essenza della coscienza è spazio. Chi per– cepisce questi mandala non vede divinità danzanti con strani man– tra che riecheggiano, né vede lo spazio con ogni tipo di lampi men– tali che hanno luogo nella sua mente. Tali nozioni sono una vi– sione molto infantile del paradi– so. Se letteralmente vediamo co– lori e forme e udiamo i mantra echeggiare nello spazio e ci soffer– miamo su questi. allora in realtà stiamo confermando il nostro ego. Molto probabilmente potremmo stancarci di vederli e udirli. Pri– ma o poi vorremmo scappare; sa– rebbe troppo, troppo costante. Si potrebbe preferire di andare al– l'inferno piuttosto che rimanere in paradiso. L'inferno potrebbe sem- RE NUD0/29 brare più ecoitante, più ardito. Nell'ultima esperienza del manda– la 'i semplici colori e forme sono metafore. Naturalmente se vedi una passione molto vivida, potre– sti dipingerla con ogni sorta di fiai;nme e di ornamenti. E' molto interesante vedere che i pratican– ti tantrici indiani crearono una struttura inconografica con le di– vinità vestite dei classici costumi regali indiani, con turbanti, coro– ne, gioielli e vestiti dai colori del– l'arcobaleno. Mentre in Cina, i pra– ticanti tantrici dipinsero le divini– tà con vestiti imperiali cinesi, lun– ghe tuniche di broccato con gran– di maniche, con lunghi baffi e con in mano scettri cinesi. Ci si può chiedere quale rappresentazione sia, più esatta. Gli indiani direb– bero: « La nostra, perché l'abbia– mo percepita in questo modo, la abbiamo immaginata in questo modo», e i cinesi direbbero lo stesso. Noi possiamo dire che so– no entrambe esatte e anche en– trambe non esatte. Insomma, capire l'intensità della energia dell'universo in termini di simbolismo, in termini di schema, coltri e forme non è una questio– ne di immaginazione o allucinazio– ne per il vero praticante tantri– co. E' vero. E' come una persona che ascolti una musica che la toc– ca molto e ,senta che potrebbe sca– vare una statua ispirata da quella musica, -che potrebbe quasi affer– rarla, quasi impugnarla. Il suono diventa quasi un oggetto solido, quasi un colore o una forma. Se una persona può vedere le energie dell'universo per quelle che sono, allora le forme e i colori e gli sche– mi si autosuggeriscono; il simboli– smo avv,iene. Questo è il significa– to di mahamudra, che significa « grande simbolo». Il mondo in– tero è un simbolo - non simbo– lo nel senso di un segno che rap– presenta qualcosa di diverso da se stesso, ma simbolo nel senso· del culmine delle vivide qualità delle cose come sono. (Tratto da: Chogyarn Trungpa, << Il mito della libertà e la via della meditazione », Ubaldini Editore)

RkJQdWJsaXNoZXIy