RE NUDO - Anno X - n. 77 - giugno 1979

RE NUD0/30 I • 1· ,· • CIC I en 1 erge ICI ' dell' agrico,ltur·CI Una delle necessità prioritarie in agricoltura (e non solo qui) è quel– la di riuscire ad avere una visione quanto più possibile ampia ed e– lastica del campo in cui si è chia– mati ad operare. Solo riuscendo a guardare dal– l'alto possiamo afferrare il senso delle nostre azioni e conseguente– mente vederne scopi e limitazioni, potenzialità e pericoli. E' quindi utile iniziare un esame delle con– cimazioni considerandone l'aspet– to fondamentale che è quello di mantenere il più possibile costan– te nel terreno quell'equilibrio e– nergetico e materiale che noi con– tinuiamo ad alterare attraverso le coltivazioni. Semplificando al massimo i termi– ni potremmo ravvisare nel terreno una riserva di energia che viene manipolata e mossa dai vegetali, i quali la ricombinano in altre for– me attraverso l'intervento di ener– gia pura prelevata dall'àmbiente (l'energia solare utilizzata nella funzione clorofilliana). Qui sta il nesso della vita anima- · le nel mondo, perché gli animali non essendo capaci di sintetizzare la materia inorganica devono de– mandare questo compito ai vege– tali di cui (direttamente o indiret– tamente) si nutriranno. Fatto sta che le colture asportano dal terre– no grosse quantità di certi elemen– ti (azoto, fosforo, potassio ma- croelementi) e piccole quantità di altri (microelementi). In un equi– librio naturale assoluto questo non creerebbe grossi scompensi perché le piante, una volta com– piuto il loro ciclo, tornerebbero al terreno cedendogli, attraverso complicati cicli di putrefazione la materia asportata. Anche ammet– tendo che gli animali si cibino dei vegetali, i problemi sono minimi perché sia attraverso ·Je feci che attraverso la putrefazione dei cor– pi morti il ritorno della materia al terreno è assicurato. Qui come altrove il problema sta nella comparsa dell'uomo che an– cora una volta richiede modifica– zioni più o meno accentuate di quest'equilibrio per poter soprav– vivere. L'uomo infatti asporta le colture (materia) e le trasporta, a secon- -da dell'uso che intende farne, per tratti più o meno lunghi. Non so– lo, ha anche la necessità di opera– re selettivamente (cosa che fa di– scriminando le varietà delle col– ture) incrementando la produzio– ne per ottenere un determinato li– vello di resa senza contropartite eccessive in termini lavorativ;i. Tutto ciò anche in presenza di me– todi di coltivazione non di rapina; è infatti innegabile l'aspirazione umana ad una vita regolare, como– da e sicura. Senza entrare nel merito delle.con- cimazioni chimiche proprie dell'a– gricoltura industriale ci sembra tuttavia evidente che il deficit e– nergetico causato dall'uomo deb– ba essere in un modo o nell'altro sanato. Il problema è allora riuscire a ren– dere la maggior quantità possibile di materia utilizzabile dal terreno, in quanto la materia che non rie– sce ·ad essere intaccata dai micror– ganismi per essere ricondotta agli elementi originali, rimane come scoria e diviene inquinante. La principale fonte di fertilizzan– ti sono le deiezioni (cacca?) ani– mali di qualsiasi specie, seguite, in ordine di utilizzo, dagli scarti organici (rifiuti?). Naturalmente funziona anche la restituzione di materia organica non utilizzata, per cui tutti i vege– tali sono buoni fertilizzanti. Abbiamo detto che la materia de– ve essere resa al terreno, ma ab– biamo anche detto che nell'aspor– tazione essa ha subito delle modi– ficazioni chimiche radicali, ed al– tre. ancora sono avvenute poi sia ad opera degli animali che del tempo. Per essere riutilizzabile la materia deve venire ricondotta al– la forma iniziale, con l'aiuto dei microrganismi, i quali svolgono una funzione opposta a quella dei vegetali: degradano i legami chi– mici complessi realizzati da· vege– tali e animali in legami semplici. Questo è il processo di putrefa– zione che ha un'importanza ben precisa visto che presiede al rici– claggio dell'energia. In genere è bene che questo pro– cesso avvenga in ambienti ben de– limitati e prima della restituzione del materiale al terreno, ciò per– ché la restituzione della materia non compostata in grande quanti– tà creerebbe scompensi che vanno dalla non-fruibilità da parte delle

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