RE NUDO - Anno X - n. 75 - aprile 1979

A proposito dell'altra coscienza in risposta alla lettera di Emanuele (vedi Re Nudo N. 71) Caro Emanuele, anch'io ho voglia di dirti due cose. Da .sempre c'è chi sostituisce ideologia a ideologia, progetto a progetto. refigione a religione. E comunque e sempre vive nella dimensione della lotta. Lottare contro la vecchia immagine, il vecchio credo e-lottare per affermare la nuova immagine, il nuovo credo. Via la poli– tica con passamontagna e chiave ingle– se, è tempo di maschere sorridenti e week end del corpo. Che tristezza ve– dere tante persone intente a cambiare gli oggetti del loro interesse; con le at– titudini che invece non cambiano. Il verbo dovere non si è perduto. Prima si doveva fare politica adesso si deve es– sere morbidi. Proviamo diomio ad eli– minare il dovere. Poi si può fare di tut– to. Ma eliminiamo anche il dover essere cinici, disperati, senza fiducia nella vita. Anche questo Emanuele è una forma di dover essere altrettanto pericolosa. Eli– miniamo progetti, ideologie, e le parole quando sono separate dall'esperienza. Proviamo a rimanere soli ad affrontare la vita. Non la vita così come è descritta nella religione o nell'ideologia marxista· o liberale, ma la vita così come è, come noi possiamo percepirla entrando in sintonia con l'albero, con il fibre, còn il tramonto. Così facendo in_tant~possia– mo accorgerci subito che non è più possibile a Milano. Perché a Milano non ci sono alberi, non ci sono fiori, non c'è tramonto. A Milano possono simu– lare la vita solo gli intellettuali e gli studenti che nel migliore dei casi hanno scelto di descrivere la vita, così come l'aspirano ma non di viverla. A Milano possono simulare la vita coloro che hanno il potere o coloro che sono sog– giogati dal potere e dalla sua ideologia e "vivono" aspettando la rossa provvi– denza rassegnati a morire giorno per giorno. Non crediamo però di risolvere il problema semplicemente andando altrove. Se si va in campagna o all'e– stero con gli stessi occhiali con cui ab– biamo vissuto in città, non faremo altro che riportare gli stessi problemi da un luogo all'altro. Guardare un albero non è cosa facile. Non è più cosa facile. Certo, un bambino di cinque anni che fissa dei .cerchi sull'acqua è in medita– zione. Ma lo sarebbe anche un adulto, se solo non fosse posseduto dal pensiero di essere riuscito a fare dei bellissimi cerchi e se non fosse intento a contarli per vedere quanti ne ha fatti. Consenti anche a me alcuni esempi. Quando tu dici "Volevo scoprire l'a– more tantrico e ho scoperto il gusto di una chiavata e quanto sia lontano da quell'equilibrio interiore che volevo raggiungere. Ora non so più. So che non voglio raggiungere un bel niente ..." Lo dici come se fosse un ripiego, un passo indietro. E invece hai individuato il centro. Non.c'è nulla da raggiungere. Non c'è risultato da conseguire. Il.porsi "l'obiettivo" di voler raggiungere: pa– ce, armonia, illuminazione etc. è l'a– berrazione che continua nella nostra mente così abituata fin dalla nascita a conseguire obiettivi, essere delusi e proporsene di nuovi, e così via. No, non RE NUD0/5 avere nessun obiettivo, non è un passo indietro, non è una sconfitta. L'amore tantrico è una cosa che succede, che può succedere, ed è bellissimo, come dice Mieli, ma guai a considerare un bell'orgasmo come qualcosa di meno, come un np1ego. Il problema di molti di noi è che non abbiamo capito che la risoluzione di molti nostri problemi non è nel trovare nuove o vecchie risposte alle singole questioni, ma semplicemente lasciar cadere il problema perché non reale, perché frutto delle fatiche superflue del nostro ego indaffarato a darsi una identità. Come coloro che si affannano a darsi discipline rigidissime di tipo alimentare o yoga. E dicono no a me lo spirituale non interessa mi interessa il corpo e una buona alimentazione. E soffrono, soffrono come cani negandosi le abitudini alimentari di sempre tor– cendosi ogni giorno in asana difficilis– sime. E in loro rimane negato il desi– derio di cose proibite, di tentazioni re– presse. Ecco quindi il dramma della nuova ideologia. Poi magari dopo anni di sofferte discipline buttano tutto all'aria tornando alle vecchie abitudini dicendo agli amici: si si ho fatto anch'io queste esperienze. Scuotendo la testa, con l'aria del vecchio lupo di mare che la sa lunga. E invece non sanno nulla. Non sanno ad esempio che imporsi discipline re-

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