RE NUDO - Anno X - n. 75 - aprile 1979

RE NUD0/6 primendo i desideri è una pericolosa distorsione. Non sanno che se inco– minci a vivere in armonia col mondo e con la natura, lentamente ti si modifica di per se il gusto e i desideri. Non c'è bisogno di negarsi nulla. A quanti di noi è venuta gradatamente a nausea la carne ad esempio? Non come sforzo autoimposto ma come fatto naturale? Ormai per fortuna siamo in tanti. Quello che c'è da fare è sapere, avere le informazioni. Sapere cosa fa bene e cosa fa male e a chi. Questo sì. è neces– sario. Ma poi libero chiunque di com– portarsi come sente anche se il suo sen– tire è condizionato. Non è sufficiente sapere se si sente in modo diverso. Non serve sapere che la carne è tossica se ne hai voglia. Man– giala a crepapelle, arriverà il momento che ti succederà di smettere. O forse no, non ha molta importanza. Il problema non esiste. Ognuno si scelga la sua di– sciplina, relativa al suo stato di co– scienza. L'unica cosa che conta è rapportarsi col proprio centro, a qualsiasi aberrazione o perversione si tenda. Non per poi fare penitenza o confessione, ma per ren– dersi consapevoli. Ha fatto più vittime il senso di colpa che la bomba atomica. No. non fra i cattolici, fra di noi stò dicendo. Quindi, andiamo a fondo .in tutto. vi– viamo fino in fondo tutto, e perché no anche la disperazione e il dolore se sia– mo dispe,rati, e sofferenti. Mieli dice che per lui è stato im portan– tissimo mangiare la cacca, io ci credo. basta che non creda che sia bene per · tutti mangiare la cacca. Lo dico senza ironia, ognuno ha le proprie perversio– ni, è bene riconoscerle, guardarle. Al– cune sono più ·comode, più particolari, ma non facciamone mai scandalo o programma collettivo. Fino a quan<;lo non si assume la responsabilità di tutto ciò che ci succede, il collettivo diventa modificazione. E per il resto distrug– giamo, lasciamo cadere, evitiamo tutto quanto ci viene proposto come proget– to, come ideologia, come piatto caldo ~olo da consumare. E' colpa.di ognuno di noi quello che. sta succedendo nel mondo. Facciamo il deserto per riconoscere la vita. Il mio maestrn dice nè spiritllali– smo nè materialismo, nè oriente nè oc– cidente, nè ideologie e nè religioni e insegna come eli~inare tutte le scorie di queste dottrine che abbiamo imma– gazzinato nel corso della nostra vita. Nel conscio e nell'inconscio. Molti maestri, anche autentici, sia in oriente che in occidente, ti dicono que– sta è la via tu devi seguire questi inse– gnamenti, studiando la dottrina. Altri non ti danno questa possibilità. Sei tu che devi trovare il tuo cammino, diventare maestro di te stesso. Loro agiscono come specchio, ti mettono in grado di vederti dentro, di pulire la tua mente. Ancora una cosa. Nelle parole tue come in quelle-di Mieli e di tanti altri ho sentito fra le tante cose giuste, una cosa profondamente ingiusta: quella di vo– ler applicare a tutti i maestri spirituali, l'immagine del "guru" che noi abbiamo qui, in occidente: del maestro in cui credere ciecamente e che ti dica cosa fare o cosa non fare. Perché non siete attenti e profondi nella valutazione di questi aspetti della ri– cerca interiore come lo siete per quello. che riguarda gli aspetti della ricerca psicologica o della critica, o della poli– tica? Nessuno si illuda o abbia paura che un maestro possa o voglia sostituirsi a noi per "districare gli ostacoli per conto nostro", e che nessuno si illuda che sia possibile trovare un saggio o una qual– siasi piccola o grande comunità che sia fuori dal mercato e dal circuito della merce. Crederlo. sarebbe la peggior il– lusione, sarebbe la peggior mistifica– z10ne. Tutto ciò che esiste e si manifesta come materia è interno al circuito del capita– le. Nel piccolo è possibile non vedere, nel grande è impossibile non vedere. Se cammini è più facile che tu veda un cane che non una formica. ma la for– mica ha la stessa natura del cane uguale per i piccoli Ashram è i grandi Ashram. Il problema non è nella struttura ma in colui che guarda. Il piccolo Ashram che vive di carità è forse fuori dal circuito del capitale? Ironia della sorte. i più ciechi e sensibili a questo aspetto di mercato sono proprio coloro che per il loro passato dovrebbero ben conoscere le leggi dell'economia. E invece. essen– do i più assetati di purezza e idealismo. rischiano di vagare nei meandri della mente per tutta la vita alla ricerca di qualcosa che non esiste perdendo di vista ciò che invece è possibile: cioè ac– cettare la struttura contraddittoria co- me contraddittorie sono tutte le strut– ture di questo mondo ufficiali o alter– native che siano e iniziare il difficile e anche questo contraddittorio cammino della conoscenza di se stessi. Questo è quanto ho imparato dalla mia esperienza ed è diventato il mio lavoro, è ciò che oggi mi preme di più. Ma esistono tante strade per lavorare su di se, fuori dal mentale. l'importante è non prendersi troppo sul serio. Es~ere sempre capaci di ridere di noi, guar– darsi allo specchio e scoppiare in una risata. Oddio per noi arancioni è evi– dentemente più facile ... E non è un caso che Bhagwan ci faccia andare in giro così ridicoli e non è ancora un caso che • tanti conflitti e resistenze in coloro che pure si sentono interessati nascano proprio da questo aspetto formale che ci rende ridicoli. La cosa più ridicola in occidente infatti è questa tenacia in tutti a non voler apparire ridicoli. la paura del ridicolo che nasconde a noi una vita che comunque è ridicola. solo che nessuno se ne accorge perché assu– me le forme della normalità (dissidente o no non importa. La paura ... la paura non è però solo del ridicolo. C'è anche la paura dei fanta– smi che abbiamo sempre avuto fin da piccoli. Solo che adesso i fantasmi as– sumono nuov·e forme. non hanno più il lenzuolo bianco coi due buchi neri ... E' ancora non a caso che la stragrande maggioranza delle critiche degli irra– zionali razionalisti che aspirano al me– raviglioso sarebbero giuste e sono giu– ste solo che non corrispondono alla realtà ma bensì all'incubo. L'atteggia– mento di costoro è come se la mattina. quando ci svegliamo da un brutto so– gno. vivessimo la giornata consideran~ do l'incubo come realtà. E' così che si supera con la mente il confine sottile tra razionale e irrazionale. E' così che dalla paura di qualcosa si passa a vivere la 'realtà come se quel qualcosa fosse rea– le. Accettiamo la confusione. accettiamo la contraddizione. accettiamo il ridicolo perché ciò che siamo è confusione. contraddizione. ridicolo. E' un primo passo. la prima valle ... sarà impossibile vedere la luce se non si accetta di in– contrare il buio. Ma questo è già un altro discorso ... scrivici ancora. Con amore Majid

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