RE NUDO - Anno X - n. 75 - aprile 1979

quo sociale: da qm 11 suo più completo disinteresse anche per quei fermenti che, alla fine degli anni '60, fecero tre– mare, o forse così si credette, l'esta– blishment americano e che, ai suoi• oc– chi, dovevano sembrare solo il lottare vano per un'ennesima, irrealizzabile utopia. Bukowski dunque, chiuso in se stesso e nelle sue angosce esistenziali, non aderisce al movimento beat, anzi inizia a detestare il monopolio lettera– rio in qualche modo instaurato dai vari Ginsberg, Kerouac, Burroughs. Anche quando, con la rubrica fissa "taccuino di un vecchio sporcaccione" che poi diventerà l'omonimo libro, collabora a "Open City", il foglio underground che iosi,eme al "Los Angeles Free Press" anima la scena ddla metropoli califor– niana, deve sentirsi estraneo all'at– mosfera tutta rock, marijuana e rivolu– zione, della giovane redazione, lui quasi cinquantenne e col fegato divo– rato dai vini di pessima qualità. Per Bukowski, l'unica cosa che conta è il ",tirare avanti", il vivere alla giornata, il sopravvivere facendosi largo (solo quando è necessario) a gomitate nella massa, per non venire schiacciato. La sua scelta di vita è rinunciataria: ri– nuncia a lottare per degli ideali co– munque inattuabili, rinuncia ad avere un ruolo attivo nel mondo della pro– duzione, rinuncia, come profondamen– te contrario allà propria natura, a quelta sorta di buon senso ("il buon senso insensibile degli insetti" come lo definisce) che porta i più a vivere una vita da sonnanbuli, a chiudersi ·otto ore in un ufficio o in una fabbrica per a~ere assicurati denaro e tutti quegli oggetti oggi diventati ''beni primari" .. Bukowski vive e quindi ambienta i suoi racconti tra prostitute e alcolizzati, spogliarelliste e violentatori, in un sot– tomondo nel quale i rapporti interper– sonali. qualora s'instaurino. sono falsa– ti. esasperati, agitati da una violenza disperata frutto della fatica di vivere. La sua prosa, dunque, non può essere che cruda, brutale. senza nessuna con– cessione ai benché minimo formalismo: una precisa. sgradevole, volgare deco– difica di qualsiasi valore o morale, malgrado talvolta Bukowski si lasci an– dare ad una sorta di velata nostalgia per dei non meglio identificati "bei tempi". ad una specie di neo-morali– smo che inchioda al muro corruzione, luoghi comuni, falsità, ipocrisie della società americana e più in generale del mondo. Individualismo quindi, solitudine, vio– lenza, amarezza, dissacrazione dei miti più radicati, ma anche sottile ironia, l'amore per la vita comunque essa sia, il saper scorgere anche nelle situazionj più scoraggianti il loro lato cosmica– mente comico. D'altro canto, la violen– za e la brutalità che esplodono dai suoi scritti, sono lo specchio di una realtà palpitante e opprimente che Bukowski vive ogni giorno sulla propria pelle, in una città disumana e disumanizzante come Los Angeles, che vive e prospera sull'abbrutimento. sulla competitività, sulla violenza, sulla sopraffazione, città in cui egli ha deciso, con ogni probabi– lità, di vivere fino alla fine dei suoi giorni, forse per non perdere mai di vi– sta la durezza dell'esistenza. Il suo rap– porto con le donne poi, per lo più ri– dotto al semplice rapporto fisico, è in– garbugliato, complesso, un esasperato odio-amore: come già per Miller e Ke– rouac, anche per Bukowski si parlerà di anti-femminismo: non intendo adden– trarmi in merito, ognuno trarrà le do– vute conclusioni leggendo le sue storie, tenendo presente che è uscito negli States il suo nuovo libro, intitolato "Women", che chiarirà una volta per tutte i motivi della sua difficile convi– venza con l'altro sesso. Non so se Bu: kowski sia una meteòra passeggera, oppure qualcosa di più e non mi inte– ressa neppure saperlo. Spero soltanto che chi avrà occasione di leggerlo, si divertirà e inizierà ad amarlo come ho fatto io un lontano giorno di settembre, aprendo la copertina e iniziando a leg– gere le sue "Storie di ordinaria follia". Sarà poi il tempo, come sempre, a dirci _del futuro di Bukowski. Per ora accon– tentia~oci ·di leggerlo e di riconoscerci nella sua rabbia, nella sua disperazione, nel suo riso·amaro. andrea sciamè BIBLIOGRAFIA1TALIANA: "Storie di ordinaria follia - erezioni, eiacu– lazioni, esibizioni" - Feltrinelli - 1978. ''Taccuino di un vecchio sporcaccione" - Guanda - I979. (Illustrazioni by J an Faust). ·

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