RE NUDO - Anno X - n. 75 - aprile 1979

nevola comprensione, la libera circola– zione per le strade, l'uso dei mezzi pubblici, ·i luoghi di ritrovo, il posto– bar. Offre tutto ciò che un tempo le comunità offrivano al "matto del vil– laggio": benvoluto dal villaggio perché matto. Era il matto come istituzione; di lì nacquero, per la logica inarrestabile del progresso, le istituzioni per i matti. Ora, per il consueto movimento a spi– rale, si torna al punto di partenza: così come il collettivo viene lottizzato in zo– ne, il territorio frazionato in unità-vil– laggio, ognuna con il suo consiglio dei saggi, i suoi limiti topografici, i suoi f e– stivalini di quartiere, magari anche i matti di quartiere, gli scemi della zona 1, gli handicappati della zona 2, i men– tecatti della zona 3, i drogati della zona 4, gli omosessuali della zona 5, i para– noici della zona 6, gli schizofrenici della zona 7, e così via. E' la politica del de– centramento. Abbattere le mura dei ricoveri speciali non serve a nulla.- Trasformare, come gaudiosamente ci informano le crona– che della stampa di regime, un ex– ospedale psichiatrico in una scuola di istruzione tecnica non si_gnifica nulla, salvo che si sostituisce un'istituzione con l'altra (oggi più congeniale alla filosofia produttivistica). Bearsi del fatto che là dove un tempo gemevano i matti av– volti nelle camicie di forza oggi dei bravi gioyani (normali, mi raccoman– do) vengono addestrati a diventare dei periti elettrotecnici è come esaltarsi perché dove un tempo pascolavano ar– menti e fruttificavano gli olivi oggi sor– ge una raffineria per il petrolio degli sceicchi o un'acciaieria per arricclìire la mafia. Il problema è abbattere le mura che ci sono dentro di noi. Senza questa ope– razione, il rischio è quello di psichia– trizzare il territorio invece che un'isti– tuzione ospedaliera. Offrire all'ex-rico– verato la carta di libera circolazione per le strade è meno che niente, è un in– ganno, se il matto non entra dentro di noi. E questo è il punto più difficile. Perché non si tratta di liberare una persona finora tenuta in cattività e sot– toposta ad abusive, vessatorie misure. Si tratta di liberare il_ suo discorso. Perché anche quello è un discorso, un legittimo discorso di interpretazione della realtà. Un discorso alternativo, che filtra fra le maglie rigide del razio– nale e offre altre ipotesi. Un discorso che è una risposta, talvolta -rabbiosa. all'ambiguo, doppio discorso delle no– stre comunicazioni ufficiali, quelle del tremendo lessico familiare o culturale o politico. Quel discorso, di quell'uomo che abbiamo visto rapato, isolato non è poi tanto diverso, nella sua esaspera– zione, da uno slogan scritto con lo spray sui muri come risposta al perverso di– scorso dei politici ufficiali. Il mutismo di quell'uomo non è poi tanto diverso dal silenzio di chi assiste, imprigionato RE NUD0/17 al balletto delle nostre istituzionCpiil o meno togate. Forse per questo, il di– scorso del cosiddetto matto fa paura (tanta paura, da aver creato dei ricoveri per rinchiuderlo, cioè dei luoghi del non-discorso, luoghi di imbavaglia– mento, celle di isolamento acustico, aggeggi per mozzare la lingua). Il lin– guaggio dell'irrazionale mette fatal– mente in crisi il sistema che usa ap– punto la logica (il potere della logica, (cbntinua a pag. 35)

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