RE NUDO - Anno X - n. 75 - aprile 1979

RE NUDO/10 fondo il problema scopri che lò spirito di morte ce l'hai dentro anche te, che sei inquieto su questo tasto. E scopri che tutto questo all'uomo bianco va benone, perché siamo arri– vati a un punto tale per cui se il prezzo della ribellione è il petrolio, allora la repressione non importa. L'unica giu– stificazione dell'atteggiamento che ha preso la cultura occidentale nei cop– fronti dell'Iran prima, durante e dopo la rivoluzione non può essere che que– sta. Tutti capiscono, anche se in modo con– fuso, che può portare a un grave scon– volgimento nell'equilibrio energetico del mondo. Se vi chiedessero: la benzi– na a 2.000 lire al litro o la guerra in medio oriente, cosa rispondereste? lo non ho dubbi. La prima risposta, quella che vale, sarebbe: la guerra in medio oriente. Oggi c'è una grande disponibilità a proporre le guerre (o a proporre il re– gime dello scià: cioè la guerra perma– nente di un regime contro un popolo) da parte della cultura mondiale, sia in occidente che in oriente, in quella mar– xista come in quella neo-capitalista, curando molto il consenso popolare (vedi il caso della Cina e del Viet Nam). Di fronte al problema del petrolio, si S(?prassiede dal considerare l'altro pro– blema, quello della morte, del massacro e simili, e si preferisce porre in primo piano all'attenzione delle masse dell'occidente la questione del proprio benessere. Cosa sta succedendo in questi giorni in Iran? Per capire cosa sta succedendo dobbia– mo innanzitutto rimuovere dal nostro messianesimo rivoluzionario alcuni dogmi, in primo luogo quello che vede nell'insurrezione un atto catartico per cui attraverso il bagno di sangue si ha la purificazione, e per il solo fatto che il popolo ha preso le armi dopo tutte le cose debbano automatieamente cam– biare. Questo è lo schema della dottrina che vede nella lotta armata uno stru– mento indispensabile e fondamentale per il cambiamento della società. Che è parzialmente vero, perché l'uomo che prende ie arm'-ie a)Jbatte uno stato pone 1e condizioni per un cambiamento ge– nerale. Però pone sol~~nto delle condi- zioni. 1'· Quello che sta succedendo in Iran è la conferma di quello che è successo in tutte le rivoluzioni nel mondo, cioè che queste condizioni in sè sono del tutto insufficienti per cambiare una società. All'interno dello stesso movimento ri– voluzionario ci sono molti uomini che, lungi da essere purificati e cambiati, mantengono intatte tutte le loro idee conservatrici che non derivano dallo spirito dell'Islam, ma dalla semplice tradizione iraniana. L'Islam, come il cristianesimo, il mar– xismo o qualsiasi altra ideologia, è una cosa nella sua formulazione culturale e un'altra nei fatti e nell'organizzazione sociale attraverso cui si esprime. C'è una tradizione islamica iraniana che sicuramente non è liberatoria, e c'è chi difende questa tradizione: sono spesso dei religiosi, dei mullàh, gente che ha potere perché sono l'unica autorità ri– voluzionaria presente in tutto il paese. Questi uomini stanno compiendo degli atti molto pesanti, come la fustigazione degli adulteri. Ma bisogna tener conto anche della di– mensione della cosa: si tratta di una coppia di adulteri in un posto, non è la fustigazione degli adulteri in generale (perché vi assicuro che fustigare a Te– heran tutti gli adulteri sarebbe un'im– presa dato il numero). C'è una novità politica conseguente alla tattica della presa del potere "per svuotamento" del potere stesso, che è (JVARD-\ lOJv16 R.ACLONTA AP A LlA f+ C.05E. c.HE questa:· il partito che ha guidato la ri– voluzione non prende il potere in prima persona, non entra nello stato, ma si limita a decidere chi mandarci. Questo permetterà a Homeini di poter indicare gli eventuali nemici del popolo all'in– terno del governo. Quello attuale è un governo raccogli– ticcio, veramente provvisorio, che non ha in sè la forza per imporsi come go– verno di legislatura: è un governo di ottantenni che deve solo garantire la transizione. Ma nonostante questa novità d'impo– stazione il movimento non può eludere lo scoglio di doversi fare stato. Deve trovare delle norme, stabilire dei prin– cipi, ecc. La tendenza a forzare la chiusura delle contraddizioni è forte. Ma c'è anche la tendenza opposta, non tanto in Ho– meini quanto nella seconda figura po– litica · del nuovo gruppo dirigente: l'ayatollàh Talegani, che h~ una grande apertura culturale nei confronti del di– verso e la volontà di combattere la tra– dizione quando è di freno alla pratica di liberazione. Sulla presenza di questo stesso atteg– giamento nella gente posso testimonia– re io stesso: per esempio, parlando con un gruppo di donne che si dicevano mullàh ci siamo resi conto che impo– stavano tutta la conversazione con noi sulla lotta tra la tradizione islamica e l'Islàm (ed erano donne che avevano NON DOVREBB~ 1 [)IR~Li _/ ---~--

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