RE NUDO - Anno IX - n. 72 - gennaio 1979

Non farò qui la lista delle mie prefe– renze a questo proposito: sarebbe inu– tile e opprimente per la causa delle donne. Che io abbia fatto di tutto per dare il minor spazio possibile alle conseguenze psichiche, sociali, intellettuali di un de– stino biologico non riguarda che me; non permetterò che si tenti di colpevo– lizzarmi -in nome di tutte le donne per riportarmi nei limiti di questo destino. Questa promiscuità improvvisamente ineluttabile nella ricerca dell'identità di ognuna, minaccia le donne nel più profondo della loro libertà quanto l'af– fermazione di una differenza generica si fa a spese di tutte le differenze speci– fiche. .. .che cadere nella imitazione del potere maschile Consideriamo con calma quello che, uomini e donne, siamo stati costretti a subire indifferentemente in nome di, Dio, della Natura, dell'Uomo, della Storia. Eppure sembra che non sia suf– ficiente, visto che tutto ricomincia oggi all'insegnadetla Donna. Gli specialisti in materia di coercizione non si sba– gliano moltiplicando con zelo improv- viso gli organismi nazionali e interna– zionali consacrati alla condizione fem– minile senza che per questo la legisla– zione cambi realmente. D'altra parte sai qual' è il veropaese delle meraviglie? non saprebbero allontanarsi molto da 'questa strada da quandoAragon, can– tore della 'repressione, ha annunciato che «la donna è l'avvenire dell'uomo». Ho dei grossi dubbi su questo avvenire quando può capitargli di prendere le sembianze di Elsa Triolet (*). In quel che si dice o si scrive in nome delle donne vedo ritornare - col pre– testo della liberazione - a tutto ciò a cui la donna è tradizionalmente muti– lata: ci si dichiara contro la famiglia ma si esalta il trionfalismo della maternità che la fonda, ci si attacca alla nozione di donna-oggetto, ma si lavora alla rico– struzione promozionale del mistero femminile; infine se i rapporti fra gli · uomini e le donne sono denunciati co– me rapporti di forza è per diventare il puhto di partenza di una teorizzazione delle lotte coniugali più opprimenti. Così, tante nuove ragioni di felicitarmi ancora per aver lasciato definitivamen– te il vicolo cieco della sensibilità cosid– detta femminile. Di più, niente sapreb– be farmi ritornare sulla mia avversione naturale per le maggioranze soprattutto quando queste nei paesi occidentali si compongono principalmente di partiti a mezzo servizio. Più il baccano di questa epoca si fa as– sordante, più ho la certezza che la mia vita sia altrove, scivolando lungo il mio RE NUD0/25 si, certo: è il paese della femminilitàassoluta amore le cui figure seppelliscono il tempo che passa, ti guardo. Noi ci in– contreremo sul ponte delle trasparenze prima di tuffarci nella notte delle nostre differenze, nuoteremo vicini o lontani, distratti o tesi, risalendo la corrente del nostro enigma per ritrovarci nell'ab– braccio incerto delle nostre ombre fug– genti. Noi non siamo i soli ad esserci levati un giorno dal più profondo delle nostre solitudini per andare incontro ai nostri fantasmi senza preoccuparci che siano maschi o femmine. E se esiste solo qualche' uomo che non fatica a ricono– scersi in questa confessione di Picabia «le donne sono depositarie della mia libertà», e forse perché è in gioco _la conquista di un «meraviglioso» che le donne e gli uomini debbono ancora scoprire. E' per questo che mi-rifiuto di essere arruolata nell'armata delle don– ne in lotta, semplicemente per un caso biologico. Il mio forsennato individua-, lismo si adatta perfettamente a tutto c-iò che opera per· l'intercambiabilità degli esseri. Questo libro è un appello alla diserzio– ne. ,(*) La compagna di Aragon da più di mezzo secolo. Uno dei nodi non minori dç:lla po– lemica fra Aragòn e il movimento surreali– sta. in particolare Breton. (n.d.r.). dal· librodi AnnieLeBrun: "DISERTATE" Arcana Editrice

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