RE NUDO - Anno IX - n. 63 - marzo 1978

RE NUD0/30 SPIRITUALITA 11 Amo l'India. •• Il La scoperta della mia spiritualità è le– gata alla scoperta dell'India... e l'in– contro con l'India è stato per me un incontro d'amore. Amo l'India. In questo paese ho fatto alcune tra le esperienze più importanti e profonde di tutta la mia vita. L'India è stata per me un viaggio affascinante e avventu– roso nel mondo dell'inconscio e della consapevolezza... un viaggio senza precedenti, una ricerca spirituale che forse non ha principio né fine, e che in se stessa trova le ragioni della sua esi– stenza. Amo l'India, questo mondo, questo pianeta che è stato un'esperien– za cosi diversa da tutto quello che ave– vo conosciuto, questo luogo spirituale, geografico, interiore che ha segnato una tappa fondamentale della mia evoluzione umana. Nel continente in– diano ho conosciuto gli esseri più affa– scinanti, ho avuto le emozioni più in– credibili, _gli entusiasmi, le paure,. le gioie e i dolori più profondi. Amo l'In– dia, questa parte del nostro pianeta che mi ha fatto comprendere quanto fosse importante riscoprire il legame che unisce l'essere umano alla madre terra, ai cicli della natura, ai ritmi della vita, che mi ha fatto capire con le sue im– magini che esiste un tempo per tutte le stagioni. Amo l'India, perché mi ha fatto incontrare alcuni uomini e donne che hanno cambiato radicalmente la qualità della mia vita, perché mi ha dato e ricevuto sguardi d'amore, di te– nerezza, di consapevolezza profonda. L'India mi ha regalato una conoscenza, una dimensione spirituale, un'espe– rienza religiosa che sono state molto, molto di più di quanto non avessi mai sperato di trovare. Amo l'India, e im– magini di feste religiose con milioni di persone che cantano e danzano in estasi - in un senso di comunità ritrovata, o forse mai perduta - si affollano nella mia mente insieme a quelle di pome– riggi, giòrni e notti solitari trascorsi in ore e ore di meditazione ... ore e ore di meditazione, difficile, a volte terribile (quanti fantasmi nel nostro incon– scio?), ma che cresce dentro il cuore e scava in profondità. Amo l'India, e, mi sia consentito, anche quella della città, Bibl10 cc. no di quelle terribili, pazzesche, caleido– scopiche, fluttuanti città ... quante volte la folla dei quartieri popolari di Bom– bay o di Delhi è stata un fiume in cui perdersi e ritrovarsi in mezzo a occhi, corpi, odori, suoni di un popolo tra i più belli di questo esausto pianeta. Amo l'India, perché ha tutto quello che non avevo mai trovato nel mio mondo prima di conoscerla, perché dopo averne fatto l'esperienza per la prima volta sono riuscito a guardare anche l'occidente con occhi diversi. Perché dopo l'esperienza fisica, mentale e spi– rituale dell'India sono riuscito a vedere cose che pur essendomi vicine mi sfug– givano completamente. Amo l'India, perché dopo averla vista, sentita, ama– ta, detestata, non sono stato più lo stesso... perché è riuscita a farmi vivere col cuore le emozioni. Amo l'India, perché non è stata una fuga, perché mi ha insegnato a trovare !'infinitamente grande nell'infinitamente piccolo, perché mi ha dato un'armonia interio– re, riflesso di un equilibrio cosmico universale. Amo l'India perché potrei anche non tornarci, anche se credo che ci tornerò, perché mi ha fatto speri– mentare che la contraddizione non è · morte ma vita. Amo l'India, perché in un suo frammento geografico, a Puna nello stato del Maharashtra, ho fatto l'esperienza di un contatto diretto con l'energia, ho ricevuto l'iniziazione dalle mani di un Illuminato, sono morto ad una vecchia esistenza e rinato con una consapevolezza diversa e una nuova qualità di vita. In questi ultimi anni l'India non solo per me è stata un'esperienza di libera– zione interiore, di ricerca spirituale. Una vera "migrazione" ha condotto decine di migliaia di giovani occiden– tali a cercare nel continente indiano una via che li conducesse ad un effetti– vo allargamento dell'area della co– scienza. Ed è stata una migrazione di giovani stracciati, diversi, strani, un esercito di zingari pellegrini che si è gettato in una "cerchia spirituale" sen– za certezze o sicurezze di sorta animato soltanto dalla propria curfosità e vo'– lontà di esplorare nuòvi mondi. Si è parlato e scritto molto sui protagonisti del viaggio in India e sulla loro espe– rienza. Fortemente sospettose e irritate dalla portata del fenomeno, le strutture politiche (di destra e di sinistra) hanno tentato subito di liquidare la cosa con giudizi sprezzanti e lapidari. Hanno parlato di figli della borghesia annoiati in cerca di un insolito viaggio esotico. La cultura di sinistra ha parlato di fuga dai problemi sociali e dalle "grandi l9tte democratiche per la riforma della società". Quella moderata ha accusato i moderni pellegrini di non saper pren– dere sulle loro spalle le responsabilità di una sana vita di normale lavoro.

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