RE NUDO - Anno IX - n. 63 - marzo 1978

RE NUD0/22 VIAGGIO CON L'AUTOCOSCIENZA Trentatre trentini tornano -a Trento Da Trento '68 a Bologna '77. Magicamente Aldo Ricci ha compiuto questo reportage scavando nel cuore dei protagonisti di allora in quella che fu la Nanterre italiana dove tutto il movimento sembrava più bello, più esaltante più dissacrante. I comportamenti di oggi degli indiani metropolitani erano già stati sperimentati dai compagni di Trento così come le miserie di oggi erano già miserie di allora. E ci sarà sempre ciclicamente una nuova generazione disposta a ripetere il passato, senza volerlo conoscere, convinta di essere il nuovo ... Il brano che abbiamo scelto è un'autocosciente demitizzazione della rivoluzione sessuale di Trento (o meglio, della sua facoltà di sociologia ...) Da '1 giovani non 110nopiante• cli Aldo Ricci - Sugarco edl:lloni Enzino: La mia emancipazione sessua– le è avvenuta qui... non nel senso del recupero della genitalizzazione, sem– pre meglio che niente, ma nel senso di solidarietà completa con tutti gli altri, ragazzi e ragazze. Aldo: Certo che articoli sulla nostra «li– berazione sessuale» ne hanno fatti. Dopo il servizio a puntate su «Men» sembrava che la città fosse popolata da una saga di libertini assatanati di sesso.– Era poi vero? Paola: C'erano delle storielle divertenti pomposamente chiamate «libero amo– re». Più che altro c'era una atmosfera in cui si cominciava a parlare di sesso. L'amore libero veniva più che altro teorizzato, c'era molto volontarismo. Di sera, al momento del commiato, in– vece dei soliti convenevoli ti dicevano: «Ma perchè non rimani a dormire?». Se dicevi di no erano più contenti. Aldo: ma cos'è questa storia di tutte le donne innamorate di Mauro. Paola: Io non di certo. anzi mi impau– riva molto e lo trovavo cosi sfuggente. I /eaders non mi interessavano, erano troppo preoccupati della propria im– magine, come tanti personaggi. A tao: l! tu cne ne dici'! Gianni: Amore e botte, con le compa– gne dividevamo tutto! Mauro: Lo studente era guardato come si guarda al peccato, cioè con un'attra– zione pazzesca perché rappresentava il «rimosso» di settantamila trentini. La credenza non tanto vera era che si sco– pava da mane a sera ... però questo ha forse consentito a tanta gente di farsi delle seghe in santa pace, finalmente, dopo secoli di sensi di colpa. Ughetto: I miei compatrioti pensavano che tutti scopassimo come indemoniati. Ma era una calunnia perché gli unici che lo facevano spesso erano i capi. Annamaria: Insomma, secondo te, le donne andavano a letto con i capi sol– tanto perché erano capi? Ughetto: Penso proprio di si. Annamaria: Non ci credo. Ughetto: E allora senti questa. Una volta arriva una dalla Calabria. Viene li davanti all'università e mi fa: «Sto cer– cando Rostagno». lo, stavo aspettando proprio Mauro, le rispondo: «Son mi». E questa mi fa, cosi a bruciapelo: «Vorrei fare l'amore con te». In cinque minuti eravamo a casa mia. Poi è ri– partita e nessuno l'ha più rivista. Leslie: Eravamo addirittura moraliste. C'era monogamia e la coppia era ri– spettata. Se una si metteva con un compagno diventava automaticamente tabù per tutti gli altri. Se una ragazza si faceva qualche scopata extra si pensava lo facesse perché aveva dei problemi psicologici. Tutto sommato la libera– zione sessuale fu molto relativa. A Ido: Cosa succedeva al collegio fem– minile delle Dame di nostra Signora di Sion? Leslie: Alle Dame non c'era il copri– fuoco. Dovevamo rientrare entro la mezzanotte, altrimenti si rimaneva fuori a dormire ma il giorno dopo non succedeva niente. Era un collegio assai permissivo. Leslie/Diary Monache molto chic le "Dames de Sio- n". Stanze a due letti, Chez /es Dames eravamo quasi tutte matricole, la mag– gioranza settentrionali, ma anche da Roma e dalla Sicilia. Quasi tutte fug– gite di casa da madri in menopausa, quasi tutte credenti cattoliche, tutte vergini. lo mi consideravo con rabbia una demi-vierge. Mi ero lasciata trasci– nare in petting travolgenti per cui ero arrivata a Trento vergine nell'imene ma non nel cuore. Dopo le vacanze di Natale del '66, Agnese tornò da Roma scandalizzata per la ignoranza di sua sorella. «A di– ciassette anni non sa cosa sia l'utero» disse e, programmando l'educazione sessuale della sorellina, andò a com– prare Il matrimonio perfetto, di Van der Velde. Sfogliarlo e accorgerci che in fondo avevamo anche noi molto da imparare diede l'inizio ad una serie di letture serali collettive. Mano a mano che il tempo passava e che parlavamo insieme leggendo di so– ciologia, antropologia e psicanalisi, cresceva il desiderio di liberarsi ses– sualmente. Un giorno di maggio Cri– stina Volpin usci dalla stanza dicendo– mi: «Ho preso il sole tutta nuda e guardami come sono eccitata». In ef– fetti era tutta rossa in faccia, e forse dopo lo diventai anch'io. Cominciammo presto a vivere la ver– ginità come repressione e prestissimo cominciammo a liberarcene collettiva– mente. Ci sembrò un grande passo ... mi ricordo che scrivevamo sui muri: IL SESSO E' ROSSO. Cosi Reich divenne il nostro libretto rosso. Si cominciò a parlare di sesso con molta crudezza.

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