RE NUDO - Anno VIII - n. 56-57 - agosto-settembre 1977

RE NUD0/50 L storia,quasi d'amore In quel tempo (che era di marzo da un anno a Roma venendo dalla pro– vincia e ancora stupito per tutte le cose) viv_evo in una cantina con un pittore frocio-figurativo con gentili mosse da donnetta buono fino ad ospitarmi e a preparare per me cenet– te intime a lume di candela, ma proprio così per gusto romantico di avere un uomo a cui .badare mica perchè fossi il suo sposo, ero solo un po' distratto e bambino e all'altrò piaceva toccare le mie cose rimetterle· a posto lavarmi la roba, che questa era la sua vera passione il suo estro. I quadri li faceva il pomeriggio dopo aver fatto tutto il resto e la spesa al mercato con il carrello tra le signore anche loro con il signor marito a casa · aspettando. Comprava due fiori o tre prima di tornare e li posava con eleganza su un bicchiere o due e il pomeriggio guardandoli si commuo– veva a tal punto che si sentiva il bisogno di dipingerli. La sera spesso venivano ragazzi con donne che por– tavano dischi (era quando si sognava Chet Baker o Thelonius Monk) e tutti sedevano intorno con aria da deficenti, è proprio impossibile che uno a venti anni ascolti del buon jazz ~=-='---- senza metter su quella faccia da fesso, mentre il frocio su e giù che lui era l'unico assente non gliene importa mica tanto di Monk nella sua-sensibi– lità, piaceva Albinioni a lui e allora andava per preparare il caffè e limo– nate o bicchierini di uno strano intru– glio che lui chiamava l'elisir della nonna dolciastro che forse andava bene per le sue amichette mica per noi che si ascoltava il jazz va-vaaaa va-va-va-va va-va vaaaaaaaaaaaaa e si pesavano quelle_ grosse note come lacrime (ho sempre parlato di lui come di un buon martire della i:norfi- na che si santificava con il pianto della sua tromba triste) e quando il disco arrivava in fondo, in fondo dove c'era la tristezza della pura cristezza il dolcissimo "Good-Bay" anche noi si era lì lì per piangere e sognavamo di poterlo conoscere un giorno quando fosse uscito dal carce– re per esempio oppure di entrare in carcere anche noi per uno stupido motivo come dare un calcioinculo ad uh poliziotto. Fu in quel tempo che non saprei descrivere meglio di cos_ìse non aggiungendo per meticolosità settemtrionale: i films del pomeriggio Godard-Anger-Petri-Godard o le lun– ghe sere senza fondo a cercare l'alba appena un po' stanchi a dire (il giorno è arrivato sto tranquillo e vado a dormire) ... e fu proprio in quel tempo che conobbi Mimmo che era calabrese o come dicevamo noi cala– brotto per sfottere quella sua aria da tonto solo perchè tonto non era, ma un piccolo fratello "un misero asseta– to orfano" come amavo dire alla maniera di Saroyan, venuto dalla desolata terra di Calabria per conqui stare la grande città di Roma. Ora aveva capito che il diploma era NIENTE e lo aveva capito nella musica nelle notti seduto a Piazza di Spagna a parlare di poesia della POESIA quella delle parole quella dei gesti e quella della morte di Pierrot. Ogni cosa aveva capito guar– dando le albe sorgere fredde e riscal– date lentamente le gradinate e l'idea della libertà il suo senso profondo voglio dire gli appariva così evidente che riusciva a mangiare ANCHE un panino sulla pietra. Ci riunivamo il pomeriggio nella cantina del pittore e lui sempre ci guardava affettuosa– mente come una vecchia madre e faceva buone cose per noi o ritraeva i nostri volti accesi di volti, e con questo guadagnava da vivere per tutti o quasi. Erano storie tutte meravigliose e di– verse le nostre, ma non eravamo in compenso molto diversi noi in quella estate di gioia: perchè scrivemmo le nostre più belle poesie, perchè facem– mo i nostri più bei quadri, perchè ascoltammo tutto quello che c'era in giro a proposito di Coltrane– Coleman-Mingus-Rolinus, perchè scrissi l'unico lavoro teatrale della mia vita ed era qualcosa di pazzo e terribilmente nostalgico su due o tre cose che mi erano successe a Parigi l'anno prima, come dire un amore brevissimo e dolcissimo per una pic– cola parigina drogata con i capelli