RE NUDO - Anno VIII - n. 56-57 - agosto-settembre 1977

RE NUD0/26 tutto assente la nozione di energia, essendo appunto la scienza costruita su elementi raccolti durante la sua totale assenza. Riappropriazione è anche diventare medici di se stessi, dopo aver recuperato la sensibilità ai propri movimenti interni, alle richie– ste avanzate dal nostro corpo, che nessuno meglio di noi può conoscere; è cessazione di delega a specialisti, perchè essere medici comporta il con– trario di una specializzazione tecnica, dato che il corpo è un insieme com– plesso e funziona solo se considerato tale. Il corpo è un'unità organica per l'assimilazione di sostanze (energia) che servono alla sopravvivenza; e poi è un apparato muscolare che serve alla locomozione, all'espressione, alla comunicazione. Ma di solito è arrug– ginito al punto da non rispondere quando le chiamiamo, da non dire ciò che vogliamo dire attraverso di lui. Recuperare le capacità espressive - comunicative attraverso la danza, il teatro, rompendo i blocchi fisici e psichici, in modo che la testa non sia un pezzo staccato, un motore collega– to con fili a una macchina lontana e inerte, che segue a distanza opponen– do resistenze e che guardiamo da fuori come una imbarazzante appen– dice del cervello (la comunicazione è prevalentemente verbale, il linguag– gio del corpo lo ignoriamo). Recupe– rare il corpo vuol dire, per la donna, che il suo corpo smette di essere qualcosa su cui agire (oggetto) o da adeguare a modelli estetici esteriori, fissati dal potere per i propri interessi commerciali e ideologici; vuol dire essere una col corpo, ri - identificarsi in se stessa, intera, non in una sola parte; vuol dire far straripare la sensi– bilità fuori dai canali prescritti e legittimati, quindi, ancora, sentire con tutto, non con una parte. Vuol dire: basta con la negazione del sesso ma anche basta con una sua esalta– zione consumistica e competitiva, di tino maschile. Dato che son le donne le più schiac– ci-ate .dalla schizofrenia corrente, son state loro a sentire per prime e con più forza il bisogno di cambiare il rapporto con il proprio corpo e a iniziare un processo di autocoscienza che ha coinvolto poi l'intero movi– mento e.di cui l'allargamento dell'in– teresse per l'alimentazione, per la meditazione, per i massaggi, la medi– cina naturale, ecc., non è che uno dei risultati, forse il più melodioso. Si tratta di una serie di pratiche necessa– rie a trasformare la coscienza teorica in cambiamento reale. La consapevolezza teorica c'era già, da tempo, fra le donne, fin dall'inizio. Ma il parlare della riappropriazione in lunghe riunioni non produceva nessuna riappropriazione conconcre- ta e anzi rischiava di perpetuare e approfondire un solco doloroso fra il pensare e l'agire, fra il sapere e il vivere, cioè fra il sapere con la testa e il sapere col corpo. Limitarsi a parla– re della frattura di intelletto ed emo– zioni non fa che aggravare la frattu– ra. Parlare dell'ipertrofia della parola è poco risolutivo. Formare gruppi di massaggi, respirazione e coscienza del. corpo, è un passo fondamentale in direzione della riunificazione proget– tata della persona totale. Le donne hanno pagato più di tutti la divisione corpo-mente; le donne per prime l'– hanno indicata; le donne si sono mosse per sanarla: non c'è niente di casuale in questa coincidenza. Le donne son quelle che hanno subito di più le conseguenze di un'ideologia, di una morale repressiva nei confronti del corpo, e sono loro che hanno sentito per prime il bisogno di libe– rarsene. Gli uomini hanno anche in– teresse a mantenersi in una inconsa– pevolezza che non li obblighi ad affrontare il problema, la cui soluzio– ne implica necessariamenté anche la rinuncia a privilegi e potere. Spesso gli uomoni hanno tanto imbarazzo e tanta divisione quanto le donne o perfino di più, ma non se ne vogliono accorgere, si accontentano così; pro– prio perchè sono totalmente desensi– bilizzati: anche per accorgersi di esse– re malati bisogna aver conservato una certa dose di sai u te. Dopo anni di discussione all'interno dei piccoli gruppi, dopo il ripetersi di istanze di riappropriazione, si è co– minciato a fare qualcosa di concreto in quella direzione. Ne sono testimoni le donne che quest'anno hanno lavo– rato con me per portare avanti un tentativo di dialogo rivoluzionario con il proprio corpo attraverso le pratiche del massaggio, dell'automas– saggio, della respirazione, della medi– tazione, dell'alimentazione naturale. Qualcosa è successo veramente den– tro questi nostri gruppi, nel corso di questi incontri settimanali, qualcosa che mi auguro si estenda a tutto il movimento delle donne e non donne, qualcosa che ci fa sentire meglio, che ci fa muovere meglio, che ci fa incon– trare meglio fra noi e con gli altri. Siamo riuscite a rompere la barriera fra privato e pubblico, fra momento _di gioco e momento di lavoro? Siamo riuscite a spezzare il ghetto felice? No, infatti per imparare a comunica– re .ci si deve ancora rinchiudere in luughi specialmente deputati, e stare attente a non dar troppo nell'0cchio e nell'orecchio. Ma in fondo al labirin– to contorto dei dubbi che accompa– gnano la ricerca, ci aspetta la gioia di un'armonia ritrovata, là dove le stra– de del rigore razionale e dell'abban– dono estatico diventano finalmente lo stesso fiurne. edizioni ottavlano VIA S. CROCE. 2 20122 MILANO Tunfoli-Torchi EUROPA ALTERNATIVA L. 2.800 per andare in giro in maniera giu– sta. 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