RE NUDO - Anno VIII - n. 56-57 - agosto-settembre 1977

• Schiaccia il diafralllma ■ e vai ... Il fine dello Hata Yoga non è la salute del corpo, ma il risveglio a stati di coscienza che sono inaccessibili all'essere umano nella sua condizione ordinaria. Lo Hata Yoga è in funzio– ne alla meditazione. E tuttavia esso rivolge al corpo la più grande atten– zione, propone un insieme di tecniche di lavoro sul corpo di straordinaria potenza e completezza, che, applicate assiduamente e correttamente, assicu– rano uno stato di salute raggiante, di flessibilità e giovinezza dei tessuti, un equilibrato flusso di energia in ogni parte del corpo. Chi di noi ha incon– trato vecchi yogi conosce quel mo– mento di stupore che si prova di fronte a questi settantenni o ottanten– ni con i corpi da adolescenti, e soprat– tutto di fronte all'impressione di vita- lità, di energia e di posività che emanano. Il fatto è che la meditazione profonda non si dà finchè restiamo impigliati nel ciclo delle azioni e reazioni legate al corpo, nelle piccole tensioni, irre– quietezze, sensi di disagio che vanno associati alla condizione fisica in cui viviamo mediamente. E' una delle esperienze più immediate di chi ha fatto una qualche pratica di medita– zione: è assai difficile andare oltre lo sbarramento dei messaggi che pro– vengono dal corpo. Il lavoro più profondo sulla mente dunque presup– pone un corpo purificato, un corpo in equilibrio dal quale non provenga alcun messaggio di disturbo: un cor– po "sublime" che possa essere il tem– pio del lavoro di natura più sottile RE NUD0/27 che è l'essenza dello Yoga. Il compito specifico dello Hata Yoga è dunque di preparare il corpo "subli– m~", ?i assicurare _il perfetto equili– brio d1 tutte le funz10ni fisiche. L'idea di equilibrio, di una sintesi di due principi opposti è contenuta nella radice del nome stesso, che, nel com– mento allo Hata Yoga Pradipika di Brahmananda, è così spiegata: "La lettera Ha significa Sole, la lettera Tha significa Luna. Congiungendo U Sole con la Luna, lo Hata Yoga viene compreso". Lo stesso termine Yoga, del resto, viene generalmente ricon– dotto ad una radice che significa "unione". Queste etimologie possono essere interpretate· a vari livelli. Fra l'altro esse certamente contengono l'idea di condurre le energie dell'esse– re umano dallo stato di dispersione e di conflitto interno, in cui ordinaria– mente si trovano, .ad uno stato di unità, di armonia, di non-conflitto. Solo allora, quando la nostra energia è completamente allineata, si dà la possibilità di un progresso energico in una qualche direzione. Tutto questo, beninteso, non discende da un lavoro puramente sul corpo, da una ginnastica. Fin dall'inizio il modo in cui questa "ginnastica" vie– ne fatta implica anche un lavoro sulla mente, sulle emozioni, sulla pro– pria realtà complessiva. Ma, inizial– mente, chi si accinge ad imparare lo Hata Yoga può anche essere poco consapevole di questi aspetti più sot– tili del lavoro. La maggior parte di quelli che si accostano allo Hata Yoga ricercano essenzialmente un mezzo per la salute del corpo, e spesso considerano con diffidenza i discorsi "spirituali" associati alla esposizione delle tecniche. Non importa, anche questo va bene, anzi può essere da un certo punto di vista un atteggiamento sano: poichè è importante ricordare che, nel cammino dello Yoga, a nes– sun livello nulla va accettato per fede. Tutto ciò che si richiede da chi intend2. praticare la via dello Yoga è un atteggiamento aperto, e la capaci– tà di prestare totale attenzione, non viziata da alcun pregiudizio ideologi– co, alla propria esperienza diretta. In questo scritto, che non pretende di essere un'introduzione allo Hata Yo– ga, ma tutt'al più di stimolare la curiosità di chi legge, voglio accenna– re a 3 tipi di pratiche: I. Tecniche di purificazione del cor– po, o kriyas. 2. Pratica delle posizioni, o asanas. 3. Controllo della respirazione, o pra– nayama. A monte del discorso delle pratiche yogiche, tuttavia, c'è un altro discor– so, che è troppo vasto per affrontarlo qui, ma è di fondamentale impo:,tan– za. Nella divisione tradizionale dello

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