RE NUDO - Anno VIII - n. 56-57 - agosto-settembre 1977

Lefebvre: Non si tratta in questo caso di piacere e nemmeno di gioia, ma molto più miseramente di soddi– sfazione. La soddisfazione va a col– mare un bisogno definito, classifica– bile e controllabile attraverso una merce. Questo porta inevitabilmente a un malessere. Infatti anche se si soddisfa un bisogno particolare speci– fico, tutti gli altri si mettono a prote– stare per conto loro e si trasformano in desideri insoddisfatti. No, io credo che il problema vada più a fondo delle discussioni fra le diverse scuola di psicoterapia o dei tentativi dei tecnocrati. Essa cade sul senso del linguaggio e dei segni. Molta gente pensa che i segni interagiscano secon– do uno schema logico, per loro il linguaggio è un nocciolo, un centro di scientificità. Ma c'è anche un'altra teoria del linguaggio, che ci viene del resto ancora da Nietzsche, e secondo cui il segno, verbale o grafico, l'im– magine e il suono restano qualcosa di morto e inerte. Il linguaggio è morta– le. E' necessario allora che la poesia; la musica, l'arte - e cioè per farla breve qualcosa di più profondo del sapere - prendano questo materiale freddo e senza vita e lo innalzino verso la gioia e il piacere. Domanda: Lei crede che sia necessa– rio studiare le discipline o"rientali per riconquistare una scienza del corpo? Lefebvre: on ho abbastanza cono– scenza dell'Oriente. Certo l'Oriente non coltiva l'astrazione occidentale in rapporto al corpo, anche se ha avuto periodi di ascetismo. Percepisce il corpo in modo molto più concreto, nella sua ricchezza interna. Basta pensare alla scrittura per ideogram– mi: il discorso logico non si separa dall'arte dall'invenzione creatiYa, al contrario del "logos" occidentale. Con questo non voglio certamente dire che bisogna rinnegare il pensiero occidentale. on si tratta di escludere la razionalità. Io, per esempio. rifiuto di sccgiere fra il cervello e il sesso. In ambedue casi abbiamo una mutila– zione. Bisogna tenere tutti e due e impedire aÌla testa di andare per i fatti suoi. E' certo che i segni del non-corpo derivano dal funziona– mento autonomo ciel cervello, dalla cerebralità. Ma non sono d'accordo neppure con la Yalorizzazione esclusi– va del sesso. L'immagine dell'uomo acefalo non mi piace per niente. Domanda: Secondo lei ci sarà un rito1'no al corpo e in quale modo? Lefebvre: Si, ma in modo molto maldestro e con molte distrazioni. Ci s'.mo I noi te filosofie del non-cOI·po che ~, prendono per filosofia del corpo. Penso al culto persistente e rinnovato della natura. La natura è minacciata di distruzione e allora molti ci si aggrappano. Ma identificano la na– tura col corpo. on affrontano vera– mente il problema: il corpo come sorgente di gioia. E invece è proprio questo il lavoro che dovremmo fare. Dobbiamo costruire una cultura, una pedagogia del ·.corpo. Non so se sia possibile. Dobbiamo spezzare tante illusioni. Si crede spesso di coltivare il corpo attraverso le immagini del cor– po, che invece ne sono la negazione. EDIZIONIL FORMICHIERE Fernanda Plvano MOSTRI DEGLI ANNI VENTI FriedrichHacker AGGRESSIVITA' E VIOLENZANEL MONDO MODERNO SergioMancini ALCOOLlSMO INDAGINESULVELENO DI STATO MassimoMoscati -GUIDA AL CINEMA DELL'ORRORE Tullio Kezich IL MILLEFILM GiannalbertoBendazzi MEL BROOKS L'ULTIMAFOLLIADI HOLLIWOOD 20121 Milanovia del Lauro 3

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