RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

RE NUD0/51 LA CULTURA E' COME UN B 52 Queste sono riflessioni sulle idee, sullo stile, sul modo in cui la cultura si rapporta alla realtà. Con cultura intendo il modo di rapportarsi umano, il modo in cui ci poniamo gli uni rispetto agli altri, e il modo in cui ci poniamo rispetto alle cose, alle piante, agli animali. Prendiamo per esempio la situazione delle grandi città. La dcsobzion ; ·come Milano. E anche la campagna nei paesi industrializzati, come l'Ita– lia. O i paesi europei, o gli Stati Uniti o ,l'Unione Sovietica. Ci sono delle caratteristiche comuni nelle cul– ture di tutti questi paesi. E questa base comune di cultura è quella che va diffondendosi in tutto il terzo mondo, in Africa, in America Lati– na, in Asia. Si avvia a divenire la cultura dell'intera specie umana. E' una cultura aggressiva. Non rispetta la terra, l'ambiente, le altre forme viventi, gli animali, le piante. Calpe· sta le relazioni fra Ie varie forme di vita, distrugge e trasforma l'ambien· te, senza realmente vedere ciò che c'è. Uccide senza vedere. Senza atten– zione. E' come il pilota del B 52 in Vietnam, che uccide a distanza, attra– verso la mediazione di questo appa– rato tecnologico che è il suo aeropla– no. Non vede ciò che uccide. Ci si rapporta in modo tecnico. E' un ber– saglio, delle coordinate. Il pilota del B 52 non è un mostro, è un tecnico. Un figlio <l'i questa cultura. Come gli , esseri umani si rapportano alle altre forme di vita, cosl si rapportano an– che alla loro propria. Alla radice c'è il fatto che abbiamo perduto la capa– cità di vedere tutta la ricchezza della realtà, la complessità della realtà, i livelli magici della realtà (magus è colui che percepisce questi livelli più sottili dalla realtà, 'il personaggio raf– figurato nel primo degli Arcani Mag– giori dei Tarocchi). Noi non siamo consapevoli di questi livelli più sot– tili. Non mettiamo a fuoco con l'at– tenzione questi livelli più sottili. La nostra attenzione è tutta tesa a per– cepire i livelli di ordine strumental– mente utili, a manipolare la realtà. Se non cogliamo i livelli più sottili non cogliamo la vita, o la creatività, che si manifesta nella realtà. Coglia– mo la realtà come morta, inerte, mec– canica. Allora, l'ambiente che abbia– mo intorno è la conseguenza di que· sto tipo di rapporto con la realtà. Il bulldozer fa posto al cemento ra– schiando via la vita. E' un piccolo B 52. Gli strumenti della tecnologia sono strumenti potenti. Noi non sia– mo coscienti della potenza che abbia– mo fra le mani. La usiamo alla cie– ca. Con violenza. Lo strumento più semplice è già uno strumento poten– te. Una vanga è uno strumento po– tente. Affonda nella terra, che bru– lica di vita, e taglia la zolla in due. La vanga, come la spada, divide. Nei Tarocchi il seme delle spade corri– sponde fra le altre cose all'intelletto, all'attività analitica della mente. La scienza, madre della tecnologia, è un modo di guardare la realtà analitico e sintetico. Guardarla divisa in parti, e ricomposta attraverso la conoscen· za dell'interazione delle parti. Ma la vita corrisponde a una forma d'ordi– ne che si manifesta a livello globale, non è rintracciabile nella realtà scom– posta in parti. La scienza perciò non percepisce la vita della realtà, i \livelli d'ordine più sottili. Un tempo l'in– tuizione della vita che è in tutte le cose era la compagna quotidiana de– gli esseri umani. Un tempo si aveva la nozione del carattere sacro del ge– sto di affondare una vanga nel suolo. Si aveva la nozione che è un gesto molto potente. Cosl, i miti esprimo– no la coscienza del carattere sacro dell'uccidere un animale, per esem· pio, o del coglierè una pianta. Allora la coscienza del significato di nutrir– si per esempio, diviene molto più profonda. Mangiare è consumare al– tre forme di vita per nutrire la no– stra. Che a sua volta diver~à cil;,o un giorno per altre forme di vita. Man– giare coscientemente è una medita– zione sulla vita e sulla morte. Ma noi non facciamo molta attenzione quando mangiamo. Non siamo co– scienti della vita il cui sacrificio si consuma nel divenire cibo per la no– stra. Non siamo molto coscienti di nulla. Nemmeno della nostra vita. Non siamo neppure molto coscienti del nostro cotpo. Non siamo coscien– ti delle leggi che reggono la nostra

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