RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

realtà interna. Le varie tendenze che si manifestano nella psiche ci porta– no di qua, di là. Sotto a tutta ·questa attività, al livello più profondo c'è la tendenza dell'io ad esistere e ad espandersi come entità separata dal resto dell'universo. La tendenza a di– vorare, fisicamente e metaforicamen– te, ad assorbire in sè, ad assimilare il non-io. A difendere la propria esi– stenza separata, il corpo, la propria forma psichica. Secondo i mistici di ogni tempo questa esistenza separata è illusione. Così è anche dal punto di vista della fisica moderna, poichè, quando si discende sufficentemente a fondo nell'analisi dei componenti della materia, la solida materia scom– pare e le cose cessano di avere un'esi– stenza separata in un senso fonda– mentale. Tutti gli elettroni dell'uni– verso, tanto quelli che formano Il .mio corpo come quelli che fanno par– te del sole sono in realtà un unico campo. Nessun elettrone esiste sepa– ratamente da tutti gli altri elettroni. Propriamente, alla fine c'è solo un fiume di energia che riempie lo spa– zio-tempo, e gli oggetti, jJ mio cor- po, per esempio, o le configurazioni del campo elettromagnetico associate all'attività del mio sistema nervoso, non sono che figure, vortici che si formano temporaneamente nel fiume dell'energia. C'è questa metafora, molto antica, della realtà come un fiume. Possiamo vederla così: la cor– rente è turbinosa e si formano e di– sfano dei vortici, delle figure nell'ac– qua. La nostra esistenza è come que– sti vortici. Un vortice non è un pac– chetto d'acqua separato. Nasce e muo– re ad ogni istante, poichè l'acqua che lo forma è acqua ad ogni istante. Ma se volesse aggrapparsi alla propria esistenza separata sarebbe una bat– taglia perduta perchè nella corrente i vortici si formano e si dissolvono continuamente. Così è per noi, figu– re nel fiume di energia che riempie lo spazio-tempo. Se facciamo suffi– cente attenzione scopriremo che an– che noi nasc'iamo e moriamo ad ogni istante. Ma la battaglia per mante– nere la nostra esistenza come entità separate, in senso ultimo, è una bat– taglia perduta perche si scontra con la morte. Ciò che è separato deve lii NUDO/SI inevitabilmente tornare a confluire nel tutto. In questa cultura non sap– piamo vivere giorno per giorno la co– scienza della nostra morte. Viviamo nascondendo a noi stessi la nostra morte. I riti che riguardano la morte in questa cultura manifestano un at– teggiamento, una resistenza ad accet– tare la dissoluzione nel gran mare delle forme viventi. E' curioso che la negazione della morte paralizza la coscienza della vita. Se fossimo pie– namente coscienti della vita e della morte, ogni istante della nostra vita sarebbe un'avventura di tremenda profondità, un mysterium tremen– dum. Questo è il senso del sacro. Che nella cultura occidentale è an– dato perduto. E allora è così. Non siamo molto coscienti di nulla, e ab– biamo in mano degli strumenti molto potenti. Così per esempio facciamo le centrali nucleari. L'industria in ge– nerale produce un inquinamento sem– pre più potente, non solo sempre più massiccio come quantità, ma sostanze sempre più lontane dai cicli naturali, sempre meno biodegradabili. E l'in– quinamento dell'industria nucleare è il più potente di tutti gli inquina– menti che l'industria umana produce. E' un inqu·inamento non degradabile. Da nulla. Che ha un decadimento proprio, che non è alterato da nes– suno dei processi che avvengono in natura, e neppure da nessuno dei pro• cessi della tecnologia umana. Le so– stanze radioattive emettono una cer– ra quantità di radiazioni, ed emet· tendo queste radiazioni decadono in altre sostanze, che possono essere a loro volta radioattive e decadere in altre sostanze, oppure essere stabili. Alla fine quando tutto il materiale radioattivo è decaduto in sostanze stabili non si ha più attività. Il de– cadimento non può essere nè accele– rato nè rallentato. La sua rapidità può essere caratterizzata per esempio dal tempo occorrente perchè metà del materiale presente sia decaduto, Si chiama semiperiodo di decadimen– to, e può essere di migliaia di anni. Fra le scorie radioattive prodotte dal– le centrali nucleari ci sono sostanze attive per migliaia di anni, alcune per molte migliaia di anni. Le radia– zioni emesse da queste sostanze io– nizzano i mezzi che attraversano. Quando colpiscono i tessuti di un organismo vivente, hanno le conse– guenze che si vedono nelle fotografie dei superstiti di Hiroshima. I tecno– logi nucleari progettano di contenere

RkJQdWJsaXNoZXIy