RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

RE NUD0/21 L GIOCHI DI MANI Lo stupro si gioca fra uomini, la donna non c'entra. Ma anche la violenza sessuale e le prese di posizione che ne derivano nel movimento mostrano come la contraddizione fra uomini e donna continui ad approfondirsi. Un intevento della femminista francese Elizabeth Salvaresi Lo stupro che divide oggi con nuo– va violenza uomrnt e donne, si chiarisce se riferito a un altro pro– blema che avevamo trascurato perchè, credevamo, non ci riguardasse diret– tamente in quanto donne. Il furto. I ladri legitt'imi, pochi privilegiati, detengono quello che dovrebbe esse– re fluido, in circolazione per tutti: se questo fatto, politico, provoca il furto e dunque lo spiega, almeno per quello che ·un incitamento può spie– gare un atfo, non per questo l'atto diventa automaticamente rivoluziona– rio, come sembra che credano alcuni. Uno sfruttato diventa ladro identifi– candosi in quello che ruba. Entra co– sì, come rivale, per la piega più ro– manzesca dell'illegalità, nella grande famiglia dei proprietari. E se diventa assurdo e politicamente disgustoso mandare un ladro a farsi giudicare da un responsabile dèi proprietari re~olari è propro perché nel furto tutto s.i gio– ca fra queste due persone, il ladre e il derubato del quale ultimo il giu– dice (dato che non riconosciamo alla legge alcun potere di mediazione ) è il rappresentante. Ora, quando si tratta di violenza, il problema è identico. Con solo in più un terzo elemento che si dimentica un po' troppo spesso. Anche perchè lo stupratore se ne frega, esattamen– te come i:l giudice. Lo stupro non è, come vorrebbe farci credere qualche avvocato, una richiesta esasperata di amore. E' invece l'appropriazione violenta di un corpo, privato da que– sto gesto di un uomo di tutta la sua realtà soggettiva. In un modo o nel· l'altro anche la violenza carnale è sempre il fµrto di un oggetto a un proprietario immaginario che te lo (la) rifiuta. Nello stupro non è la donna che conta, esattamente come nel furto non è l'oggetto; quello che rnnta è l'altro a cui ci si rivolge, il proprietario interiorizzato, una certa immagine dell'uomo che un uomo ha dentro di sè. Nello stupro non c'è la donna. Disporre di un oggetto per farsene proprietario: non c'è niente di meno " sessuale », in ogni caso niente di meno affettivo per un essere umano. E quindi spedire uno stupratore a lcirsi giudicare da un giudice, altro potenziale stupratore, non è per noi ,oltanto sottoporre un delitto a uri.a legge che non riconosciamo, ma so– ;irattutto lasciare due stupratori sbri– garsela fra foro là dove noi come llonne non esistiamo in ogni caso. [n un articolo di P. Goldman su 4uesto argomento c'è una frase mol– lO significativa: « Le donne avrebbe– ro potuto picchiarlo, castrarlo, inflig– gergli una violenza ancora maggiore ..:onl'aiuto di qualche strumento fal– lico artificiale ... » Questa legge del taglione, castrare un uomo, torturar– lo non significa altro che prendere il suo posto. Significa credersi iui. Così saremmo senza donna alla par– tenza e senza donna all'arrivo, nel migliore dei mondi fallici possibili. Ma per noi che vogliamo esistere come donne, essere desiderate come donne, e cioè anche desiderare come donne, e soprattutto come persone e non come proprietari ( sia pure per interposti fantasmi sessuali), per noi è .una necessità rivoluzionaria non usare violenza ai nostri stupratori. E allora, aspettando che gli uomini finalmente si convincano che una donna esiste, non ci resta che questa <i impasse » che è però anche una lotta: obbligarli a confrontarsi gli uni con gli altri, stupratori in toga e in borghese, fino a che si accorga– no della nostra assenza nel loro gioco. Ma la cosa più importante che queste storie di violenza rivelano, attraverso l'identificazione di massa degli uo– mini, anche dei più vicini a noi, in uno stupratore sotto processo, è il loro attaccamento a un tipo di ses– ·sualità che non è solo quella della violenza, ma anche, nella maggioran– za dei casi, quella dell' « amore » di tutti i giorni, sistema di proprietà che la loro liberazione sessuale sem– r,licemente collettivizza, mantenendo– lo e moltiplicandolo. Dall'inizio della nostra lotta di don– ne sono passati otto anni. E' di buon gusto, per gli uomini più avanzati, lavarsene le mani.

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