RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

Ce.rt.o cne sei indietro nimbo, D.Coope,r fuc,e, che. 1ìon --~' _ ..s.,!;J!_s.s e' import.aY'lt,e. . il m.1.me, ro ''"'~~- ~ - - ma la 1: ,e.ne ;rez.za dtl - - ra pport,o -~1 "'J--==- RE NUD0/15 Le aggressività fra noi sono sta– te per molto tempo nascoste e sono uscite forse solo quando il gruppo •si stava disfacendo, quan– do la struttura aveva perso di credibilità. Nei rapporti attuali siamo più pro– vocatori, anche se quando ci amiamo ci amiamo più profonda– mente, più completamente. E se da una parte diventava più facile arrivare a realizzare un modo di · comportarsi che ci potesse pro– curare donne, onore e gloria, di fatto non abbiamo recitato que– sto ruolo, se non per brevi perio– di e inconsciamente. Noi crediamo di non aver creato un nuovo tipo di maschio. Ognu– no di noi è molto diverso dall'al– tro. Certo c'è in comune una maggiore dolcezza, un uso diver– so del nostro corpo, della nostra mente. Siamo senz'altro più belli, più interi, meno aggressivi e mol– to meno autodistruttivi; più facili. al coinvolgimento, più attenti al– le persone. Quando siamo felici siamo più fe-lici, quando siamo tristi più tristi. Meno controllati. Ma anche questo non basta. Il ruolo è ancora in agguato dietro ad ogni angolo, i bisogni sono au– mentati, più profondi, meno mi– stificabi Ii, e con loro le richieste. Per tutto questo è molto difficile indicare il ruolo che scatta nel rapporto con la donna. Troppo va– riabili. Possiamo dire che il rap– porto è più intenso. ma anche più fragile; più improvisato e spontaneo e ricco nei momenti - felici, ma pronto a ricadere nei gesti incisi nel vecchio copione quando entra in crisi. All'intepretazione ottimistica fin qui espressa si affianca però un' interpretazione pe_ssimistica e che esce da dubbi recenti, da una ridiscussione della esperien– za. più pericolosi di un violentatore, di ,un ùomo polit,ico, di un «com– pagno-padrone del P'CI o extrapar– lamentare, di un leader. uomo o donna che sia, eterno alleato pie– no-di-consapevolezza e di ci-sono– pa&sato-prima-io. di una Lidia Ra– vera o di una Adele Faccio e mol– te volte, perché -no? di un omo– sessuale. Tentiamo ora ,un bilancio. Chi siamo noi? Che tipo di rap– porti abbiamo? Quale ruolo, gio– chiamo nei conf.ronti di una don– na? Di fatto i compagni che hanno portato avanti l'autocoscienza e– rano maschi già di per sé in crisi col ruolo, e H femminismo è sta– to solo la botta finale. Noi non rispondevamo alle. prestazioni che il ruolo ci richiedeva. Eravamo insomma dei maschi perdenti (quanti di noi si sono identificati in « provaci ancora, Sam!»). Sorge quindi il dubbio che l'esperienza dell'autocoscien– za sia servita a trovare un ruolo maschile diverso, che fosse vin– cente nel,le mutate condizioni po- litiche e culturali. · In un certo modo lo è stato. Il gruppo, ogni gruppo, regala la sensazione di essere accettati, difesi, bravi e quindi forti. E' sta– to .così anche per noi. Del resto ora noA abbiamo né o– nore, né gloria, né donne adoran– ti la nostra non virilità. Non sia– mo il prodotto dei mutati rappor– ti di forza, fieri, eleganti, in ar– monico equilibrio con l'ambiente che ci circonda. La scelta è ancora tra una .posi– zione difensivistica che lascia spazio al recupero borghese del• le idee a cui contrapporre una violenza di rapporti da tempo di guerra, e l'accettazione del crollo de,lle sicurezze basate sull'inco– scienza ,di sè e del proprio modo d'essere nei rapporti col reale, nel rilancio di una· lotta creativa che vada ad innescare -la molla della voglia di -un comunismo fe- lice. Se all'interno di questa voglia si riesce a sviluppare un nuovo rap– porto fra maschi che riesca a mettere in discussione i,I model– lo esistente, ad estendere e fare vivere in prima persona le con– traddizioni proposte dalle donne, dagli omesessuali, noi crediamo che ne può derivare solo qualco– sa di positivo. Non si tratta di lanciare una linea riformistica che, sotto la passiva accondiscen– denza, schiacci il femminismo su posizioni d'attesa, nè di proporre che le donne ci tendano la mano, ma di iniziare un processo di li– berazione autonomo anche per i maschi. E' questo secondo noi l'unico mo– do, se si esclude l'eliminazione fisica della razza umano-maschio, di ritrovarci un giorno, percorsi i nostri cammini individuali, con la voglia di un rapporto tra esseri umani e non tra fantasmi di ca– tegorie chiuse. Guido, Giorgio, Marcé,,

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