RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

RE NUD<.)/2A Comunque al ·ritorno a MMano, saltata l'atmosfera del •volemo– se bene »venne lanciata la secon– da fase che potremmo chiamare: basta teorie, basta raccontini, parliamo dei rapporti che esisto– no fra di noi. Questo modo di metterci in di– scussione non è stato più abban– donato e ha costituito :la verifica principale di quello che succede– va fuori e dentro il gruppo. E' fa– cile individuar,e in :questa prassi delle grosse lacune. Finché azio- · ne e verifica restavano chiuse in quattro mura e in una sera la set– timana, e soprattutto all'interno della logica che scatta automati– camente in ogni gruppo e che tende alla conservazione della struttura, non è faci-le trovare il modo di oltrepassare la masche– ra che ognuno di noi pone davan– ti agli altri e a sé stesso, cre– dendo e facendo credere che sia la sua vera faccia. Fu forse dalla ·coscienza di que– sto e dal ripiegarsi della discus– sione in, un circolo vizioso che iniziarono una serie di rapporti in– terpersonali al di ,fuori delle riu– nioni del gruppo. Mancava ancora il confronto In certi momenti fondamentali della nostra vita (il lavoro, i'I rapporto con la casa, con la propria part– ner), ma incontrarsi e oss·ervarsi nel gioGO, nel divertimento, nel relax faceva cadere molte ma– •schere e. forse (ma in fondo lo crediamo), la voglia di metterse– ne altre. A questo ;punto tornaro– no fuori argomenti già affrontati, come la masturbazione o il coito, ma il modo di affrontarli era mol– to cambiato. C'era molta più ·vo– glia di sputtanarsi, di lasciarsi an– dare e in questo modo successe– ro due cose: 1) prendemmo co– scienza di una serie di difese e di mistificazioni che avevamo o– perato o che operavamo ancora, 2) cadde l'immagine del •ma– schio femminista• che ognuno di noi aveva dentro. <Ci accorgem– mo cioé che non eravamo allea– ti nè tantomeno oppressori all'in– terno del rapporto con le nostre donne. li rendersi conto che la pratica dell'autocoscienza ·aveva modificato il modo di stare fra noi, di porci nel sociale al con– fronto con la politica o il lavoro, di stare,con gli altri maschi •non autocoséienti•, ma eh~ non ave- ; va intaccato i'I rapporto con la donna nella sua essenza (la ne– gazione di lei) fu determinante per la crisi del gruppo. Inoltre si accompagnò con l'evidenziazione che, mentre nel rapporto con g,li omosessuali era bastato non mi– stificare per poter comunicare e, tutto sommato, arrivare a non op– primere, almeno nel momento im– mediato del rapporto, con la no– stra donna, per distruggeré il vecchio modo di stare ins·ieme, i ruoli e r oppressione, era neces– sario un passo ben più radicale, ma che nessuno di noi è stato in grado di compiere. Noi crediamo che il gruppo sia servito a mostrarci, almeno In parte, un cammino di liberazione individuale che tuttora stiamo cercando di percorrere. E' altret– tanto vero che in molti momenti questo percorso è stato compiu– to ancora una volta sulle spalle e suHa testa delle nostre donne. Era una nuova oppressione, mol– to più difficile da individuare e forse anche più pesante, perché ammantata da una copertura di rl– voluzionarietà e anche dal senti– re che dentro •di noi nasceva qualcosa di nuovo. Un'oppressio– ne che anche per le donne era . molto più difficile da parare, da denunciare. Noi crediamo che questo sia un grosso nodo che almeno nella fa. se attuale è irrisolvibile. Il cammino di liberazione di una donna e quello di un uomo sono troppo diversi e così divergenti che non possono procedere an– nodati. Ne risulta solo il cresce– re dell'aggressività e un continuo pestarsi i piedi. Così è successo che molti dei nostri rapporti di coppia sono sal– tati in maniera più o meno defi- nitiva, più o meno cruenta. ~ L'ultima fase possiamo chiamarla con un tocco di drammaticità: la morte del gruppo, Fu una ·strana morte che è diffici– le da analizzare. Aveva in sé mol- Del re&bo la pe.r1e.t.~azione co:rne al:,l;o in se.• e; solo il :riaffe-rmare la pi-op:ria supremazia di ma~clù:.o - te cose: il raggiungimento del di fondo, la· consapevolezza che nibili, più aperti e, tutto somma-~le piccole crepe che eravamo riu– confine naturale della struttura sciti ad aprire nella corazza del del gruppo così come si era an- ruolo, i'I gruppo non sarebbe riu– data a creare, divergenze _rispet- scito ad aJlargarle. to al che fare delle nostre vite, ravamo però cambiati: più dispo- casini nei nostri rapporti interper- o, più veri. Nemici per le don- sonali che non eravamo più di- ne? Senz'altro, ma non più nemici sposti a passare sotto silenzio e, di prima. Nemici dlvers,j, ma oon

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