RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

RE NUD0/10 in cima alla montagna, lasciare sgom– bra la pianura con i campi coltivati. L'avanguardia di giovedl 9, non più di cinquanta persone sotto una legge– ra ma persistente pioggerellina inizia la salita con zaini, tende, sacchi a pelo, viveri. Una salita faticosa ma non solo per la pendenza o la piog– gia ma perchè non c'era nessuna si– curezza di trovare e cosa trovare. Le indicazioni di un altopiano sulla cima della collina erano quanto mai vaghe, la paura di non trovare una sorgente era tanta. Mezz'ora di cammino, poi come il Terra terra! di Colombo, Paolo Faccio1i più avanti di tutti ci segnala di essere arrivato in un po– sto vasto e accessibile. Non era l'alti– piano. che avremmo scoperto solo suc– cessivamente e dove ci saremmo riu– niti per le meditazioni ma comunque un posto abbastanza grande per al– cune centinaia di persone. IL PRIMO GIORNO ( giovedl 9 giugno) Non tutti decidono di sa'lire. Alcuni già durante le trattative con i cara– binieri si erano accampati alla base della montagn.¾. All'inizio sono po– chi, una decina di tende. Il tempo è nuvoloso, rare le schiarite anche se la pioggia non è mai fortissima. Il clima fra i compagni è invece teso. Molti si vengono a lamentare. « Qui dicono che piove sempre! » « Perché avete scelto questo posto? » Mano a mano che arriva la gente sempre di più si estende la convinzione di una impossibHità di fare qualcosa di più di un campeggio puro e sempli• ce. Invece nel giro di tre ore si tro– va l'acqua, si piantano le tende nel raggio di sette-ottocento metri nasce un accampamento dove ognuno ha il suo spazio, a poco a poco le tensioni spariscono e con loro la pioggia. In– tanto irlla base deHa montagna cre– sce il numero deHe persone che de– cidono di non salire. IL SECONDO GIORNO (venerdl 10 giugno) Dopo una notte che ridà forza a tutrti quanti, intorno alia tenda dei sabiasi del maestro indiano Rajnees si apre una discussione che dura dal primo mattino fino a mezzogiorno. Un cer– chio di persone che da cinque sei di- .ventano trenta quaranta. Si discute àel misticismo, dei compagni, dell'as– surdità di queste etichette, della ri– tualità, del simbolismo ( i saniasi si vestono con colori gra– vitanti intorno all'aran· cione) del senso o me– no di questo modo di porsi. Il risultato della disciissione è proprio quello di sgomberare il campo dalle diffidenze reciproche mentre qual– cuno propone di inizia– re a fare delle sperimen– tazioni. Si passa la voce e in pochi minuti una settantina di persone si ritrovano in uno spiaz– zo non lontano dalle tende a fare per la pri– ma volta (quasi tutti) sperimentazione di mt:– di,tazione danzata. Intanto aUa base della collina si è formato un vero e proprio secondo accampamento: molti fra l'altro, dei nuovi arri– vati, non sanno neppu· re dell'esistenza del pri• mo campo in cima alla montagna. In basso si formano ancht: le cucine « ~,ponta– nee » come gli amici del « Dorje tibe– tano » con i loro 100 chi-li di riso integrale, certamente impossibifoati a salire il pendio. Sopra arrivano Cappa e gli altri del centro Zen di Ferdinando Nason. Si accampano in una zona intermedia fra l'alto e il basso e iniziano una intensissima attività davanti alla loro tenda che coinvolgerà ogni due o tre ore piccoli gruppi di dieci-quindici persone a1 massimo. Verso sera la situazione dei due ac– campamenti è la seguente: centoven– ti tende sopra, circa duecento tende sotto, in totale circa erano presenti un migliaio di persone che saliranno si:lbato a circa millecinyuecento. Alla base della montagn,1 gruppi di giova– ni si mettono insieme per jam collet– tive in un clima che molti hanno vis– suto teso e violento menrre molt.i al– tri hanno vissuto tran– quillo e armonioso. Pro– babilmente sono reali entrambi le sensazioni cioè diversi gruppi nel medesimo posto hanno vissuto esperienze diver– se. Infelice fra l'altro la situazione logistica: un : prato piatto e assolato (oggi è spuntato il sole

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