RE NUDO - Anno VIII - n. 54 - giugno 1977

RE NUD0/36 CINEMA AL FEMMINILE ...e l'u-omocreò la don L'Immagine della donna che cl offre il cinema è l'immagine che l'uoino ha della donna. Con queste testimonianze, cinque compagne di Verona cl parlano delle donne, di loro stesse, alla ricerca del proprio linguaggio, della propria creatività, della propria immagine... Kinomata (rassegna di film fatti dalle donne) si è tenuta a Verona dal 5 al 20 marzo: per noi che l'abbiamo preparata poteva significare fare davvero una 'rassegna' di film. Un luogo (con inizio e una fine) dove entrare a basso prezzo, una filmografia; dei dibattiti sui film, la speranza che anche a Verona non si facesse il vuoto come a Milano, Roma, in parte Padova. Abbiamo voluto (anche se il risultato è discutibile) che Kinomata diventasse invece il lavoro di un collettivo, che proponesse non solo di guardare, ma di partecipare, di elaborare, di continuare questa avventura di scoperta del « nostro occhio », del nostro linguaggio, della nostra parola. Della nostra diversità. La cosa più bella per noi, durante il lavoro, durante la ricerca, è stato scoprire che avevamo le stesse intuizioni, che esistevano per tutte le· stesse cose. Che la differenza esiste, ha i suoi modi, e che le stesse parole, le stesse espres-sioni le trovavamo in donne distanti da noi. Come se i pezzi di un mosaico si ricomponessero: i pezzi del mosaico della nostra storia. Cicci, Donatella, Gabriella, . Nazzarena, Piera Quello che proponiamo sono in parte pezzi nostri, in parte stralci da interventi di Frederique Gros (una regista del gruppo francese 'Musidora ' che si è prefisso lo scopo di produrre e distribuire solo film di donne) e da Anats Nin, scrittrice americana, di cui, presso Bompiani, è appena uscito il primo volume del suo monumentale 'Diario'. Il cinema rimane ai margini del nostro sforzo, che. è quello, in fondo, di dare forma e nome alla creatività femminile. « Gli uomini hanno tentato di tirarmi fuori dal ventre: essi chiamano questi obbiettività... La mia opera deve essere il più vicino possibile al flusso della vita. Deve istallarsi all'interno del seme, della crescita, dei misteri ». (Anaìs Ninl. \ SPETTATRICI: Di che cosa? Di qualcosa che parli di noi, che ci spieghi come siamo o come dovremmo essere, che ci rac– conti le emozioni che proviamo, che magnifichi le nostre lotte che riven– dichi i nostri diritti. Perchè, finora, è questo ciò di cui ci siamo accon– tentate. I registi sono essenzialmente uomini e hanno creato tante immagini di donna: la donna che sognano, che odiano, che desiderano, che non ca– piscono, che vorrebbero capire, che amano sfruttare, che amano adorare, eccetera. Immagini dell'ALTRO ma non le NOSTRE. Ecco il punto. Tut– ti parlano della donna, negli ultimL tempi, poi è diventata la carta vin– cente. L'abbiamo visto nelle ultime elezioni: ogni partito, senza distin– zioni, aveva la sua « donna nella ma– nica », pronto a sbandierarla al mo– mentQ giusto. Hanno inventato l'an– no della donna, il giorno della don– na, ecc. ecc. Qualche volta ci sembra di star per vincere tutto. Restano, forse, wltanto i fantasmi, i nostri fantasmi da esorcizzare? Questo « essere parlate, essere guar– date, essere sentite » finirà soltanto quando tutte vorremu « guard,m.:, parlare, vedere ». Naturalmente di strada se n'è già fat– ta molta. E solo l'avanzamento del Movimento della Donna, ci permette oggi di cominciare a guardare in fac– cia anche i nostri fantasmi. Così, mentre da una parte continua la lot~a per l'emancipazione, il ma– schile, dall'altra, si cerca attraverso l'autocoscienza e la ricerca, di ritro– vare quella voce da tanto tempo per– duta. Trovarla in noi e tra noi, per farla cantare nel modo più originale possibile, sbarazzarla di tutto ciò che è spurio, acquisito, amato e odiato insieme. C'è una differenza tra la lingua im– parata dagli uomini e quella imparata dalle donne? Certamente si. Mi di– cono che in Giappone si differenzia addirittura nel ritmo e nella pronun– cia delle paro!.-!.Da noi ci sono innan– zitutto delle distinzìoni in settori: quello di cui può parlare una donna (ma è meglio che s.tia zitta) e quello di cui deve parlare un uomo. Giogo per tutti e due ben si intende (guai al bambino che gioca con le bambo– le) solo che l'uomo si è impadronito del vocal;>olariodel potere e la donna

RkJQdWJsaXNoZXIy