RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

8 CIRCOLI GIOVANILI QUARTIERE: A CHE PUNTO SIAMO DI situazione di Cormano, che è anche uno dei centri di smista– mento della 'pesante' per la zo– na attorno. Cormano CORMANO. È stato occupato un edificio in Cormano, all'in– terno del quale abbiamo comin– ciato a fare un po' di attività. Purtroppo non c'è mai molto tempo, perchè di giorno lavo– riamo tutti, e le cose sono un po' disorganizzate. C'è un mer– catino popolare, roba usata, dove la gente veniva a scam– biarla o a comprare, poi c'è una commissione che sta preparan– do dei burattini, con un testo fatto da loro, c'è una commis– sione musicale, con dei compa– gni che sanno suonare e che in– segnano ad altri e poi c'è la commissione femminile. Ultimamente è stato affrontato il problema della droga. Bisogna ricordarsi che que– st'occupazione era partita, all'i– nizio, con l'esigenza di cercare un posto per i giovani, e in base a questo ci eravamo mossi tro– vando questa villa in un parco. Tra l'altro li si discuteva anche sull'utilizzo pubblico della villa a tutti i livelli. Per questo siamo anche partiti con gente non po– liticizzata, generici che aveva– no bisogno, come noi tutti, del resto, di trovare degli spazi al– ternativi al bar per vederci e trovarci assieme. Come abbia– mo fatto? Abbiamo diffuso un volantino in cui convocavamo una riunione per discutere tutti assieme della possibilità di tro– varci uno spazio nostro. Di li la proposta dell'occupazione della villa che doveva anche servire da centro per il lavoro con gli altri giovani. Ci siamo divisi in commissioni, come quella sulla droga, cercando di riferirla alla Le difficoltà ci sono state, an– che perchè noi non avevamo nessun punto di riferimento ri– spetto a questo tipo di pratica politica, non c'erano altri esem– pi che potessero darci indica– zioni. La gente era molto con noi, questa enorme villa era ab– bandonata, con un sacco di verde attorno, e abbiamo anc~e raccolto dei soldi andando casa per casa a spiegare i motivi del– l'occupazione e della lotta. Le difficoltà, a dire il vero, dipen– devano dal fatto che eravamo tutti un po' nuovi a questa espe– rienza, e anche al fatto che non eravamo riusciti a darci una forma stabile di organizzazione. I Seggiate SEGGI ATE. Da noi c'è un comi– tato di quartiere che è formato dal Movimento Studentesco e AO, insomma, da intellettuali. Noi invece eravamo tutti com– pagni che fumavano, autonomi. LC. E questi qui!! C'han preso tutti assieme, addirittura c'era– no alcuni che volevano racco– gliere le firme in giro per sbat– terci fuori. .. una roba allucinan– te ... Poi invece non l'han fatto, e noi ci siamo costituiti a grup– po e abbiamo cominciato a la– vorare. Abbiamo fatto dei mu– rales, dei manifesti, e abbiamo intenzione di metter su uno spettacolo teatrale, fatto da noi, in cui cerchiamo di dire le esi– genze che abbiamo noi e il pro– letariato giovanile in genere. Nel frattempo stiamo facendo un'inchiesta, sempre per rac– cogliere materiale per lo spet– tacolo. Però siamo in pochi, quindici persone, ed è un po' difficile. Poi, anche questi dei gruppi, hanno sempre lo stesso atteggiamento intellettuale. C'è una commissione culturale che fa gli spettacoli di sinistra, i film di sinistra; la gente va li, vede, fanno il dibattito, e poi tutti a casa. Una volta invece noi sia– mo riusciti un po' a ribaltare il discorso. Dicevamo che si par– tiva da cose risapute, che quel– le cose di sinistra sì, sono belle, però non partivano mai dalle esigenze 'reali della gente che andava li, e che era di parteci– pare, e di creare, e non di stare a guardare cose fatte da altri. Un'altra difficoltà, oltre a quella del rapporto con questi dei gruppi, è che ci sentiamo un po' in un gruppo chiuso. Cioè, stia– mo bene tra di noi, ma poi non riusciamo a andare all'esterno, da quelli dei bar, a parlare con loro e fare qualcosa insieme a loro, e non sempre per loro. E l'inchiesta ci dovrebbe servire anche come possibilità di anda– re nei bar con una penna e un pezzo di carta e cominciare a parlare con loro, veder un po' cosa si può fare. Tra di noi, ogni volta che ci ve– devamo, usavamo un metodo che si può chiamare di autoco– scienza. Parlare dei propri pro– blemi personali, cercando di superare anche i limiti ristretti di un gruppo di autocoscienza portando subito fuori le cose che uscivano tra gli altri giovani del paese. La nostra idea era di fare del teatro di strada, insomma di usare vari mezzi espressivi per comunicare le cose all'esterno. 11 problema però era anche che, al momento di tradurre le cose in pratica, molti giovani proletari non si identificavano nelle cose che si volevano fare, e tutto si bloccava. Adesso vo- 1evamo avere dei confronti con i gruppi femministi, e anche con altra gente del paese non necessariamente del nostro gruppo. Sesto San Giovanni SESTO. Noi abbiamo occupato un cinema abbandonato da una ventina d'anni, e l'occupazione è durata un mese. L'occupazio– ne del cinema era soprattutto per creare uno spazio per i gio– vani, e accanto a quella c'è sta– ta poi l'occupazione di una enorme ex fabbrica abbando– nata per crearci invece dei ser– vizi sociali. E l'occupazione di questi due grossi spazi è stata si l'occasione di avere rapporti con i giovani del quartiere, ma è anche stata un po' la cosa che ci ha fregati all'interno del circolo. Avendo noi del circolo giovanile occupato questo spa– zio per gestircelo in prima per– sona, evidentemente, ci siamo subito trovati di fronte al proble– ma della gestione dei servizi sociali e alla necessità di legar– ci al proletariato del quartiere. Però questa necessità di ge– stione ci ha fatto dimenticare tantissime cose questo perchè già noi come giovani avevamo un casino di problemi nostri (e non serviva fare i militanti clas- sici del!' "intanto organizziamo– ci") ai quali si aggiungevano appunto quelli della gestione del centro sociale, che richie– deva anche un impegno incre– dibile da parte nostra. Le cose buone di quest'occupa– zione ci sono state, e sono sta– te grossissime. Soprattutto, questo problema del proletaria– to giovanile non era mai stato trattato, e non c'era nessuna 'li– nea', nessuna indicazione già data. Era tutto da fare, tutto da scoprire. E poi i problemi c'era– no anche al nostro interno. An– che nel collettivo che aveva or– ganizzato le due occupazioni c'erano le solite divisioni tra chi è definito sballato, fricchettone, militante politico, cane sciolto ecc. Quindi, il problema di stare assieme, di superare il privato, e capire che anche tra di noi ci sono un sacco di casini a co– municare, a stare insieme, a riappropriarci della vita, e che tutte 'ste cose non sono delle belle parole, ma sono anche un casino difficili. E poi, anche li. Vabbè dire che i giovani stanno male assieme, che scopano male, che non hanno spazi, che sono disoccu– pati e sfruttati e tutte queste co– se. Ma quello che noi ricerca– vamo nell'occupazione era un salto qualitativo: noi cercavamo un modo di vita, un modo di sta– re assieme già alternativi ... perchè anche ripeterci conti– nuamente che noi abbiamo dei problemi, che i giovani non co– municano, che bisogna supera– re il privato, il politico, serve, però ci sembrava che non ci fosse ancora una pratica no– stra. E infatti possiamo dire che le cose più belle, le cose che abbiam fatto, che ci legavano, era ad esempio il fatto che si andava fuori a mangiare tutti assieme, e poi a fumare insie– me. Per esempio, quando sia– mo andati fuori a mangiare, e alcuni hanno iniziato a fumare, li c'è stato proprio un momento di autocoscienza. Uno ha detto: ma come, 10e te c, conosciamo da tanto, tu fumi e io no, devi smettere, e l'altro s'è incazza– to, e allora tutti abbiamo parlato in prima persona di quel proble– ma e poi di tanti altri. Cosi l'in– tendevamo l'autocoscenza. Segue a pag. 35

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