RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

embé che c'é? E adesso? Ah si, il lavoro; dunque per il lavoro io avevo grandi idee per la testa, mica volevo passare la vita mia in fabbrica, avevo deciso di fare la carriera militare; ma é cominciata ancora al paese che mio padre mi ha tolto lo studio e mi ha mandato in un'officina meccanica che c'era là dove mi davano 1000 lire alla settimana. Poi é arrivato quel giorno famoso di quel pestaggio terribile in famiglia, i carabinieri e si insomma me ne sono venuto via. Ma siccome non volevo essere l'ultima pezza da piedi in fabbrica facevo un corso meccanografico insieme al lavoro di fabbrica. Come facevo a sopportare la fabbrica? Ma io mica ci stavo in fabbrica, mi sollevavo molto sopra, solo il mio corpo restava li. Poi è successo che ho incontrato i freak e ero tutto pace-amore e libertà; adesso non volevo più fare il militare ma il guerrigliero. Fumavo, facevo acidi, dicevo di essere anarchico e frequentavo Re Nudo, (n.d.r. il Centro di Controcultura di via Maroncelli '72- 73) ma mi faceva tristezza, però, Re Nudo. Avevo · finalmente degli amici di questi amici alcuni si sono salvati ma altri si bucano e altri sono diventati fasci. Poi ho avuto una crisi, dovuta anche al fatto che una mia amica giovane al paese era morta, era morta di cancro, e dopo entrai nel collettivo operai studenti di L. C. Ma anche questa era una droga: lotta di classe per il partito, organizzazione per il partito, militanza per il partito ... lo la politica la faccio per riconquistare la vita; le masse sono protagoniste delle lotte o oggetti da usare? E poi i compagni erano antagonisti e il partito sembrava una specie di passerella per i più bravi; si faceva a chi parlava meglio per conquistare i cadreghini; i compagni arrivavano a odiarsi a vicenda per questo. Poi abbiamo cominciato a capire che il rapporto doveva essere diverso, che insomma doveva esserci amore e che si lavorava per le stesse cose e non uno contro l'altro, perché nonostante che siamo stronzi è 4 anni che si sta insieme con questi compagni e come si fa, dico a non volersi bene? Però continuavo a lavorare come un pazzo, lavoravo come per dimenticare me, mi annullavo insomma. Invece quello che voglio fare è autocoscienza, e riflettere sulla mia condizione é quello che stiamo facendo adesso; più attenzione all'individuo e poi collettività. LIMBIATE: UNA STORIA D'AMORE E DI RABBIA Compagno di Limbiate. lo sono di Limbiate e per noi del circolo operai studenti il proble– ma è quello della disperazione. Cavolo, viviamo praticamente al bar, sai quei bar alla fermata del tram con tutta la gente che entra a comprare i biglietti e la televisione messa su in alto e niente tavolini ... ecco d'inverno stiamo sempre lì e d'estate sul– le panchine, ce ne sono due in fila, sempre le stesse siamo sempre lì. Ogni tanto qualcuno suona la chitarra... Poi quando magari c'è una festa al Palalido cavoli c'è il problema della macchina, ce l'hai? no? E allora? Ma por– co dio... E poi magari si trova ma intanto siamo diventati un casino perché si è sparsa la no– tizia e allora qualcuno deve ri– manere e non è giusto e così fi– nisce che fra una palla e l'altra si arriva un'ora dopo! Ogni tan– to andiamo in cantina a farci un joint, ma qualcuno dice se avessi una figa non fumerei, ma cavolo allora il joint è un'alter– nativa alla figa? Allora hanno ragione gli altri quelli che dico– no che è un'evasione ... se c'è la neve giochiamo con la neve, oppure andiamo al cinema, quale? Quello con le tette; di– ciamo davanti ai cartelloni guarda che tette quella lì, dai andiamo; ma allora fai come tuo padre non è cambiato nien– te. C'è poi uno che si chiama Merlino, cioè siamo noi che lo chiamiamo così perché ha la testa coi capelli che vanno a punta come i maghi, che ha un impianto stereo, ma quasi mai lo possiamo sentire perché i suoi non vogliono rumore. Poi ogni tanto al bar arrivano da un altro paese tre ragazze e allora noi mica che magari le andia– mo vicino con un bacino, così, o che scherziamo un po', non le saltiamo proprio addosso come dei sottosviluppati. Ecco; però allora il problema non è orga– nizzare la festa, tenendo in pie• di questo casino di rapporti brutti e sbagliati fra di noi, co– me una parentesi di qualche ora, e dopo si ricomincia a non fare un cazzo e si continua a vi– vere in quel bar lì. Comunque il problema della fa– miglia è centrale per noi. È paz– zesco, ma nelle assemblee che facciamo adesso fra di noi ci sono dei tipi che ti boicottano qualunque iniziativa perché, dato che il loro padre ha il col– lasso o roba del genere allora loro devono tornare alle dieci se no lui sta in pensiero e quindi non possono fare niente con gli altri. Così dicevo fanno il boi– cottaggio per la paura che gli altri si organizzino senza di lui, per non rimanere isolato. Così non si può andare avanti. E io gliel'ho detto a uno di questi qui: tu prima o poi te li devi ri– solvere sti problemi e allora meglio prima! "Ma sai cosa ti rispondono molte volte sti tipi qui? Ti dicono: adesso fra poco vado militare poi torno e mi sposo così mi tolgo dalle balle la famiglia!!! Hai capito? E si ri– comincia ... Ma come, cazzo ... io non so. L'altro giorno, un po' di giorni fa finalmente ho trovato una ra– gazza, perché cavoli, sempre masturbazione, va beh che io non per vantarmi ma sono an– che bravissimo. Comunque in– contro sta tipa qui a una festa al palalido, la vedo e le dico "perché non saluti anche tu quel tipo là in fondo?" E lei "Ma cosa vuoi che saluti uno che non lo vedo neanche, che spon– taneità vuoi che abbia?" E la cosa finisce lì. Poi la rivedo a un'altra festa al palalido e le di– co "Oh, guarda come va?" E la cosa finisce lì. Poi la rivedo an– cora alla terza festa al palalido e allora le dico "Senti un po' ma non potremmo vederci tutti i 7 giorni?" E lei prontissima con foglio e penna giù il telefono, una organizzata, brava con spazi di autonomia anche nella sua famiglia. Insomma l'indo– mani è domenica e usciamo in• sieme. Quando è l'ora di cena lei mi dice senti io devo andare, ah è una storia assurdissima!, devo andare da un tipo che ha la moglie in ospedale per l'ap– pendicite e vuole che io le fac– cia compagnia se no lui non rie– sce a mangiare. Puoi venire an– che tu. O.K. dico e vado. Man– giamo co sto tipo qua assurdis– simo e a un certo punto lei dice "lo non vado mica a dormire a casa" "Cazzo, dico io, neanche io ci vado." "Non fate compli– menti - ci dice quel tale - se volete potete dormire qui e fare quel cavolo che volete tanto io domani vado a lavorare prestis– simo." Allora insomma siamo stati lì ed è stato molto bello, finalmente abbiamo fatto l'amore e siamo stati insieme tutta la notte. Poi ecco, per dimostrare l'assurdo della famiglia, io la mattina do– po telefono a mio padre a gli di– co, "ho dormito fuori" "eh, ho visto" fa lui e poi "mica con quella ragazza che ho visto ... " "bravo con quella lì - dico io. "Ah sun cuntent, sun cuntent" "Anch'io, un casino" ci ho det– to. Dunque sembrava tutto be– ne; invece vado a casa con lei per mangiare, regolare no? e li vedo col muso, che mi accolgo– no con delle facce che io capi– sco subito e dico alla ragazza, via andiamocene di qui. Così lei è ritornata a casa sua a risol– versi le sue rogne e io a casa mia le mie. Ah, già, non ho parlato del lavo– ro, così magari questi pensano, ma che cazzo fa questo qui; dunque io lavoro in una piccola fabbrica e a un certo punto com'è come non è mi sono dato un po' da fare e sono stato elet– to al consiglio di fabbrica. Ero molto contento perché pensavo "così finalmente lo potrò vede– re in taccia questo padrone, gli potrò sputare in un occhio ..." E invece una mattina bello tran– quillo mentre faccio la coda da– vanti alla mensa apro 'Lotta continua' e sento dire subito "tel lì il pruvucatur" "eccoli i delinquenti" "siete voi, è colpa vostra" "guardate chi avete eletto un capellone drogato!" Insomma è successo che tutti i membri del consiglio di fabbri– ca hanno uno dopo l'altro dato le dimissioni di modo che sono rimasto solo e hanno dovuto ri– fare le elezioni e questa volta naturalmente non sono stato eletto.

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