RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

Chiediamo di tenere gli oggetti personali di valore affettivo e morale, soprattutto l'orologio. Non si capisce perché quest'ul– timo ci sia sempre stato negato dal Dr. Savoia. Sul cibo (Art. 9): dopo aver gi– rovagato per S. Vittore, il cibo finalmente arriva nella sezione femminile, qui resta in deposito in una cella tra bidoni dell'im– mondizia, "buglioli" ed ogçietti vari. Su un carrello incomincia poi la distribuzione (il cibo é or– mai freddo e sporco), distribu– zione per la quale non esistono norme igieniche, avevano pro– messo dei coperchi (peraltro insufficienti a risolvere il pro– blema) e nemmeno questi sono arrivati. La qualità del cibo é talmente scadente che tutte evitano di mangiarlo. L'uovo credo si veda solo due volte alla settimana. Al terzo piano, se e quando arrivano gli avanzi sono immangiabili. Se lo stato spen– de medialmente per ogni dete– nuto 5/6 mila lire per i cibi, noi abbiamo calcolato che quello che ci passa il carcere non può superare il costo di L. 600. Do– ve vanno a finire i soldi? Voglia– mo poter mangiare senza spen– dere mensilmente cifre astro– nomiche. Chiediamo poi un ap– plicamento dei generi alimenta– ri messi in vendita; é impensa– bile ad es. che non sia disponi– bile la carne cruda e che noi') entri neanche nei pacchi a ma– no. I generi alimentari messi in vendita nella sezione femminile hanno spesso una MAGGIORA– ZIONE DI PREZZO rispetto a quelli della sezione maschile. Non è logico in quanto è la stessa ditta appaltatrice che vende i prodotti. Chiediamo un incontro periodico con la rap– presenza dei detenuti della se– zione maschile per il controllo dei prezzi e della qualità del ci– bo passato dal carcere. Chie– diamo inoltre che l'impresa ap– paltatrice venga abolita quanto prima perché strumento di in– decente lucro. Sull'apertura (Art. 1 O): Attual– mente noi veniamo messe in cella alle 18,30 e salvo 5 minuti verso le ore 22 per andare al gabinetto, non ci aprono più, neanche per casi gravissimi, fi– no all'indomani mattina (ore 7). Chiediamo L'APERTURA PER TUTTO IL GIORNO almeno fino alle 21, ciò si rende tanto più necessario a causa dell'assolu– ta mancanza di spazio (se una detenuta si muove nella cella, le altre due devono stare sdraiate sui letti) e per l'inesi– stenza dei servizi igienici. Un discorso particolare inoltre de– ve essere fatto per la 'notte'. Dopo le ore 24 per nessun mo– tivo vengono aperte le celle e tanto meno viene concesso di andare al gabinetto. Le guar– diane sostengono che non pos– seggono le chiavi. E se una sta male? e se scoppia un incen– dio?... questa situazione deve subito cambiare, non è possibi– le dormire in tre tra vomito e fe– ci. C'è stato proposto, in caso di vomito, di mettere la testa fuori dello sportellino (si può fa– re aprire in casi gravi) e di vo– mitare in un secchio in corri– doio. Forse vogliono vederci morire strangolate. Chiediamo, visto che per il momento non si parla di servizi in cella che il personale preposto alla 'vigilan– za notturna', venga autorizzato ad aprire le celle durante la not– te, di lasciarci andare al gabi– netto e di chiamare subito il medico se qualcuna sta male (una guardiana inf_atti non è in grado di diagnosticare lo stato di salute delle detenute). Chiediamo che l'accesso all'a– ria sia libero senza costrizioni di orario Sulla questione sanitaria (Art. 11): chiediamo il medico sem– pre a disposizione della sezione femminile (è impensabile che occorra farlo arrivare dalla se– zione maschile); chiediamo delle infermiere professionali e non suore incompetenti perché infermiere generiche. Inoltre manca totalmente un servizio di assistenza psichiatrica. Al mo– mento dell'ingresso esigiamo per ogni detenuta UNA VISITA GENERALE ACCURATA (oggi il medico si limita a registrare so– lo i nominativi), esami scher– mografici ed esami del sangue. Essendo questo argomento de– licato e complesso, chiediamo a breve termine un incontro specifico con i medici, con l'as– sistente sanitario ed il giudice di sorveglianza. Nella stessa circostanza affronteremo an– che la situazione della 'nido' e dello spazio vitale dei bambini. SULLA 'ARIA' (art. 12/27): non abbiamo possibilità alcuna di attività all'aria aperta. Ci rifiu– tiamo di entrare in una gabbia di cemento per altro insufficien– te per tutte. Vogliamo uno spa– zio vero per muoverci, correre e respirare. Nella attuale gab- bia senza erba, senza panche, senza ombra, senza aria, se d'inverno non si va perché fa troppo freddo non essendoci lo spazio per muoverci, d'estate diventa pressocché impossibile per il caldo torrido causato dal cemento. CHIEDIAMO L'ABOLIZIONE DELLA GABBIA. Inoltre (fa– cendo riferimento all'art. 27) è necessario uno spazio attrezza– to ad attività culturali sportive e ricreative. È possibile ricavare da 3/4 celle una stanza uso pa– lestra e l'utilizzo da parte del cortile a campo da gioco. SUL TRATTAMENTO (art. 13/14/15): A smentita di ciò che il Dott. Savoia ha dichiarato a certi giornali le detenute mi– norenni vivono non solo in pro– misquità, ma anche in cella con le altre detenute. Il trattamento diverso si limita ad un uovo o ad un po' più di marmellata in più. Sul trattamento delle detenute ci sarebbe da fare in generale un discorso lunghissimo su co– me sono trattate (o meglio mal– trattate) dalle guardiane. La lo– ro impreparazione, la loro man– canza di cultura, la loro preven– zione verso le 'criminali', la loro presunzione di un potere fittizio dovuto dal possesso di un maz– zo di chiavi, fa si che ogni gior– no ci siano episodi incresciosi. Solo la nostra comprensione, siamo stufe però di essere comprensive verso persone non in grado di svolgere il loro mestiere, fa si che non si arrivi a conseguenze estreme. Chiediamo un intervento nei lo– ro confronti e nei confronti di certe suore proprio perché non abusino di un potere che non è il loro. In relazione all'art. 1 (Trattamento improntato ad as– soluta imparzialità senza discri– minazione e in ordine a nazio– nalità, razza e condizione eco– nomiche e sociali ad opinione politiche ed a credenze religio– se) vogliamo che anche le suo– re cessino un atteggiamento ar– caico e ricattatorio. Ogni gior– no, per es., siamo svegliate e ci addormentiamo con le giacula– torie delle suore. Tutte ogni do– menica veniamo più o meno in– vitate ad andare a messa. Sul lavoro: è irrinunciabile l'ade– guamento dei salari non inferio– ri ai 2/3 delle tariffe sindacali. Altro punto è di dare la possibi– lità a tutte coloro che lo richie– dono, di lavorare. Nella sezione femminile il lavoro è considera– to un privilegio: gli organici non vengono aumentati pur essen– docene la possibilità (vedi sco– pine). Inoltre i lavori disponibili sono ancora più limitati che per 23 tra detenuto e detenuta si verifi– ca anche a livello scuola. La scuola, in funzione da quest'an– no prevede l'accesso settima– nale ad 'esperti'. Costoro sono stati già ammessi alle lezioni nella sezione maschile e negati a quella femminile in quanto 'e– sperti maschi'. Non discutiamo sulla assurdità di tale provvedi– mento, ma chiediamo che ven– ga revocato subito. Vogliamo che sia presa seriamente in esame anche la possibilità di fare entrare in carcere su ri– chiesta delle detenute persone in grado di impostare rapporti culturali, ricreativi, politici. Attualmente ci è stato negato anche il cinema, in uso fino a qualche anno fa, e non sono mai stati autorizzati spettacoli pur essendoci varie proposte dall'esterno. SUI COLLOQUI (Art. 18): Da agosto '65 è già pronta la pare– te di vetro per il controllo dei colloqui. Malgrado ciò i collpqui non sono ancora solo visivi, ma anche auditivi in quanto è pre– sente una guardia. Chiediamo l'immediata soluzione del pro– blema. Inoltre fin da ora il tem– po a disposizione per i colloqui lo vogliamo portato almeno ad un'ora. Attualmente il tempo scatta da quando entra la visita e non da quando arriva la detenuta. Il colloquio si riduce allora da 30 a 15 minuti o 20. Per quanto ri– guarda i colloqui con persone estranee alla famiglia, chiedia– mo l'applicazione della legge. (Art. 28): Sui rapporti con le fa– miglie e il reinserimento nella vita sociale attiva, domandiamo spiegazioni sulle modalità di eventuali visite ai parenti, del lavoro all'esterno, delle licenze, della semilibertà, della libertà vigilata etc. Vogliamo sapere i criteri con i quali tali norme vengono concesse e quali sono i termini selettivi. (Art. 29): Chiediamo la possibi– lità (finora negata) di comuni– care subito personalmente con i legali o con le famiglie su eventuali trasferimenti, malattie ed altri fatti importanti come ad es. il mantenimento del posto lavorativo. SULLA LIBERAZIONE ANTICI– PATA (Art. 54): Vogliamo che tutte le detenute definitive pos– sano usufruire del beneficio dei 40 gg annuali. Non è pensabile che coloro che hanno la sca– denza della pena, ad es. a mar– zo, non possano beneficiare so– lo perché la direzione del car– cere non è riuscita in 7 mesi a programmare il proprio lavoro di analisi delle richieste definiti- gli uomini. La discriminazione vi.

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