RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

22 DOCUMENTO DEL~ASSEM– BLEA DELLE DETENUTE (PRE– SENTATO AL GIUDICE DI SORVEGLIANZA) Il 24 feb. entra in vigore la rifor– ma carceraria. Ci è già stato detto che non ha possibilità di applicazione in quanto le strut– ture sono inadeguate. A noi questo interessa solo a capire la natura puramente demagogi– ca di tale riforma. Nata come -' manovra del potere per fermare il movimento dei detenuti, ora viene usata per incanalarlo in COMUNICATO DENUNCIA La notte tra il 20 e il 21 febbraio una detenuta, Renata Rainieri, eroino– mane, entrata appena da una settimana è priva di cure adeguate (le somministravano il solito valium) per attirare l'attenzione delle secondine e delle suore perché le dessero dei medicinali efficaci, ha dovuto rompe– re tutti i vetri della sua cella, procurandosi ferite profonde ad una mano. Solo dopo un'ora tre guardie fatte arrivare dal reparto maschile le hanno aperto la porta e una, che portava un camice bianco, senza anestesia e disinfettandola solo con l'alcool, le ha dato dei punti. Il giorno seguente, debole e molto nervosa, si reca in matricola per chiedere di parlare con Il giudice istruttore, qui la superiora la ign_oracompletamente consideran– dola una stupida, salta così un vetro anche in matricola. Conclusione al– tre ferite ed arrivo di tre guardie che la trascinano in cella di punizione. Qui è picchiata brutalmente tanto è vero che deve essere portata in cella sorretta. Nel frattempo le fanno un'iniezione. Poco dopo è' presa da crisi epilettiche da astinenza da droga. La voce del pestaggio si spande subito tra le detenute che si muovono spontaneamente e per aiutarla durante le crisi (5 persone faticano a tenerla ferma sul letto) e per manifestare la rabbia per la vile aggressione (testimoni i lividi sul viso) tanto più che pa– re sia al 2° mese di gravidanza. Dopo circa una ventina di crisi il medico non arriva ancora, è barricato nella infermeria e pretende che sia l'am– malata ad andare da lui - tutte le detenute sono fuori dalle celle disposte a non muoversi fino all'arrivo del medico. Il cuore di Renata intanto cede. Le suore sono sparite, le guardiane non intervengono, tre guardie stanno di picchetto al piano terreno pronte a chiamare rinforzi se la situazione 'degenererà'. Alcune detenute intanto chiamano il giudice 'di sorveglianza e il direttore, minacciando ritorsioni se l'ammalata no,nviene curata subito. Dopo circa un'altra ora costoro arrivano concedendo una barella e incaricano le de– tenute stesse di trasportarla all'infermeria del piano superiore. Durante il tragitto sulle scale Renata scivola dalla barella (è svenuta) e cade picchiando sugli scalini. Direttore, giudice e un brigadiere guardano senza dare una mano. Finalmente la visita il medico, visita che dura a lungo perché anche in questa occasione è presa da ben 7/8 crisi non ragiona, ha la febbre a 38°. Si scopre cosi che da una settimana le erano state prescrHte delle cure mai eseguite. Il medico verbalizza i lividi sul viso causati dalle botte, ordina medicinali adeguati, chiede un secondo 'gravitest' antitetanica, (è solo vaccino e non siero); nel frattempo le detenute tutte attendono nel corridoio fuori dall'infermeria in silenzio. La..nostra presenza costringe Il giudice di sorveglianza ad imporre al medico il ricovero in ospedale. L'autolettiga però sarà disponibile solo dopo un'-altra ora (le crisi Intanto, aggravate da un arresto cardiaco con collasso arrivano ad una quaranti– na) perché essendo sabato sera non si trovano agenti disponibili per la scorta (forse i carabinieri'sono tutti impegnati a uccidere ragazzini di 13 anni che non si fermano ai posti di blocfo!). Nel frattempo tre detenute (N.D.R. fra cui io) che qualche ora ·prima ave– vano visto le guardie uscire dalla cella di punizione, vengono convocate dal giudice di sorveglianza per testimoniare. Noi oggi vogliamo che tutto questo si sappia, siamo disposte a costituirci parte civile perché vogliamo che i responsabili di certe brutalità vengano smascherati. Non crediamo comunque nella possibilità che essi oggi possano pagare; tutto rientra in un preciso progetto repressivo masche– rato da false leggi progressiste che tentano di illuderci a nuovi spazi di vi– ta nelle galere di stato. Abbiamo invece capito che solo partendo da una posizione di forza, agendo tutte unite per salvaguardare i nostri diritti, è possibile ottenere se non la vita, almeno la sopravvivenza. Il 24/2 dovrebbe entrare in vigore il nuovo ordinamento carcerario. Sap-' piamo che non è ancora pronto e che non saranno attuate neanche le in– novazioni che non comportano cambiamenti logistici e strutturali. Proprio per questo fatto abbiamo anticipato al giorno 22 quella che sarà la nostra linea di condotta sul problema 'apertura delle celle'. Ancora una volta tutte, estremamente compatte, ci siamo rifiutate di en– trare nelle celle all'ora prescritta; solo alle 20,30 su decisione collettiva siamo rientrate nella calma più assoluta. Pure aspettandoci ritorsioni, questo non è che l'inizio! 'b 1otecaGino una lotta per la sua applicazio– ne. Non riconosciamo quindi a tale riforma quel valore umani– tario e progressista che dalle parti interessate le viene dato. Tuttavia ne accettiamo le clau– sole che portano miglioramenti delle condizioni di vita ed un'al– largamento degli spazi demo– cratici per le detenute, e le con– sideriamo frutto della lotta nel carcere dei detenuti. Ne esigia– mo l'applicazione immediata per quelle misure che non pre– sentano "problemi strutturali", ma semplicemente applicazioni di regolamenti, solo però nel senso di un allargamento degli spazi di vita. Qualora venga applicato un pa– ragrafo che vada in senso re– strittivo, sarà nostro compito lottare contro la sua applicazio- ne. Consideriamo la serie di richie– ste che seguono solo l'inizio di un rapporto da costruire tra l'assemblea delle detenute e il giudice di sorveglianza. A tale scopo chiediamo che venga messo in programma un giorno al mese dedicato ai chiarimenti e allo sviluppo di questo discor– so appena iniziato col vertice carcerario. Qualora le richieste non vengano accolte, l'assem– blea si riserva di discutere il ri– sultato e prendere le decisioni conseguenti. Sulle strutture - (Art. 618): le celle in cui viviamo in tre perso– ne (2,50 x 4 m) sono assoluta-. mente antigieniche e insuffi– cienti a soddisfare i nostri biso– gni. 1) Lo spazio è così poco che non è possibile neanche la se– dia a testa. 2) Non esistono mensole, ar– madi e scaffalature pensili, gli oggetti personali e i vestiti delle detenute sono riposti in cassetti nascoste sotto le brande. La polvere dilaga ovunque. 3) I piatti, le posate, i cibi con– vivono col "bugliolo" e il sec– chio delle immondizie. 4) La luce è sempre artificiale perché dalle bocche di lupo se da un lato non entra aria, dal– l'altro è impossibile che arrivi la luce naturale. Le lampade co– munque sono di 40 Watt. 5) Il cambio delle lenzuola vie– ne fatto una sola volta ogni 15 gg. I copriletti sono in numero limitatissimo e quindi non di– sponibili. Le coperte, piene di polvere e molto sporche, non vengono lavate da anni. Il telo che ricopre i materassi non vie– ne cambiato neanche quando una detenuta lascia il carcere; i materassi con la fodera bianca vengono depositati in una cella polverosa dove non è difficile vedere dei "graziosi animalet– ti". 6) Non è possibile ottenere (neanche su pagamento) pro– dotti igienici per la pulizia delle celle e dei bagni. Facciamo presente che su ogni piano esistono. solo due bidet nei quali tutte si lavano senza poter usare prodotti disinfettan– ti e di pulizia. 7) Nei bagni del 1° e 2° piano non esiste una vaschetta per la– vare i piatti e la biancheria, ci hanno negato persino l'acqua calda. I lavabi (solo 2) sono in– sufficienti per tutte. 8) Chiediamo lo stanziamento da parte della direzione di un certo numero di asciugacapèlli e l'uso di quello personale fatto arrivare dall'esterno. È una co– sa importante anche per evitare il grave lucro della parrucchie– ra. 9) vogliamo fare uso di un ferro da stiro procurato dalla direzio– ne. Sugli oggetti personali (Art. 7):

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