RE NUDO - Anno VI - n. 36 - novembre 1975

fare. Ci si divertiva un casino ( e per la verità avrei voluto esserci anch'io). Poi si fece un improvviso silenzio. Passi nel corridoio. Ammiccamenti furbeschi. Stava arrivando il Capo, la Mente, l'Or– ganizzatore del diabolico piano. S'aprì la porta: era lei! Coi lunghi capelli corvini sciolti sulle spalle, senza più quel trucco odioso, sor– ridente e radiosa: Evelina! oh Eve– lina! Qualcuno ruppe il silenzio: «discorso! discorso!» E fu così che la ragazza con le lacrime agli occhi per la felicità, con ancora in testa l'immagine del padre rovinato e piangente che si gettava nella vasca dei barracuda, schiuse le labbra e disse: «GRUNF!» QUALI SARANNO LE PROSSIME IMPRESE DI EVELINA? DOVE FUGGIRÀ EVANDRO TRA– VESTITO DA TRAVESTITO? LO SCRIVERETE ALLA PROSSIMA PUNTATA. 1. - Addio Ruttina Correndo nella viuzzina tra due grandiumidi palazzacci la povera Ruth, ebrea di Sorrento, pensava alla sua giovinezza precocemente sfiorita. Poco lungi di lì, in un buio androne, Franz Whurer sedeva abbandonato contro uno stipite. Si sentiva soletto. In quel paese la gente parlava una lingua estranea, aveva visi estranei, movenze estranee. Praticamente non lo cagavano neanche. Il poverino non sapeva spiegarsi perché. Si spolverò la divisa, il bracciale \.- DI ELSA Finalmente una grande scrittrice ha voluto scrivere per Re Nudo. La cosa ci riempie d'orgoglio. Per quei pochi che non conoscono Elsa Volante, poche parole di presentazione. La Volante vive a Roma, sola con i suoi gatti. Eppure segue quanto le suc– cede intorno: per esempio ha saputo che c'è stata una guerra in Vietnam e la cosa l'ha fatta molto pian– gere. La continua solitudine le ha provocato qualche effetto secondario. Delle volte, nel corso del rac– conto smarrisce il senso di quanto sta dicendo, ma questo è poco importante di fronte alla potente carica di umanità che sa infondere ai suoi perso– naggi. rosso con la svastica, l'elmetto col chiodo e s'alzò barcollando· pog– giandosi alle pareti, nel buio. Ritraeva le mani coperte di ragna– tele e di muffa. Ma perché non mettevano delle piastrelle? La pic– cola Ruth intanto cantarellava felice. Digiunare la faceva sentire più leggera. Stava seguendo un gattino, spaurito, spelacchiatine, che s'era infilato dentro un porti– cine. Guarda caso lo stesso porti– cine dove si trovava il soldatino tedesco. Quale fu' la sua sopresa nel vedersi di fronte quegli stivaloni. La pic– cola ebreuzza sbigottì. Che avesse seguito il gatto con gli stivali? Alzò gli occhi. Franz si sentiva sempre più soletto. Invece del gattino Ruth si trovò davanti un uccellaccio. Gridò a più non posso, sbarrando gli occhietti. Che choc! Che choc– cone! ... E fu subito muta. C'era una volta -un principe nazista che... no, un momento scusate ho perso il filo. Ah! Ecco ... «Ruth! Ruth! Ruttina!» le disse ven– tanni dopo il babbino accoglien– dola tra le sue braccione e carez– zandola con le manone ancora profumate di pummarola e mozza- . rella. In quell'istante s'udì alla porta un discreto bussare. Del resto se avessero bussato con minor discrezione, la porticina sarebbe uscita dai cardini (qual è il diminutivo di cardini? cardini? Mah ...) Invece s'apri (la porta) cigolando la propria onesta mise– ria. «Buon ·giorno Arturo, sono io!» «Voi, voi. voi!» «Si Arturo sono proprio io! Sono Peppiniello tor- nato dall'America... come sta Ruth?» «Ah! Peppiniello mio! Sapeste! Guardatela, vi sta venendo incontro!» «Ruth! Ruth! ... Ma come, dopo vent'anni non mi dite niente!» Ruth guardava in accorato silenzio quel bel giovane: sì erano passati vent'anni dacchée egli l'aveva lasciata per emigrare. Quant'era cambiato! Allora era pelato, cic– ciottello, sempre attaccato al seno, e diceva solo «uééééé», oggi invece era alto, bruno, magro, coi baffi e sapeva parlare. Ah ... l'Ame– rica, come cambia le persone! Peppiniello disse d'aver studiato e d'essersi anche laureato a prezzo d'enormi sacrifici di un paio di povere ragazze di Broccolino che egli proteggeva. «Ho preso la lau– rea in neurologia!» disse urlando a squarciagola, con un pizzico d'or– goglio. «Ah! Necrologia..... fece Arturo, traendolo da canto. Quando gli ebbe spiegato la triste storia di Ruth, il ragazzo pensoso disse: «Qualcosa si può fare ... Bisogna far rivivere a Ruth lo choc di quella notte... bisogna ricostruire tutto uguale capite? Lo spavento può ridarle la parola e salvarla!» 2. - Tutto non si può avere. Pioveva e tuonava, c'era la neb– bia, nevicava, il mare era a forza sette, tirava vento e non c'erano stelle in quella bella notte sotto il sole di Napoli. Il dottor Zivago ... no scusate, sto andando via di testa .... volevo dire il dottor Peppiniello aveva ricreato a perfezione ogni particolare. Ruth avanzava nella 31 ..../ V viuzzina seguendo un gattino mec– canico, a molla ... Prima s'era pro– vato con un vero; ma non s'infilava mai nel portone giusto. Peppiniello l'attendeva nel buio androne, col cuore in subbuglio. Controllò che non mancasse nulla alla sua divisa da nazista. S'era persino tinto i capelli di biondo. Controllò anche la slacciatura dei bottoni... e provò a sentirsi soletto ... Ecco... ecco entrare nel porton– cino il gattino ... trac! trac! trac! E dietro ecco Ruth... Peppiniello esce con un urlo dall'ombra e sfo– dera l'uccello. Ruth balza indietro con un grido: «Ahhhh! Ahhh! Madonna Santa!!!» Ecco allora Arturo precipitarsi nell'androne ed abbracciare la figlia: «Ruth! Ruth! Ma tu parli! Sei guarita! Dì qual– cosa al tuo povero papà ...» Ruth si muove un po' incerta poi: «Papà ... papà ...» «Sì Ruth, coraggio ..... «Papà, non ci vedo più ... non ci vedo un cazzo!»

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