RE NUDO - Anno VI - n. 36 - novembre 1975

30 IL ROMANZO DELL~IMPOSSIBILE. -EVANDRO CONTRO LA«COSA~>. Stanno cominc/ando già ad arrivare num"erose lettere che continuano il nostro racconto c<:>lle!tiv~. V_i ricordiam<:>che non ci sono regole: qùesto romanzo lo scriviamo tutti, a turno, uri pò per volta. I personaggi pr!nc1pal! P?Ssono d!ven– tare secondari, addirittµra sparire, il romanzo stesso può sdoppiarsi in due o tre seicent~ d1rez1~mdiverse. ~•amo per intanto il riassunto della puntata precedente, uria puntata storica, tàlme11te«impo~sib1le»che !I romanzo s inter– rompeva a un certo punto e senza nessuna indicazione, ricominciava di brutto a pagina 46. Pr~t1camente era suc– cesso questo: che Evandro Zigiagando prode poliziotto, era stato radiato dal corp9 per av~r acc•~~ntalmente squar: tato un anarchico rivelatosi poi un infiltrato della «politica». Evandro, sanamente offeso dall ingust1z1a,aveva deciso d1 fare il giustiziere solitario ed éra sceso in strada ne! buio della notte... ' 1 Dio li fa poi li accoppia (ma non sono Fanfani--Ce- fis) · · Evandro scrutò nella notte. Dov'e– rano, ·dov'erano i Figli del Male? N·ient'altro che sirade. deserte. «Venite fuori vigliacchi! Venite fuo– ri(» Urlò con quanto fiato aveva in gola. Da un11finestra volò un vec– chio scarpone al suo indirizzo. Lo schivò zigzagando e tuffandosi rasoterra ·cori scatto felino dietro l'angolo più prossimo. Atterrò in un'orgia di bidoni(e sacchi a per– dere. «Dannata jungla!» commentò il ,John.Wayne che stava.in lui. Sol– levò losguardo corrucciato e fu cosi che oltre le scatolette Cam– pbells, oltre agli involucri Findus,. tra gli avanzi di frutta e le croste di formaggio, .gli sembrò di scorgere un volto conosciuto. «Ma quello ... ma si... io lo conosco!» L'uomo era seduto sul marciapiede con le spalie ad un Jampionè. In mano reggeva una bottiglia di VJhiskyda uno· che se la può permettere. Il lieve vento notturno agitava i suoi capelli brizzolati è i fili bianchi parevano un'aureola alla luce qel lampione. «Mino!» «Evandro!;, Più tardi, seduto in un posto trim– quiilo, davanti à due boccali di . birra che Evandro aveva portato al tavolo fendendo eroicamente ta lolla che s'accalcava al banco dei wurstel, i due vecchi amici riusci– rono a parlarsi. «Ti ricordi il maresciallo· de·IJecucine? ...» Urlò Evandro al suo ex-compagno d'armi, sormontando per pochi istanti l'agghiacciante rurriore del juke-box. «E il capitano della sus– sistenza?» Ribatté Mino, ·ten·tando di superare in volume il dolce canto di Suzi Quatro. Uria com– pagnia di quindici giovinastri appena usciti da un cinema, irruppe nel !ocalè. «Si può?» Fece uno sedendosi" con gli altri quat– tordici al tavolo di Evardro. L'ex-poliziotto· stava in. ,•uel momento narrando al commilitc,~~ le sue vicissitudini: «...e così m'hanno cacc.iato dalla polizia1» «Per me· la scena più ·forte è stata quando il cattivo stupra !a non– na...» «Ah! Allora è vero ... ti hanno radiato..... No!No! La scena più forte è quando la bionda va à letto col cinese ...» Sparirono· i discorsi nel mucchio deg"fialtri quindici che s'incrociavano, e ·ciò che ·era più f}rave sparirono anche le birre. 2 Moby Dick in maionese. Il giorno dopo Evandro suonò al cancello· della villa dell'amico. Mino aveva b·isogno di lui, di par– largli a quattrocchi. La villa era ·sontuosa almeno da quel che si poteva vedere a quella distanza dato che tra il cancello e l'edificio c'er·ano perlomeno due-tre chilo– metri. Sopra il cancello enorme, d'ottone, spiccava una scritta: «Ar– beirmach frei». Mah! Dal fondo del viale stava arrivando un punto nero, sempre più grande, s.empre più nero. Un motociclista. Biondo. È fatto tu·tto di cuoio nero, anche la pelle ( quella sua non quella del giaccone ). Scese dalla moto, aprì il cancello,· afferrò l'ex-poliziqtto scaraventandolo nel side-car richiuse il cansello e parti in P,OCO meno di tre secondi. Grandi bao– bab, cipressi, piante nane, piante carnivore, piccole foreste tropicali, un laghetto paludoso con 47 cigni neri, la vetta della Jungfra_u in sedicesimo: tutto questo vfde pas– sare Evandro alla folle velocità di trecento kilometri l'ora. E furono finalmente aila villa. Difficile· desri– verne lo strie: sembrava una spe– cie di enorme ..pacchetto di Mari– boro·, ma tipo Versaii"les. L'in– gresso era guardato da uria dop– pia fila d'a·nimali minacciosi: la prima fila era composta di dober– man, cani lµpo, lupi tout-co.urt, mastini napoletani e mastini italo– -americani che li t!;lnevano al guin– zaglio con polso ferreo; la seconda fila era tutta di tori infurfati tenuta Sl!I chivalàda una scelta équipè di toreri tutti imbustati in L1n com– pleto nero e oro. La moto non si fermò, girò sul retro della villa. Qui c'era una piscina ricca di ·1auna marina (sql!alj e b'arracuda ) e qui era ormeggiato un panfilo splendente, tutto nero· a b.òrchie. d'oro, dal nome ·suggestivo: «RIFOBME». Mino a1ten9eva a bordo. «Le cose stanno cosi!» Disse Mino dalla sua mastella d'oro, tutto avvolto di schiuma azzurra. «Ho fatto di tutto... ma nessuno mi rapisce! Rapiscono industrialotti ql!ç1lsiasi e io no! Ma sai ql!anti miliardi ci ha io? Ma sai che· la Jacqueline ·è già un pò di tempo che mi telefonà sei volte al giorno, povera tusa?» «Ma scusa» fece Evandro «i tori ... i mastini ...» «Bal– le·!Quella è roba per rassjcurare la mia povera mamma ... Ma hai visto anche tu, io giro di notte da solo, senza guardia ·del corpo, insomma mi rendo· disponibile. Nienie! Ci sto facendo una figura di merda. Nel giro dicono che ncin •ci ho n-eanche i soldi per comprare il Milan ... che è tL1ttascena! A me! A me, che se voglio il pesce fresco, in mezz'ora mi arriva dal Baltico Moby Dick in ·maionese! E adesso guarda, vieni quf!,, Mino s'alzò qi scatto dalla tinozza e volò iuori, nudo. in coperta. Evandro lo segui con le mani sugli occhi, incap– gp'ndo in tutti gli ostacoli possibili, t'enza mai gridare. «Vieni... vieni ... gu~rda laggiy!» Evandro aprì gli occ'.tl~C'era una specie di lettino là in fonçlo e sopra... una roba informé, mostruosa. Ah... che quello sia un braccio? e quella massa gelatinosa un seno? ... e qL1el cespuglio di filo spinato una...? No, no, _assurdo, impossi– bile, orripilante. Ancor più orripi– lante fil quarido la «cosa» si girò su un «fianco» (diciamo così per bre– vità) è sorrise èmettendo uno strano suono dalle «labbra» (se cosi possiamo chiamarle): «GRUNF! GRUNF!» «Dio mio. cos'è?» Fece Evandro balzando indietro terrorizzato.· uEvelfna. mia figlia» dfsse Mino tra le lacrime. «Senti Mino ...» fece Evandro con gli occhi sbwrati «dimmi chiara– mente· cç,sa vuoi. .. » «Va · bene! Andiamo in cabina a bere qualco– sa.»· «Cos'è?» Fece Evandro per– plesso davanti all'intruglio rosso che Mino gli ·mise in mano. «Un Bloqdy Mary ...»·«un che? ..:» «Si è una parola inglese; çome dire un p... madonna» «No no, allora no, e poi t_utto co.si rosso ...» «Dai che non fa male, è sangue ...» «Oddio!» Fece E·vandro ingollando per lo. spavento tutto il bicchierone. Nella mezzora seguente, mentre l'ex-poliziotto ingurgitava sbarre di ghiaccio per calmare gli .effetti del– l'aperitivo, Mino vénne al nocciolo: «Insomma Evandro, tu mi rap.isci la figlia e mi ch·iedi un riscatto · record ... tipo SO miliardi. La <::olpa la diamo a un gruppo che mi rompe •i coglioni in fabbrica ... un gruµ,po politico che mi pare si chiami Lotta libera!» «Ah! sì...» fece Evandro· spÙlciando il suo archivio mentale «è avvenuto fuori dalla scissione di Lotta Armata e di Sessuaiità Libera, le duè ali scis.sionisje dei due gruppi si sono unite tra lor.o e così sono nati da una µ,ade Lotta libera e -dall'altra Sessualità , . ArmàtJ,» ' . «Ecco! Magari diamo la colpa a tutti ·e due. Vedi che tu ·ne sai più di me? Sei indispensabile!» ,,Capisco, ma l'etic·a...» «Ma tu fregatene: pensa un pò_ i titoli dei giorn11li: Estremisti rossi rapiscono minorata. Una campagna di stampa pazzesca. lo ci facci9 la figura e non pago una lira perché i soldi li do a te, che poi me li ridai. T.ufai la figura di quello che qa solo risolve l'inghippo ... e poi mia figlia me· 1a puoi ridare anche cadavere ... quellò non è un problema ...» ·A· Evandro luccica– vano gli ·occt:ii,già ~i VE!devavinci– tore del Premio Gadolla. 3 Piigine rosse e brigate giall4[t. Estremisti rossi rapiscono mino– rata. - C hiestl 50 millardi di riscat– to! li titolo del .giornale diceva pr9prio cosi. Solo che porcaboia i! rapimento non l'aveva fatto· lui. Evandro stava vomitanqo nel lavandino e aveva lasciato su il tappo! S'l:lra iriciuccato per dimen– ticare e purtroppo ricordava tutto benissimo: Evelina che passa, enorme, abominevole, con una vestina svolazzante tipo bambo– lina di Luna Park. Lui che esce dal– l'ombra per trascinarla nel fur– gone ... ed ecco che dal buio sal– tano fuo.ri i soliti maledetti quinqici giovinastri stàvolta masch·erati, che arrivano all'obbiettivo prima di lui. ..Ehi! Giù le mani! Questa qui la devo rapire io!» Niente da fare, spariti in una nuvola di polvere. E poi sentirsi telefonare da Mino la ser.a stessa: «Bravo, bra·vo. bravis– simo: ..» «Ma no senti!» Riattaccato. La testa gli girava, non capiva una sega. Accese la ·radio: «...riscatto sembra già stato pagato. Si attende il ritorno a casa di Evelina. Trasmettiamo un appello radiofo– nico del commendator Mino Fur– bacchioni ai rapitori.» S'udi un.tra– mestio di microfoni, poi la voce dél miliardario, rotta dal pianto. «Avete ·visto? Vi ho pagato subito. Ora non fatemi soffrire più ... rida– .te·meli.. cioè ... volev ... ridatemela! La mia piccola! La mia piccola! ...» Evandro diede lln calciq alla radio che smise di pi11ngere. E adesso? Il peggio arrivò quella sera: Evandro frav_estito da travestito, era sceso a comperare il giornale.– La prima pagina fu una nuova mazzata:."«Clamorosi sviluppi nel rapjmerito Furbacchioni, una registr~zione su nastro è arrivata al nostro giornale, lasciata· in una cabina telefonica nelle pagine rosse dalle sedicenti b·rigate gialle, da esse risulta che ...» Evandro non riusciva a leggere per l'emozione. Gli ballavano i·tacchi a spillo e la parrùcca gli si era portata tutta davanti agli occhi. se· la strappò e la gettò via. «... che: È $TATO IL PADRE, D'ACCORDO CON UN EX-POLIZIOTTO» .Vaccaf LI ave– vano heccati! Chi aveva mandato al giornale la registrazione de.Icol– loquio sul ·panfilo? Chi poteva essere stato? Adesso magari Mino rivoleva i soldi e lui non li aveva, e magari avrebbe dato tutta la colpa. Oddio l'uomo di cuoio!! I Tori!! I pescecani!! Gii aperitivi!! Fuggì come u·nrazzo, cm, la gonna solle– vata sulle calze à rete. · · 4 GFlU~FI Nella sede clandestina di Lotta libera, quella sera si fece festa granqe. Nell'euforia, era staio invi– tato anche qualcuno di Sessualltà Armata. I ragazzi e le ragazze del gruppo si passavano di mano in mano champagne e molotov, e più d'uno bevvl:I dalla bottiglia sbagliata. S'era già deciso che i SO miliardi del riscatto sarebbero andati per fare un Bollettino di coordinamento circoli operai di piccole fabbriche occupate. Tutti ridevano, cantavano e si abbrac– ciavano e quelli di Seaaualit6 Armata si davano parecchio da

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