RE NUDO - Anno VI - n. 32 - 1975

Pino Massara, musicista, autore qualche grosso colpo sparato,produ VIAGGIO FRA I PADRONI DELLA MUSICA re in proprio e poi alla fine etichettaIn pendente per non aver più rotturedi pa le, poter lavorare in pace e potersbagli re e pagare, andare bene e continuar& dovendo rendere conto solo a se steeso. Cramps (Gianni Sassi, pubblicitario, en– tra nel business musicale attraverso la porta Bla-Bla. Cura l'immagine globaledi Battiato e lo« produce" in un sensomol– to americano. Firma i testi dei due album e compare nella copertina del secondo. Il passo successivo, autonomo, è fattoIn tandem con Franco Mamone, principe dei manager italiani, molto credito e ca– pacità di muovere il mercato, soldi (meno del credito e della incisività sul mercato) messi su con le scorribande di gruppi stranieri, inglesi per lo più degli ultimi anni, usando questi per lanciare PFM prima e BMS dopo facendoli suonare moltissimo davanti a un sacco di gente. La politica-di Mamone è sempre stata quella del reinvestimento dei capitali; l'unica possibile in un mercato instabile in cui è indispensabile muoversi con molta forza contrattuale. La forza con– trattuale si mantiene e ancora prima si crea solo con l'espansione. La situazione economica dellaPFM può essere uiife 2 • puntata DENTRO AL BUSINESS Gli addetti ai lavori, come si chiamano. in tutto non più di una ventina di persone c, danno tutti un consiglio, tutti concordi anche se con sfumature e valutazioni differenti: diffidare dalla «musica com– merciale•. Su cosa sia la« musica com– merciale•, ognuno ha le sue opinioni e di alcune di esse salterà fuori di parlarne; · le opinioni non concordano, nei dettagli, che per una minima parte, ma messe tut– te insieme, contribuiscono a creare una svista nell'interpretazione di tutto il feno– meno musicale tanto enorme quanto ac– cettata con entusiasmo sincero più o meno da tutti, pubblico generico, compa– gni, organizzazioni politiche. La parola commerciale qui si legge come un giudi– zio di valore artistico e si va a riferire di fatto ai musicisti, cantanti, buffoni che fanno dischi regolarmente in circolazio– ne nella catena di distribuzione indu– striale. Per quello che riguarda la distri– buzione nei punti di vendita, l'unica con– siderazione che si può fare è a proposito del numero degli «agenti" impiegati e secondariamente nella loro bravura. Maggiore è il-numero degli agenti, mag– giore la capacità di imporre la presenza dei propri prodotti. Fra le case distributri– ci, sempre in diminuzione, le differenze sono solo quelle di numero, di potenza; il sistema è sempre lo stesso. Un certo nu– mero di rappresentanti gira per i negozi e convince il negoziante a comprare dei dischi di «artisti" nuovi e non affermati; ovviamente il rappresentante non ha problemi per vendere a TUTTI i negozi stock delle ultìme uscite di Baglioni, Bat– tisti, Santana. Tutto il difficile sta nel cre– are interesse verso chi di dischi non ne vende ancora tanti. La distribuzione si sta ovviamente rive– lando come il punto focale del processo di accentramento dei capitali; il mercato è dominato da CBS - CGD gruppo SU– GAR, RCA e Ricordi e chi non è distribui– to da queste tre case o dalla Phonogram (Philips), (il quarto grande, meno forte degli altri tre anche per una politica aziendale sbagliata con innumerevoli avvicendamenti di direttori artistici, più di una volta dovuti a giri di dirigenti della compagnia da un paese all'altro) in par– tenza è destinato ad avere una presenza sul mercato fiacca. Fra le quattro le di– stribuzioni più capillari e infallibili sono considerate RCA e Ricordi; CBS altret– tanto forte ma impegnata più che altro a curare il proprio vasto territorio di canzo– nette a catena (Pooh, Camaleonti, Mar– cella, Cinquetti, Caselli, Nazzaro, Celen– tano, Ranieri, Di Capri e altri). Tutta la carne da macello di canzonissima e i più sputtanati frequentatori di hit parade sono collocati fra le quattro sorelle e altre case, padronali, specializzate nella stes– sa merce (Ariston con Vianella Equipe 84, Rifi con il gufaccio improponibile, Iva Zanicchi, Fred Bongusto, Durium Wess e Dori Ghezzi Mino Reitano). Queste tre case, gestite col pugno di ferro dal PA– DRONE hanno distribuzione propria, ma con una presenza sul mercato decisa– mente inferiore (e in ribasso) rispetto alle tre grandi. La necessità di essere si– curi di avere un minimo calcolato co– stante garantito con prodotti sicuri e l'assottigliarsi del margine, portato da una crisi ormai di anni, fanno di queste case le meno disposte a qualsiasi avven– tura; il prezzo per la loro sopravvivenza oggi è il soffocamento domani; forse i PADRONI lo sanno anche, ma è gente DURA che ha l'orgoglio personale avanti a tutto e non è disposta a mollare la guida dell'azienda. Come chiedere a Mussolini nel 42 di mollare la guida della nazione, stesse probabilità. rai della canzone (nonché la canzone della rai), la Fonit Cetra, azienda a capi– tale statale (gruppo IRI). Questa paren– tela di capitale ovviamente, all'IRI, signi– fica far parte della stessa cosca fanfa– niana. Il che significa che i ponti fra un'azienda e l'altra sono sempre stati aperti e frequentati. Una luce su una ten– denza generale e un esempio specifico. Ci sono numerosi cantanti che di fatto esistono, come divi o divetti, solo alla lv; un esempio anche se vecchiotto può es– sere Marisa Sannia, i Ricchi e Poveri. Gente che frequenta i contesissimi (per il lancio e la conversazione di divi vecchi– e nuovi) show, spettacoli per bambini, te– levisivi spessissimo, si trovano dapper– tutto, ognuno con il loro rango. Claudio Villa nella parte dell'ospite eccezionale P!lr grandi show e orchestra dal vivo, Sergio Endrigo per spettacoli più conte– nuti, educati e una presenza assicurata nell'unico show che la lv registra « dal vivo" tutto di fila, esperienza eccitante, senza rete, altri in tutti i mille sottopro– dotti di sottoprodotti che affollano « lo spettacolo leggero" lv. Un'altra cosa per cui questa gente ha una specie di appal– to sono le altrettanto contese (specie per i vantaggi editoriali) siglè finali di ogni cosa che può, decentemente o no, avere una canzone alla fine. L'esempio specifi– co dei rapporti RAI-FONIT è quello della perfetta sincronia fra la presenza, (ac– colta con gioia e deferenza con_una vaga coscienza che si tratti al tempo stesso di qualcosa legato al vino, ballo, parolacce, camporella e alla Cultura nazionalpro– gressista) del «folk" a Canzonissima '74 e il lancio di una ignobile e colossale (oltre 30 uscite in poco più di un anno) collana chiamata« folk", in cui compaio– no numerosissimi i guittini dell'impegno leggero - caciarone - straziante - sociale d~a domenica pomeriggio. li fatto che la corsa sia stata vinta da Toni Santagata (N. 8 della collana,« Vieni cara, siediti vi– cino", disco LPP 196) sta a significare che il gioco ha funzionato e cioè che è stato fatto bene. La rai non ha badato a spese; un programma quotidiano (l'altro suono 14,05 Progr. Naz.) condotto da una cantante a cui hanno dato, non si ca– pisce perché, l'etichetta di «impegnata" e che oltretutto, Anna, é sorella di Ma– riangela Melato e un lancio generale a cui hanno contribuito anche gli interessi genuini nél campo della musica popolare di un Cascone. Non per criticarlo ma per far notare che tutti i canali di program- Altre case a capitale interamente italia– no, case piccole, hanno già chiuso la ca– tena di distribuzione. Valga per tutte la Carosello-Curci (Giorgio Gaber, Patrick ~/ Samson) passata in distribuzione, alla Durium. L'ultima perla della collana è la mazione della rai di fatto hanno dato uno stimolo in quella direzione. In questa collana sono coinvolti numero– .si compagni; la loro buonafede o il loro valore artistico non cambiano nulla del ruolo che stanno oggettivamente co– prendo. Artisticamente i dischi hanno come una patina di ingiudicabilità a prio– ri dovuta ai criteri, incompatibili con qualsiasi concetto di «autenticità", con cui sono registrati. Anche qui un esem– pio; non sono uno specialista di musica folk, ma mi sembra di indovinare che Ca– terina Bueno sia molto brava e C'hei suoi due accompagnatori, una chitarra e un flauto dolce siano competenti. E musica, fatta in tre con una voce, che vive con una sua dinamica e non sopporta che. gliene '!engano mutate le caratteristiche con echi indiscriminati o altro. Caterina Bueno, la musica che lei fa con gli altri due, non si sente, se ne sente un'altra, al– terata, appiattita, falsa. La musica ha sempre avuto ~na sua di– namica naturale; il progressivo scadere della qualità degli orchestrali di stru- _ menti classici, la stesura frettolosa di ar– rangiamenti privi di densità, la fretta in generale, hanno portato nella produzio– ne di musica leggera italiana dei nuovi valori dinamici, falsi, ma immediati e nar– cotizzanti. La realizzazione dei dischi del folk di stato mantiene la sua estetica, il suo modo di esprimersi, rigorosamente all'interno dei canoni della canzonetta, proprio sul piano della ricostituzione dell'esperienza musicale che è forse il piano vitale di tutta la musica popolare. La distribuzione, il personale e le spese valgono ovviamente solo oltre un certo bilancio ann.uale; differentemente biso– gna ricorrere alla distribuzione di un co– losso, o di un piccolo, a scelta, che trat– terrà una percentuale piuttosto pesante sulle entrate. Questo procedimento ha permesso, oltre al fiorire di piccole im– prese di banditismo a piccolo sabotag– gio, la nascita delle «etichette indipen– denti" così come le si pensa oggi, l'unica possibilità di uscire dal grigiore reazio– nario delle grosse case. Anche qui la pa– rola non ha valore taumaturgico. Indi– pendente è la Vanilla (casa a uso perso– nale di Ornella Vanoni, lo era la N. 1 di Battisti-Mogol (ora 100% RCA), Little Tony si fregia di una Little records. Le etichette indipendenti che ci interessa– no in questo giro nel business discogra– fico loçale per possibile sospetta « non commercialità" sono solo due Bla-Bla di . per capirsi; quasi due anni fa la PfM era a un bivio: o cercare di avere successo. anche all'estero, investendo in questo i guadagni messi insieme lino a quel mo– mento oppure cominciare subito ad an– dare av'anti verso una fine inevitabile per esaurimento, raccogliendo danari su è giù per balere per un futuro senza lavoro e dignità. Fuori dal fumetto, il circuito commerciale non permette a un gruppo un po' grosso di sopravvivere. Un gruppo come gli Stormy Six, (con amplificazione piccola e camioncino FORD TRANSIT) contando di fare 60 serate in un anno (che sono più o meno quelle che fanno) devono chiedere, solo per coprire spese di ammortamento impianto, manutenzio– ni, piccoli incidenti inevitabili, 180.000 lire per serata. Questo senza le spese di viaggio che sono tot lire al chilometro. Per la premiata la spesa va quasi tripli– cata e, ovviamente, divisa per un numero di serate più alto. Anche il costo dei Kilo– ·metri è mollo più allo. Queste spese sono tali che, o ci si mette a lavorare come negri, suonando tutti i giorni per tre anni (scuola formula tre), oppure si cerca di uscire dal cerchio an– dando verso la vastità dei mercati ameri– cani e europeo. La PFM ha allargato il suo cerchio e con questo, prima ancora di vedere se arriverà il grosso successo in USA, ha conquistato una forza enorme con i gestori in-Italia. La PFM è un act che paga, riempie le sale senza fallire, quindi costa. La via è quella dell'espansione; fermarsi vuol dire andare indietro. Ma– mone e Sassi, commercialmente parlan– do, sono la coppia più dinamica di tutto il business e non è difficile intravedere in loro il futuro BIG discografico italiano con notevoli capacità di esportazione. Bla-Bla e Cramps puntano le loro carte sulla qualità della produzione, nella con– vinzione che l'accresciuto interesse ver– so la musica, finalmente, porti a far com– parire fra i valori utili per far vendere un disco anche la sua qualità, musicale e tecnica. La passata veloce attraverso tutte le case più rappresentative nel mercato pop e leggero e le due soste Fonit e Cramps, per evidenziare una cosa: tutte le case vendono dischi allo stesso modo, grandi e piccole, attente ai tempi o ottu– se. La merce disco è sempre la stessa, viene prodotta con criteri che possono cambiare per quello che è lavoro d'inge– gno, ma che sono sempre gli stessi par pressaggio, confezione, per tutto. Anche la distribuzione segue le stesse strade e il primo principio a cui tutte le case sono inevitabilmente legate è quello di essere in attivo. In una parola, la musica che sf compra è tutta commerciale; non impor~ la niente se una è difficilissima e vende– cento dischi e un'altra è una vaccata che– ne vende dieci milioni. I numeri possono solo rappresentare efficacemente urt rapporto, un confronto Ira fa capacità / vendita dei due prodotti. I due pr possono essere invece sernplicem uno bello e l'altro brutto e non gUe gherebbe niente a nessuno didJ merciaie inv çhe aatwi

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