RE NUDO - Anno VI - n. 32 - 1975

«Caro ~ell'ormai (troppo) famoso aflicolo di ?asolini, apparso sul" Corriere,, l'aborto è solo uno spunto di partenza, una piat– taforma di lancio che serve all'autore per toccare un po' di tutto: l'apocalisse eco– logica, il consumismo dell'Italia di oggi, r la povertà e la 'felicità' dell'Italia di ieri, E così via. In tanto girovagare Pasolini par– la, e molto, anche d'omosessualità. Anz, ibbiamo proprio avuto l'impressione che ·asse essa il nodo centrale di tutto l'arti– :olo, e che lui abbia finito di parlare d'al– ro per non dare troppo nell'occhio. Infat– i, Pasolini, solo una volta parla esplicita– nente di "rapporto omosessuale"· Ma 1oi siamo faziosi (e dichiariamo subito la 1ostra faz,iosità). Per cui decodifichiamo il suo linguaggio, e dove scrive: "mino– ranze sessualmente diverse,, leggere– mo" gli omosessuali", dove parla di "ciò che si dice contro natura" e "tecniche amatorie diverse" noi, banalmente, leg– geremo sempre "omosessualità». Ope– razione che può sembrare forzata, ma che almeno ha il pregio di diradare un po' delle tante cortine fumogene che Pasoli- ni butta in faccia al lettore. - E passiamo al contenuto dell'articolo. Più o meno, vi si dice: non è possibile parlare dell'aborto e della nascita, senza tener conto di ciò che sta a monte, cioè « l'universo del coito•. La contraddizio– ne, dice Pasolini, sta li. Infatti l'introdu– zione dell'aborto spingerebbe la coppia eterosessuale, libera dal timore di far fi– gli, alla ricerca di un piacere erotico vis– suto esclusivamente come bene da con– sumare, alla pari di tanti altri. In questo modo la maggioranza, riconfer– mata nella propria eterosessualità, di– venterebbe ancora più intollerante nei confronti degli omosessuali. Cosa che non accadeva, secondo lui, ai tempi dell'Italia povera e felice: allora la gente faceva tanti figli, moriva di fame, non pensava al piacere sessuale, ed era con– tenta. E poi era tenera e gentile nei con– fronti dell'omosessuale_ Conclusione: Pasolini,non • Cl siamo • proprio .... » a cura del Collettivo Autonomo FUORI Milano. l'aborto rende più forte la già forte mag– gioranza, e più debole la già debole mi– noranza (omo) sessuale. Per ora fermiamoci quL Abbiamo sche– matizzato l'articolo in modo che divenis– se esplicito come e quando vi si parli di omosessualità. Ovviamente ribatteremo criticamente le affermazioni che riguar– dano appunto l'omosessualità, e non al– tro. Ciò che Pasolini scrive, appare come una accorata difesa degli omosessuali vilipesi e calpestatL Ed in parte lo è. Ri– cordare che gli omosessuali sono op– pressi, è pur sempre qualche cosa. Ed è la sola cosa che, in tutto l'articolo, ci va bene.'Ma Pasolini non va oltre all'accusa e al vuoto attacco moralistico. Non tenta di cogliere le reali motivazioni dell'esclu– sione degli omosessuali. Si limita a con– statarla. In fin dei conti, per lui, l'oppres– sione resta un dato di fatto immutabile. Può servire tutt'al più per spargere qual– che lacrima. Neppure gli passa per la testa che gli omosessuali possano partire e possano fondare una lotta per la propria liberazione. La sua posizione è vittimistica e difensi– va. Bisogna dire, gridare - sembra sug– gerire Pasolini - quanto gli omosessuali stiano male. Ma secondo noi è troppo poco, non basta. Non serve dire che si è oppressi, bisogna lottare contro i pro– pri oppressori. Che è, invece, la scelta che noi abbiamo operato. Anche noi siamo partiti dal dato di fatto della nostra oppressione subita, dal disagio vissuto. Ma l'abbiamo storicizzato e sottoposto a critica politica, interrogandoci sul per– ché della nostra esclusione, sui mecca– nismi secondo cui avviene, su chi ci esclude, per giungere a rilevare, o alme– no a prefigurare, contro chi dobbiamo lottare e secondo quali forme. Una presa di coscienza, la nostra, che, pur partendo da problemi individuali e personali, tende a contaminare sempre di più l'esterno ponendosi come squisi– tamente politico. Passando, in dettaglio, alle affermazioni di Pasolini, rileviamo un primo punto su cui non siamo d'accordo. Ed è la riduzio– ne da lui operata, della questione omo– sessuale ad un puro discorso di mino– ranze. Al di là dell'atteggiamento vittimi– stico, Pasolini giunge fatalmente a chie– dere, seppure semplicemente, una mag– giore tolleranza (in questa chiave cre– diamo infatti debbano essere interpreta– te le continue accuse alla "maggioran– za" di crescente intolleranza verso gli • omosessuali). Come se tutto si risolves– se con la conquista di un posto al sole accanto alla "maggioranza" eteroses– suale. Rifiutiamo in questo caso, i termini di e, maggioranza,, e cc minoranza» come ambigui e fuorvianti. Noi non ci conside– riamo parte di una minoranza dai gusti un po' bizzarri e differenti da quelli degli altrL Ripetiamo: il ritenercUalLcLporte-_ rebbe alla conquista, al massimo, di una accettazione riformista, di un recupero del tipo:" fate pure quello che volete, ma non rompeteci le palle!"· Saremmo, an– cora una volta, ghettizzati: in un ghetto magari dorato, ma sostanzialmente uguale a quello di merda in cui siamo vis– suti e dove, talvolta siamo ancora co– stretti a vivere. La nostra presa di coscienza, invece, non ammette recuperi riformistici, per– ché ci ha fatto capire che la nostra omo– sessualità mette in crisi momenti e strut– ture fondamentalmente funzionali al mantenimento della società in cui vivia– mo. Come la famiglia e la struttura pa– triarcale: li neghiamo di fatto, perché la 'nostra sessualità non è produttiva: non facciamo figli, non creiamo forza-lavoro; perché non accettiamo la netta divisione tra ruolo maschile e ruolo femminile; in- . fatti, pur essendo maschi, tendiamo ad assumere (o ci viene attribuito) anche il ruolo opposto, se non altro perché desi– deriamo un altro maschio. La nostra sessualità e. dunque critica della sessualità dominante: con questa non ci può essere forzata armonizzazio– ne, non può esistere coesistenza pacifi– ca. Nel momento in cui ci ribelliamo, co– involgiamo necessariamente l'universo eterosessuale, e tendiamo a confrontarci o scontrarci con esso. Non è possibile ghettizzare, ridurre a mi– noritario, un desiderio come quello omo– sessuale che è volto solo alla ricerca del piacere. Perché immediatamente tale desiderio si pone come negativo rispetto ad una società fondata su un tipo unico di sessualità, quella volta ai fini della pro– duzione; perché tende a scoperchiare, distruggere, decodificare questa ses– sualità, per scoprire oltre di essa, un de– siderio, finora latente, svincolato dalla lo– gica produttiva_ Pasolini si lancia, con cieco furore, contro la « felice coppietta eteroses– suale» colpevole, secondo lui, di pra– ticare giochi erotici a sfondo consu– mistico. Per lui l'infelicità e la dispera-. zione stanno tutte dalla parte degli omosessuali. E non si rende conto (o non vuol rendersi conto) che è proprio all'interno della coppia eterosessuale, della coppia uomo-donna, che passa l'oppressione fondamentale. Quella, come hanno messo in luce le femministe, che contrappone il maschio, forte del proprio ruolo di dominio, alla donna total– mente deprivata di potere. Se di felicità e di gratificazioni si deve parlare, sono tut– te da attribuire all'uomo. Può sembrare paradossale questa criti– ca. Lo è molto meno se si pensa che per noi omosessuali rivoluzionari la presa di coscienza delle donne è un punto di riferimento essenziale ed ineliminabi– le. Anzi: senza la lotta di liberazione della donna, neppure la nostra sareb– be mai cominciata. Del resto la storia del movimento gay, in tutti i paesi, lo dimostra. Sono infatti sem– pre sorti dopo la ribellione femminile, e di essa hanno assunto le critiche al ma. · schilismo ed al fallocratismo dominanti. Secondo noi è ancora tutto da chiarire, da dipanare a poco a poco, il profondo I treccia che lega la nostra oppressione quella delle donne, Ma sentiamo che nesso è reale, anche se non riusclam ad oggettivare tale sensazione in u teoria e una prassi soddisfacenti. Ma a'4 cune cose ci appaiono chiare: almen che il femminismo, spostando l'anall del l'oppressione e dello sfruttamento d.. terreno puramente economicO=Struttu.. raie a quello del personale e della s sualità, ci ha dato gli strumenti per por in termini rivoluzionari la questione del nostra emarginazione. Altrimenti l'o sessualità sarebbe sempre rimasta u problema squisitamente • sovrannatur le" e come tale da subordinare a mille al tre priorità. Ma il contributo fondament _le che il femminismo ci ha datoèlacrlti al ruolo ed al valore maschile, all'es za patriarcale della società. Critica e

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