RE NUDO - Anno VI - n. 32 - 1975

hiagna spiegare però un po' ramante non vogliamo con– una lotta contro la nostra ma– con un acritico tentativo di in- caratteristiche •femminili" cosi este oggi si presentano nella aocietà. Per esempio, va tutto ando parliamo di liberazione de– lni come capacità di mettere gli I più a diretto contatto con le pro– motività (come si pensa sia nelle al ma anche queste •emotività .. abbaslanza a culo in questa socie– curamente, ad esempio, il tatto di re quasi soverchiate dalla propria vltà, è una delle cause dell'oppres- e della donna. ure, d'altra parte, noi vogliamo re via tutto ciò che è "maschile». nostra lotta contro una società re– ivaabbiamo bisogno di tutte le no– qualità • maschili " tanto quanto ab– obisogno di sviluppare di più quelle minili. Il capitalismo ha bisogno di nte debole, insicura e dipendente da er manipolare e costringere ai ruoli di i, casalinghe, o consumatori. E an– ale sue istituzioni ci costringono ad i aere,e a vederci come t-0rti,decisi, au– omi, indipendenti, coraggiosi e tutto il to. cosa vuol dire tutto questo? E da e impariamo cosa vuol dire essere e• o •deciso», o una delle altre ? Non c'è che una fonte: l'ideologia ghese. I vari canali d'indottrinamento famiglia, la scuola, i giornali. la tele. .lllibbUcità, la musica pop - tutto questo :io.id ·ct 1ce cosa dovremmo essere, e come biamo comportarci per diventarlo. Ci no idee perverse e distorte di quali Olllità siano necessarie per chiunque, oo donna, per entrare perfettamente ruoli della società capitalista. Pertan– coraggio o indipendenza sono le qua– ;Jllà che bisogna avere per formarsi una .rza. e resistere alle pressioni dei suoi -.mpagni di lavoro. Decisione significa lfapacltà di prendere.decisioni da solo, '8"8ercitando il proprio potere sugli altri. l:lndipendenzao l'autonomia di un uomo litln ha niente a che vedere con un con– ,lrollo reale della sua vita (e come potreb– :i;,. del resto), ma è misurata in base a uanto spesso riesce ad andare al bar ciando a casa moglie e figli. tutte queste caratteristiche sono sotto- 11eate come se fossero degli attributi lfici del singolo. Tu, personalmente, nato con queste perchè sei un uomo. , nell'ideologia che ci forma, troviamo riconoscimento che la forza, o il co– glo vengono dallo stare con gli altri, fatto che sono solamente i nostri fra– ~11 o sorelle, i nostri compagni, il movi– to che ci può dare veramente forza e aggio. (O meglio, c'è traccia di questo modo naturalmente distorto: la donna o l'uomo). competitività dell'ideologia maschile inge ancora di più nelle nostre pri- 1Individuali. L'idea distorta di "ma- lo• ci divide, e misuriamo la nostra omia e indipendenza dalla nostra nza dagli altri, la nostra forza dalla e potere che esercitiamo sugli altri. e più uomo, essere più uomo degli 'Uomini (con tutte le distruzioni degli , l'aggressione, e i giochi di ego che o comporta) è una grossa compo– e dell'essere uomo. come abbiamo detto, non cetchia– abatterevia tutto quello che è" ma- 8•, anche se questo tosse possibi– aono molte delle cosiddette carat– che maschili che vogliamo eon– e o sviluppare. Ci sono molte si– I In cui, se vogliamo lottare con sao contro la società che ci ha mu- ,dobbiamo dominare le cose, esse– leme di più, più duri, con le idee più e, più aggressivi, con più esperien– lù forti. Ma se la lotta deve essere nte fino in tondo, se vogliamo rove- 1rapporti umani capitalistici cosi rapporti di produzione capitalisti– lamo sviluppare in tutti noi la co– della natura contraddittoria del •essere maschi»: gli aspetti che enziallalla riappropriazione in– di ognipersonaumana,e i falsi condizionati dai ruoli, che tanno ndamenteparte della nostra e. per tutti noi. Autointerrogarci su ogni no– stro aspetto e aspirazione e cercare, in– sieme, di distinguere gli aspetti falsi, e determinati dai ruoli da quelli veri. Eque– sto sembra essenziale se veramente vo– gliamo avere il controllo di chi siamo e di cosa vogliamo. È una fase in cui tentiamo di capire fino a dove il capitalismo è en·- Irato in ogni nostra emozione, pensiero e bisogno. E come, comunque, si è infiltra– to e ha distorto le nostre idee rivoluziona– rie. I ruoli ai ·quali siamo stati condizionati e le caratteristiche che abbiamo cercato di avere, tutto questo ha qualcosa a che ve– dere con il potere sociale e la dominazio– ne (quantunque un potere molto limitato per la gran maggioranza). Certamente non è abbastanza avere alcune idee di cambiare questa società per cambiare tutta questa merda. Cosi quello che dob– biamo fare è cercare la possibilità di ri– creare condizioni più autentiche, lasciar fuori i ruoli che abbiamo crecato di rico– prire nella nostra attività rivoluzionaria. Prima che il movimento delle donne di– ventasse una vera forza, i «rivoluziona– ri» ignoravano completamente qualsiasi cosa non avesse a che fare direttamente col potere economico e politico (le uni– che cose di cui gli uomini si siano mai oc– cupati veramente). Anche la cosa più op– pressiva di tutte - il lavoro csalingo - ve– niva ignorato. Niente di quello che usciva dalla limitata visione del mondo che l'uomo aveva veniva considerato. La fa– miglia, i bambini, i rapporti umani, le con– dizioni di vita, ogni volta che queste cose venivano nominate si era guardati come "deviazionisti », "soggettivi ", «piccolo borghesi", o altro, e comunque erano problemi che potevano venir risolti sola– mente dopo che la rivoluzione fosse sta– ta attuata. La comprensione dell'oppres– sione capitalistica e dell'ideologia era molto scarsa ed essa stessa era, natural– mente, ideologica. Era stravolta dall'ideologia borghese, anche nella sua forma sessista e cosi era, natu~almente, la nostra attività rivoluzionaria. (È una coincidenza che fu Alessandra Kollontai, una donna, a sollevare il problema della sessualità nella rivoluzione Russa?). Non possiamo più accettare di farci lo~ derare gli occhi dalla nostra condizione maschile. Dobbiamo continuamente svi– luppare la nostra possibilità di critica del capitalismo e della nostra risposta, at– taccandcrtutte le volte che la incontria– mo, la nostra gerarchia maschile, quella che abbiamo in testa, e la gerarchia di importanza che abbiamo nelle nostre at– tività. L'ideologia borghese ha, attraverso il no– stro condizionamento maschile, non sol– tanto distorto le nostre idee su cosa sia la rivoluzione, ma anche le nostre idee di come stare assieme (l'organizzazione) e sui rapporti tra di noi come rapporti tra ri– voluzionari. È abbastanza difficile definire esatta– mente quali sono stati i progressi che abbiamo compiuto attraverso il nostro impegno nei gruppi di uomini. Non ab– biamo obiettivi particolarmente chiari sui quali stiamo lavorando, ed è giusto dire che continuiamo ad incontrarci perché tutti abbiamo un forte bisogno di stare assieme In questo modo. Le nostre con– fusioni su chi siamo, e in che modi vo– gliamo cambiarci richiedono che sco- priamo tutto questo con le nostre sorelle e i nostri fratelli, dobbiamo cioè respon– sabilizzarci l'un l'altro. Questa responsa– bilizzazione è qualcosa di decisivo, per noi, ma è anche molto difficile da svilup– pare. La nostra speranza è che stiamo iniziando a costruire questa mutua fidu– cia e affetto che diventa una necessità inderogabile, se vogliamo andarè ad un confronto e ad una critica tra di noi senza le solite aggressioni-difese. Alcune delle esperienze più belle che ci sono state tra di noi è stato quando siamo riusciti a mettere in atto questo "candore». Il nostro gruppo è ancora ad uno stadio abbastanza embrionale, e parliamo in un modo abbastanza destrutturato delle no– stre esperienze. Ci incontriamo tra le otto e le nove, senza alcuna idea precisa di cosa parleremo, parlando dalle nove e mezza fino a mezzanotte. Abbiamo parla– to dei diversi modi in cui possono essere organizzati i rapporti sessuali, di quanto il nostro essere "maschi» può influen– zare i nostri atteggiamenti verso la poli– tica e la violenza politica, come siamo colpiti dalla domanda di lavoro o di una vita " politicamente attiva»., gelosia, de– pressione ... Queste discussioni spesso sono state molto frustranti per molte ragioni. Tendo– no infatti a saltare da un argomento all'altro, e rimani con l'impressione che si è parlalo di tutte le cose interessanti, ma di nessuna cosi a fondo quanto si sareb– be potuto. Momenti di profonda onestà sono seguiti da momenti di chiusura quando parliamo di cose più" importan– ti", forse per evitare di consumare com– pletamente la nostra capacità emotiva. Stiamo pensando che forse dovremmo avere una struttura, sia pur minima, pos– sibilmente decidendo l'argomento prima di vedersi o facendo che una persona alla settimana racconti la propria storia. Un'altra difficoltà è sullo sviluppo del gruppo. Le domande senza risposta che emergono qui sono: quali possibilità (e limiti) ha un movimento di uomini (la– sciando da parte le paure delle donne, alcune, e degli omosessuali?) Quali sono le possibilità di un lavoro più prati– co? Campagne di propaganda perché sia tolto agli uomini tempo lavorativo per occuparsi dei bambini? Come possiamo superare il fatto di essere un piccolo gruppo, chiuso, abbastanza introspetti- vo che conserva intimità e riservatezza (cosa che vediamo essenziale però per lo sviluppo dei rapporti tra di noi?) Come gruppo ci siamo mobilitati per una mani– festazione organizzata · dalle donne sull'aborto. · Alla manifestazione siamo andati eon un pulmino che aveva su due grossi cartelli. Uno diceva: "Gruppo di uomini di lslin– gton »: l'aborto è un diritto di scelta della donna» e l'altro: «Uomini contro la ma– scolinità». (O!;Jgitra l'altro ci rendiamo conto che quest'ultimo slogan era un po' confuso, perché non distingueva tra gli aspetti veri e falsi della «mascolinità ..). Ci rendiamo conto che se il gruppo do– vesse ampliarsi troppo o dovesse aprirsi troppo a gente nuova, allora le dimensio– ni del gruppo e il cambiamento dei me– mebri creerebbero difficoltà e finiremmo per perdere la fiducia tra di noi e l'onestà e l'affetto che da questa fiducia emergo– no. Ci sentiamo responsabili verso uomini o gruppi di uomini che ci chiedono qualco– sa sulle ·riunioni. Ricordando come noi durante le nostre prime riunioni andassi– mo soprattutto per tentativi, crediamo che non basti dire semplicemente - Per– ché non vi fate un gruppo da voi? - Ci piacerebbe poter avere una parte più 11t– tiva nella formazione di nuovi gruppi, e forse· i gruppi allargati sono un primo passo in questa direzione. E ancora una piccola minoranza di uomi– ni quella che ha la possibilità di incon– trarsi in gruppi di uomini (o compagni del movimento o piccoli borghesi in contatto con il movimento delle donne). Così molti uomini vivono la loro vita sessuale al rit– mo di una catena di montaggio. Cosi mol– ti sopportano situazioni famigliari repri– menti e sono forzati a fantasie di abbron– zate donne che saltano fuori da mari gia– maicani e possono sopravvivere soltanto distruggendo la propria sessualità e quella degli altri. L'esperienza dei gruppi maschili ci dà la forza di aprirci a questi uomini molto più di prima. · Si spera che questo non significhi solo avere la forza di confrontare il sessismo in differenti situazioni. Ma cos'altro si– gnifichi oggi, al di là del riconoscimento che dovremmo parlare molto di più della nostra sessualità nei nostri volantini e nei nostri scritti, questo per ora non è chiaro.

RkJQdWJsaXNoZXIy