RE NUDO - Anno V - n. 24-25 - 1974

RE NUD0/4 Il giornale· a 300 lire, le Gianna Preda dell'underground, la pubblicità. Dopo quattro anni di rimandi e di salti mortali, dopo anni in cui si diceva • l'au– mento del prezzo sarà l'ultima cosa da fare • e si apriva invece alla pubblicità, s'intensificavano le vendite, si facevano iniziative per il finanziamento, siamo ar– rivati a non starci più. No, non tanto ri– spetto il bilancib entrate uscite che già da tempo ci vedeva in passivo, ma ca/– colando quel margine che via via riusci– vamo a coprire con gli spettacoli e che grosso modo non superava le 200-300 mi– la lire a numero. Beh, dopo i recenti au– menti, questo margine è quasi raddop– piato e noi non sempre siamo stati in grado di fare regolarmente spettacoli per il finanziamento. Questa, una prima ragione che ci ha por– tati ad aumentare il prezzo. Due, la pubblicità. In questo numero post– natalizio, le inserzioni pubblicitarie sono quasi assenti. Il passivo gravissimo di questo numero verrà - speriamo - rias– sorbito dallo sforzo ulteriore che abbia– mo programmato per una vendita capil– lare e di massa. Per fortuna i dati ulti– missimi ci confortano, infatti l'ultimo n° ha avuto un aumento di vendita genera- - lizzato, ma in questo momento di crisi economica abbiamo capito bene una co– sa: non vogliamo essere condizionati dal– la pubblicità al punto di pensare di non potere uscire senza raggiungere un tot necessario. Il condizionamento, anche se immediata– mente non è politico, può portare ad una assuefazione che col tempo può diventa– re pericolosa. Questo aumento quindi ga– rantisce anche l'autonomia del giornale. E qui tocchiamo un altro punto. Alcune Gianne Prede dell'underground hanno messo in giro e ripreso volentieri voci e concetti a cui abbiamo in passato rite– nuto· non rispondere per il livello triste da cui partivano. Ma cogliamo qui l'oc– casione di una battuta infelice del povero Manuel lnsolera, apparsa su uno degli ul– timi Ciao 2001, un utilizzo davvero poco altrenativo che il giornale dei padroni del– la musica fa di insinuazioni partite da gente dell'underground. Stiamo parlando dei nostri rapporti con Sassi e più preci– samente con la Cramps record che Sassi dirige. I nostri rapporti con questa casa discografica sono ottimi, anche se non ci sono • patti d'acciaio • e soprattutto que– sti rapporti, non sono affatto • semise– greti • come il povero Manuel lnsolera ha scritto. Anche se non condividiamo il carattere spesso ambiguo della presenta– zione pubblicitaria della etichetta, rite– niamo la Cramps essere di gran lunga la più impegnata delle case discografiche interessate alle correnti musicali d'avan– guardia. Esistono case discografiche rea– zionarie che boicottano la stampa di con– trocultura, ci sono quelle • aperte » cioè che se anche sono di destra, sanno fare i loro interessi economici che qualche volta sono in antagonismo con gli interes– si politici. (Come quando, ad esempio, Einaudi ha pubblicato il libro sul carcere di Irene lnvernizzi, di cui siamo certi non condivideva certamente il contenuto), e poi, incredibile per alcuni, esistono quel– le come la Cramps record a cui presto si aggiungerà un'altra iniziativa di cui par– leremo più avanti. Certo, sono discorsi impopolari questi, come lo erano nel '66 rispetto le case editrici, del resto vi ricordate i discorsi su Feltrinelli? Ricordano per infantilismo e ingenuità certe tirate che alcuni fanno oggi sulla Cramps. Ma dopo la F-eltrinelli sono nate almeno una decina di piccole case di sinistra. E oggi non c'è più nes– sun pirla che ci viene a raccontare che Samonà e $avelli sono • trosko-fascisti • infiltrati nel movimento. Eppure sono piccoli padroni, spesso in buona fede, che guadagnano sopra un di– scorso politico di slhistra che • fa mer– cato •. Esattamente come Sassi per i di– schi. La Cramps pensa che questo mercato si vada formando anche discograficamente e ci si è buttata. Noi che ne pensiamo? Mercificazione, sfruttamento del fenome– no, bla bla. No. Queste cose le lasciamo alle puzzole che razzolano per il sotto– bosco murale dell'ex Brera. Noi incalliti marxisti, pensiamo che il problema prin- ! cipale rispetto questa situazione, sia il controllo politico delle operazioni. Siamo stati un anno in preda al dubbio amletico se andare o non andare in edicola con il giornale. C'era chi sosteneva che que– sto era mercificarsi. L'anno dopo ci siamo rosi prima di accettare la pubblicità delle cose che bene o male usavamo (dischi, libri, artigianato). Adesso abbiamo capito che non essere andati subito in edicola a Milano è stato un errore grave che c'impedisce ancora oggi di essere presenti in tutta Italia. Ab– biamo capito cioè che la nostra presenza non continuativa nelle situazioni ha im– pedito alle situazioni stesse di crescere politicamente su certi discorsi. Insomma abbiamo pagato un prezzo politico grave per un moralismo idiota. Non intendiamo ripetere la cosa con i dischi. Se noi fossimo in grado subito di rea– lizzare una produzione discografica alter– nativa, non esiteremmo un secondo a uti– lizzare tutti i canali disponibili. Se non lo facciamo, non è per moralismo, ma è perché non siamo ancora in grado di farlo. Però siamo in grado di distinguere fra chi ci sabota e chi ci appoggia. An– cora di più: riusciamo anche a capire le motivazioni con cui alcuni ci appoggiano. Sono magari le stesse per cui il distri– butore ci diffonde il giornale, e cioè per– ché il giornale vende e lui ci guadagna. Secondo alcuni idioti questo dovrebbe bastare per rifiutare il « contatto » col padrone. Un antico idiota, che la pensava così, hf! detto (nel '70) « i padroni ci sabotano, la stampa underground la distribuisco io, non dobbiamo avere nessun rapporto con i padroni ». Magnifico, abbiamo pensato, viva la distribuzione alternativa. Infatti, dopo due anni i casi erano due: o anda– vamo a cercare il • distributore alternati– vo» (che non ci pagava da nove mesi) per tirargli il collo oppure (come abbiamo fatto) ci sottomettevamo alle rigide re– gole della distribuzione ufficiale che, se è vero che costa una vita (più del 50% del prezzo di copertina). almeno fa il suo mestiere: distribuire il giornale. Certo, nessuno dei problemi elencati qui sopra sussiste per quelli che vogliono fa– re il ciclostampato di 2000 copie. Ma noi crediamo che in questa fase è fondamen– tale avere uno strumento di massa che sempre di più serva a rendere omogeneo il movimento a livello nazionale. Il nostro obiettivo quindi non può che essere un giornale che arrivi ad essere equivalente nella diffusione e nella capillarità ai 'gior– nali padronali. Loro hanno i soldi, i capitali, noi abbia– mo un movimento e, perché non dirlo, abbiamo una linea politica che ci permet– te di utilizzare le contraddizioni interne ai padroni della musica. E ai • soliti idio– ti • ricordiamo che se il movimento opera– io in tutto il mondo nelle piccole e nelle grandi cose, non avesse utilizzato le con– traddizioni che esistono fra i padroni, probabilmente nessuna rivoluz;ione sa– reboe stata fatta. E ancora al povero lnsòlera chiediamo: cosa c'entriamo noi eol noto organizza– tore di tournées pop Mamone? Ma a que– sta domanda risponderemo ancora· noi, sul prossimO' numero. Portinaie dell'un– derground: all'erta!!! ,- ,-.. "": ,- _, = "' ro a> c:- o e ·u; o. "' Q) 2.:: o– ... ro o.– ro -~ E - caO "tu.:; E e: Q) o~ ·- o e: e: ::, ..... t: ... o Q) - o. c:– ft1•- .. ~-- ,-.. IO o c C\I C\I .a Q) ca - o.c:– o-::,:= .2.:; t: ~ ci,o.E o ce E.~·u; 1 Q) "O "tu e: o ·u; "' Q) - e o. Q) .:; ca "tu E Q) e: <\i ::, ,-.. t: 0) 0,- -- e: Q) ·- e: :i.~ g_s ro - ·- e .C.-

RkJQdWJsaXNoZXIy