RE NUDO - Anno IV - n. 20 - 1973

Onore a chi? Onore al nostro compagno che si è - dovuto leggere tutto il bollettino (sul pop) della commissione artisti– ca del movimento studentesco! Che i compagni del M.S. ci perdo– nino ma era come leggere una di– squisizione sulla sinistra rivoluzio– naria condotta da un venditore di cioccolato (un cioccolataio) capita– to per caso ad una manifestazione di piazza. Ci pare buffo fare da • professori • ai professori dei M.S. noi che non abbiamo neanche un laureato e qua– si nessun studente! Ma cogliamo subito il nocciolo. Il bollettino dice: • Nella maggior par– te dei casi l'adesione da parte dei giovani a questa musica (n.d.r POP) non è solo di gusto estetico, vale a dire musicale ma in misura notevole di tipo ideologico. La musica pop cioè non fornisce soltanto prodotti • d'arte •, ma anche modelli di com– portamento sociale e in generale una vlsio11e del mondo •. E fin qui tutto bene. L'analisi va avanti digni. tosa anche se discutibile fino allo · svaccamento, cioè quando da una critica ad una gestione commerciale (Woostock) del popfestival passa ad uniformare i pop festival alterna– tivi con quelli commerciali. Dice il bollettino: • Oggi in Italia, anche da parte di alcune posizioni • di sini– stra • (le virgolette sono del M.S.) questa posizione viene riportata in– tegralmente: si individua cioè nella storia della musica pop una prima fase che sarebbe stata genuinamen– te rivoluzionaria, a cui si sarebbe sovrapposto l'intervento economico dell'imperialismo che avrebbe usa– to violenza a questa • anirfla demo– cratica • della musica pop ·e ne a- . vrebbe fatto un suo strumento. Da questa impostazione si arriva agli scontri con la polizia di fronte ai teatri con lo slogan • la musica è nostra, prendiamocela • e a con– trabbandare per grandi successi po– lltlcl I festival pop, tutti i mlni– Woodstock organizzati periodica– mente. Questa impostazione del problema dell'arte e della cultura discende dai generale errore di e– conc;,miclsmo dei nostri • sinistri •, dalla sottovalutazione della lotta i– deologica. Non si individua cioè co– me fin dal principio la musica pop per I llmltl che abbiamo citato (n. d,r. lndividuallsmo, formalismo, 1- cr,ntlflcazlone musica e lotta), non ,.ase svilupparsi in senso popola– t=loè rispecchiare le reali eslgen– el giovaniall'Internodi un'ana- 1 classe•· dal puntodi vista economico stri • sinistri • commettono un'ingenu[tà colossale: come si può pensare che anche all'inizio questa musica potesse diffondersi senza l'appoggio e quindi l'influenza ideo– ·Ioglca del capitale finanziario? LA MUSICA POPE' PERCHIUNQUE AB– BIA OCCHI PERVEDERE,NATA OR– GANICAMENTE COME ESPRESSIO– NE DELL'IMPERIALISMO. Il fatto che esistano delle contraddizioni e di– verse tendenze ideologiche al suo interno è del tutto secondario!!! (Gli esclamativi sono tutti nostri) rispetto- a questo fatto centrale ». Fin qui il bollettino della commissio– ne artistica del M.S. milanese. In breve per il M.S. un bel giorno gli imperialisti hanno detto: ué qui dobbiamo esprimere organicamente la musica pop. E giù a esprimere complessi e .cantanti. E sono nati i Beatles, i gruppi della Weast Coast, D,ylan. Che bella espressione orga– nica! Hanno cambiato il comporta– mento, i costumi di una generazio– _ne., se ne sono accorti tutti anche il Corriere della sera, ma con certi occhiali si vede solo indietro. Cosa propone il M.S.? Le canzoni della sua commissione artistica. Le can– zoni popolari che dice « Sono già nostre! ». Grazie tante ma questo lo sanno anche i gatti. Gli artisti del movimento studente– sco evidentemente considerano «se– condario• partire dalle esigenze del proletariato giovanile. Ma a pensar– ci bene non si è mai letto l'espres- sione • proletariato giovanile •, il M.S. non l'ha mai adoperata, infatti sul bollettino si legge « adesione da parte dei giovani » ed ecco che an– che il M.S. quando non capisce be– ne le cose, si abbandona al linguag– gio da Ciao 2001 e parla di giovani fuori dal contesto di classe. Ma è normale. I compagni del Movi– mento Studentesco non sono mai venuti ad un concerto neanche per sbaglio. E come dice il compagno Mao, senza inchiesta non si ha diritto di parola. Ma il M.S. insiste e quando dice che la musica pop è nata organicamente come espressione dell'imperialismo raggiunge il massimo della miopia: confonde il colonizzatore con il co– lonizzato. Arrivano cioè a confon– dere quello che è il prodotto nato dalle contraddizioni della civiltà in– dustriale con la pallottola dell'impe– rialismo culturale. Dice ancora il bollettino: « La prova più schiacciante del carattere com– plessivamente reazionario di questa musica è la totale impotenza creati– va in senso democratico di quei complessi pop i cui componenti so– no sinceri democratici ». Dediti ormai da troppo tempo alla caccia al democratico, i compagni dell'emme esse hanno persino di– menticato che oltre ai democratici ci possono essere dei rivoluzionari o dei comunisti fuori dai loro ran– ghi. Così cadono nel ridicolo della affermazione precedente dove final– mente appare chiara la loro incapa– cità o comunque la loro impossibili– tà a comprendere il fenomeno della musica rock nella sua essenza so– ciale. Brancolando nel buio, arrivano a contraddirsi nello spazio di poche· righe. Infatti da una parte sostengo– no che il contenuto di questa musica è di per sé reazionario poi criticano Re Nudo perché vuole « sostituirsi ai grandi impresari rimandando al domani su come gestire in modo democratico (e daie) queste strut– ture ». Su questo ultimo discorso in parte si potrebbe concordare, infat– ti a Re Nudo finora è proprio man– cato il momento di gestione politica delle proprie iniziative e proprio per questo stiamo cercando di sup– pi ire a questa carenza in occasione del prossimo popfestival ma la com- RE NUD0/17 missione artistica del movimento studentesco non può portarci que– sta critica e nello stesso tempo di– re, partendo dalle posizioni di cui sopra. Ed è per questa incapacità che rion è artistica, non è musicale ma poli– tica, di comprendere un fenomeno nuovo, come quello del proletariato giovanile, dei suoi bisogni, delle sue esigenze, per questa incapacità di rispondere in modo giusto ten– denzialmente rivoluzionario a tutte le problematiche che il nuovo prole– tariato giovanile internazionale sta Quali sono le nostre conclusioni? Non certo che la musica popolare italiana venga buttata a mare, no davvero. La musica popolare italia– na deve esistere perché rispecchia ancora la cultura di milioni di per– sone. Il nostro discorso vuole met– tere in luce come sia pretestuosa e cieca la politica di chi vuole « mettere fuorilegge » il pop con teorizzazioni assurde, contrappo– nendosi alle esigenze espresse del giovane proletariato europeo da al– cuni anni a questa parte. Anche l'imperialismo culturale ha le sue contraddizioni ed è su que– ste che bisogna intervenire. Il pro– blema della cUltura nella civiltà in– dustriale non può essere affrontata senza tener conto dei nuovi riferi– menti culturali che esistono in que– sto nuovo contesto. Il figlio del con– tadino costretto a venire in fabbri– ca, immesso nella dimensione del– la città, è inevitabile per perda i riferimenti culturali del padre. E' inevitabile che si riconosca più nei Jefferson Airplane piuttosto che nelle canzoni delle mondine. La vio– lenza della musica rock non è pro– pria dell'imperialismo ma è propria della civiltà industriale. Mai il rock sarebbe potuto nascere in campa– gna o in India. il nostro problema è quindi quello di togliere sempre. di più la gestione politica di questo fenomeno culturale di massa al ca– pitalismo. Come? Intervenendo di– rettamente sul problema del tempo libero del giovane proletariato. In– serendo esplicitamente il fatto mu– sicale nel discorso politico, propo– nendo un'alternativa musicale e d1 contesto ai gruppi che suonano e al pubblico che partecipa. Costrin-

RkJQdWJsaXNoZXIy