RE NUDO - Anno II - n. 7 - settembre 1971

RE NUD0/3 eonapagno, eanabianao la vita UN PASSO AVANTI L'editoriale dello scorso numero (Per un modo nuovo di fare poli– tica), ciclostilato e venduto in cin– quemila copie nella sola Milano, pur nella sua superficialità e in– completezza è servito ad aprire un dibattito fra diversi compagni; in– fatti alcuni temi che toccavamo, in– vestivano direttamente i compagni stessi (studenti e operai, intellet– tuali e hippy) sia- sul piano politico, sia sul piano esistenziale. Questa estate abbiamo approfondito l'indi– viduazione di certe esigenze a cui crediamo sia giusto dare una rispo– sta. Una risposta non strumentale, non ideologica ma politica e pra– tica. Qui avanti diamo alcune indi– cazioni che potrebbero costituire un elemento in più per la lotta nel quartiere e per la formazione di « militanti non frustrati ». Adeguare le nostre lotte alle nuo– ve forme di repressione del siste– ma, individuare nuovi fronti di bat– taglia contro il governo, trovare nuovi alleati rispetto agli elementi tradizionali che compongono le forze rivoluzionarie attuali, fare di se stessi un fronte di lotta con– tro l'ideologia borghese, costruire strutture alternative che ci aiutino a sopravvivere e siano esempio al popolo di sistemi di vita, produzio– ne della società socialista. TUTTO QUESTO SIGNIFICA CAMBIARE LA VITA. le comuni proletarie Ci dicono dei compagni che hanno detto « La tematie,a della Comune è sentita solo d\l,i piccoli-borghesi, porta all'isolamento dalle masse e non esprime le loro esigenze reà– li ». Noi abbiamo scritto nello scor– so numero.(Re Nudo N. 6 « Comuni subito!») che crediamo la comune di città essere uno strumento fon– damentale per la disideologizzazio– ne e il decondizionamento. La cosa che non avevamo detto e che vale come risposta ai compagni di cui sopra è che LA COMUNE È UNA DELLE RISPOSTE Più IMMEDIATE E DIRETTE DEI COMPAGNI PRO– LETARI PER RISOLVERE LE LORO ESIGENZE IMMEDIATE E LE LO– RO ASPIRAZIONI FUTURE. 11 di– scorso vale sia dal punto di vista economico che dal punto di vista politico. La borghesia tende a tra– sformare la città in un grande cam– po di concentramento dove si pos– sa narcotizzare lo spirito e la crea– tività del popolo portando avanti il piano della costruzione delle case popolari. La borghesia (ed è quella avanzata!) dice « Basta baracche, una casa per tutti!» Guardiamole un po' queste case, se è giusto poi chiamarle case: enormi casermoni dove le famiglie (più « fortunate » vengono suddivise in tanti scom– pa limenti, simili ad api nell'alvea– re. a divisione, quella di una fra– gile parete di carta è sufficiente a impedire il contatto umano, sociale tra le famiglie ed è ovviamente insufficiente ad attutire i rumori, le voci, qualsiasi cosa succeda nel– l'appartamento vicino. Perché que– sto? Perché anche fuori dall'ambi– to del proprio lavoro, l'unità fa sempre paura. I padroni pensano: la gente meno discute meglio è; poi va a finire che si parla dei pro– blemi della vita e questo non va bene. Cosa succederebbe se si ab– battessero quei muri divisori, se le famiglie mettessero In comune la cassa per la spesa, la sorveglianza dei bambini, i lavori domestici? Succederebbe che si spenderebbe molto meno, quindi sarebbe suffi– ciente guadagnare in proporzione e conseguentemente il tempo libe– ro sarebbe maggiore. Più tempo libero, più tempo per pensare, cal– colano giustamente i padroni e più tempo per pensare in una situa– zione dove la discussione e il rap– porto umano è favorito (come in una comune) può essere molto pe– ricoloso, (pericoloso ovviamente per i padroni). Molto meglio per loro mettere le famiglie dei pro– letari vicinissimo per avere tutti gli svantaggi che alimentino · magari l'astio e l'insofferenza l'una verso l'altra, ma divise perché la vicinan– za separata del coinquilino non si trasformi in unità nella lotta contro il sistema. la comune: base rossa nel quartiere La comune quindi e sempre di più In prospettiva può diventare un punto di riferimento determinante nella lotta e soprattutto nella lotta di quartiere. Il grandioso movimen– to della lotta per la casa ci indica che il quartiere è o stà diventando il centro di lotta nella cittadella capitalista, non a caso anche la struttura della casa operaia diventa sempra più simile alla struttura della fabbrica. Per questo la co– mune proletaria può rappresentare una base ree.sa per le lotte e una struttura alternativa alle « caserme popolari » e al modo di vivere che impone la borghesia ai proletari. Infatti se le avanguardie proletarie, se i compagni più avanzati organiz– zano delle comuni nel cuore della cittadella capitalista, se la vita nella comune viene caratterizzata da un rapporto comunista fra coloro che ne fanno parte ecco che inevitabil– mente la comune diventa esperien– za esistenziale fondamentale a so– stegno della lotta sociale e della lotta poli,tica. Discutere delle lotte, fare le lotte, discutere delle lotte e c'osi via; amare, capirsi, amare per capirsi meglio e ancora. Vivere in modo diverso i rapporti umani, vuol dire principalmente riuscire a trovare nuove forme di. modo di vi– vere per combattere l'ideologia borghese che forzatamente ci con– diziona. Anche in questo senso la comune può diventare caposaldo contro l'ideoloçiia borghese nel processo di costruzione dell'uomo nuovo e di strutture alternative.

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