RE NUDO - Anno II - n. 6 - giugno-luglio-agosto 1971

PER UN MODO .NUOVO DI FARE POLITICA Dopo sei numeri del giornale abbia- · mo fatto un bilancio generale delle ipotesi iniziali da cui eravamo parti– ti. L'abbiamo potuto fare perchè ab– biamo verificato nella pratica, cioè nel contatto con i compagni, quali delle ipotesi di partenza erano giu- . ste. Ora, o meglio da settembre, a.b– biamo deciso di andare avanti su altre ipotesi che tengano conto di una realtà esistenziale fino ad ades– so mai considerata dai gruppi rivo- · luzionari come momento importan– te nello sviluppo della lotta per il rovesciamento della società capita– listica. La mancanza di un discorso sulla condizione esistenziale del mi– litante è per noi una grave lacuna perchè da una parte ha lasciato ir– risolti grossi problemi individuali ai molti compagni che hanno aderito ai movimenti rivoluzionari partendo da contraddizioni di carattere perso– nale, dall'altra ha determinato gravi conseg.uenze anche a livello di or– ganizzazione. IL PROBLEMA ESISTENZIALE 1). Quotidianament~ la radio, la tele– visione, la famiglia, la pubblicità, le relazioni con gli altri ci propongono determinati valori come il potere, il prestigio sociale, la « virilità maschi– le » ecc. ... Se tu non hai potere o prestigio, se non sei brillante, se non sei un « duro » con le donne, sei un cretino. Succede così che tutti vogliamo avere potere indivi– duale sugli altri, prestigio ed esse– re « virili ». Questi valori finiscono perciò col costituire l'ossatura fon– damentale del nostro modo di pen– sare. Di fatto poi la realtà è ben differen– te: la scuola non permette di rag– giungere nessun posto di potere o prestigio per la stragrande maggio– ranza dei posti di lavoro, il « ma– schio italiano » ha ~,.sso problemi /?:::,~ --:i _rìf~\- J □ 11 ,✓• oc -~~ /~? ~"\ 't: ~ lt;)r~\~ di impoten e · · hi non . ha mai avuto problemi con le ·donne scagli la prima pietra), ecc. ... Questa contraddizione tra questi va– lori inculcatici e l'impossibilità di soddisfarli nella realtà determina, a nostro parere, una serie di frustra– zioni sul piano individuale ed il do– minio della competizione e dell'ag– gressività nei rapporti con gli altri con le conseguenze di isolamento e di impossibilità di comunicare. Tutto ciò noi lo chiamiamo problema esi– stenziale. Diciamo anche che è un problema che coinvolge tutti coloro che sono già o possono essere guadagnati alla causa rivoluzionaria. Trascurarlo può essere pericoloso. 2) Infatti nei gruppi che non hanno considerato questo tipo di tematica, secondo noi,. si sono avute queste principali conseguenze: a) Il tentativo di recuperare all'inter– no dell'organizzazione rivoluzionaria la soddisfazione dei valori. dell'ide0- logia borghese (potere, prestigio, ecc .... ) con il risultato di creare strutture autoritarie e gerarchiche· con una netta divisione dei compiti e tra lavoro manuale e intellettuale. b) La scissione tra vita pubblica e vita privata. Così si verifica che un militante svolge il lavoro politico « a · tempo pieno », « a mezzo tempo », « a fine settimana », « alla manife– atazione »; il resto del tempo non conta, è considerato non politico. Così abbiamo l'insegnante di estre– ma sinistra che in assemblea grida forte forte viva Mao e poi sospende una classe intera perché scesa in sciopero di solidarietà con un com– pagno precedentemente punito; op– pure abbiamo l'operaio d'avanguar– dia che in fabbrica tira la lotta e che quando torna a casa picchia la moglie e proibisce alla figlia di usci– re la sera. c) Sul piano personale, in molti ca– si (vedi movimento studentesco), la mancanza di coscienza della pro– pria individualità, delle proprie esi– genze e problemi, con la conseguen– te incapacità di gestire se stessi che a sua volta determina la disponibili– tà all'accettazione incondizionata e passiva delle imposizioni dall'alto. L'abbiamo verificato: sono in tanti i compagni che sono scontenti, insod– disfatti da come vivono la loro vita, il rapporto politico con i compagni, c'è però paura di tirar fuori queste cose. Certe assemblee universitarie sono la fiera dell'ideologismo, del sofisma, dell'incomprensione: di– scorsi astratti, uguali tra di loro ma che si scontrano ferocemente. Qua– l'è l'atteggiamento dei più? In gene– re passività e rassegnazione . data dalla presunta mancanza di un'alter– nativa valida, una vera alternativa alla pratica dell'ideologismo, delle frasi vuote quanto pretenziose e « complessive ». Una logica che ti fotte finchè non ne esci. In queste sedi a problemi umani, reali, esi~ stanziali vengono date risposte ideo– logiche. E se insisti vieni accusato di porre una « problematica piccolo- RE NUDO/ 3 borghese », e tutto finisce così. 3) I nostri « dirigenti- rivoluzionari » dicono che i problemi esistenziali si risolveranno DOPO L,; PRESA DEL POTERE é comunque - dicono - sono secondari. Noi diciamo invece che la storia delle rivoluzioni ci in– segna il contrario, sia nelle sue de– generazioni (URSS, Yugoslavia ed ora anche Cuba), sia nelle sue giu– ste esperienze (Cina, Corea del Nord). Infatti anche rivolgendoci a questi ultimi esempi di società alternative dobbiamo coglierne i limiti e cerca– re fin d'ora di superarli. Vediamo ad esempio come la morale sessuale cinese non possa essere presa acri– ticamente in Occidente come mo– dello di morale rivoluzionaria. Pur essendo convinti che l'immediata so– luzione dei problemi esistenziali non sia del tutto possibile in questa so– cietà, ci sembra che un certo grado di liberalizzazione individuale e col– lettiva possa essere raggiunta fin da ora e sia senz'altro utile allo svilup– po delle forze rivoluzionarie. (~~~;. 1~~ :;&l'ffi~/ ll . CREARE STRUTTURE ALTERNATIVE Da quei che si è detto risl1ita pe1 noi necessario liberarsi dall'ideolo– gia borghese. Pur lasciando del tut– to aperta la discussione sugli stru- . menti atti a disideoiogizzarci, noi proponiamo, in vista di questo fine,· la formazione di comuni di città in– tese come luoghi ove sia possibile l'analisi degli attuali nostri valori mentali, dei rapporti interpersonali aggressivi e autoritari, ed il loro su– peramento attraverso la pratica del vivere in comune. La comune diven– ta quindi e subito la struttura alter– nativa alla famiglia, la cellula della società borghese. Sul problema del– le comuni rinviamo comunque all'in– troduzione a ,pag. 4. La sede del gi.ornale non deve ave– re solo questa· funzione, ma anct,e quella di centro informazioni e di assistenza per i compagni. Dobbia- . mo avere un locale per andare la sera dove spendere poco e sentire la nostra musica, le nostre canzoni, ritrovarci ancora, anche per Divertir-· cl. E per. divertirci dobbiamo cerca– re di utilizzare sempre meno quello che ci offre il sistema e sempre di più dobbiamo metterci in grado di gestire direttamente noi stessi le · nostre strutture alternative. '

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