RE NUDO - Anno II - n. 6 - giugno-luglio-agosto 1971

RE NUDO /4 UNA SCELTA DI CA.MPO Molti compagni sin dall'inizio ci han– no criticato perchè parlavamo del carcere, degli ospedali psichiatrici e dei gruppi americani e parlavamo poco delle fabbriche, delle lotte o– peraie e delle forze rivoluzionarie i– taliane. A questi compagni rispon– diamo che la nostra è una scelta di campo, e se mettiamo al primo po– sto le minoranze degli esclusi non è perchè crediamo che esse siano più rivoluzionarie degli operai, ma perchè crediamo che troppo poco posto hanno nei programmi dei gruppi politici italiani. Perciò nel momenti in cui noi ci proponiamo e proponiamo di affrontare il proble– ma esistenziale così come l'abbiamo definito, ci rivolgiamo per ora essen– zialmente ad un pubblico composto di studenti-lavoratori, e dai giovani proletari in genere: sia perchè pen– siamo che questi sentano vivamente la problematica che abbiamo espo– sto, sia perchè riteniamo che gli strumenti di controcultura che noi proponiamo siano utilizzabili princi– palmente da loro. Tuttavia, se su questo punto, troveremo l'aiuto e la comprensione degli altri gruppi, non escludiamo di poterci rivolgere in un futuro alla maggioranza della classe operaia poichè anch'essa è irnbevuta di ideologia borghese. omuni ubito Le comuni, in tutte le loro forme, di– venteranno uno degli argomenti co– stanti di Re Nudo. Non si tratta di una nostra fissazione ma di un pro– getto che tutti noi abbiamo l'inten– zione di realizzare e subito. La co– mune, è la risposta, una risposta cii disagio, inconscio o cosciente, di tanti nella nostra società, di tanti che hanno capito che i rapporti uma– ni tradizionali, quelli della società autoritaria, sono squallidi, tesi, fru– stranti, che alla loro base c'è sem– pre, o quasi sempre, il desiderio di sopraffazione, l'uso dell'autorità e altre magagne. La via d'uscita è quella di vivere in modo nuovo: se la famiglia è basata sulla struttura a piramide che ha al vertice, il padre e alla base madre e figli, anch'essi gerarchizza– ti, a seconda del sesso e dell'età, la risposta è quella di creare una nuo– va famiglia nella quale non viga la gerarchia, nella quale si viva per li– bera scelta, non per caso o per il ricatto della dipendenza economica nei confronti del padre o del ma– rito, nella quale si sviluppino rap– porti nuovi. Ma non tutte le comuni sono nate da una analisi di questo tipo: molte sono nate dalla spinta della neces– sità, altre si sono formate un poco alla volta, senza che nemmeno i loro componenti se ne rendessero ben conto, altre sono sorte dal rifiuto della attuale forma della nuova so– cietà e dalla ricerca di una vita più semplice a contatto con la natura. Molte, moltissime sono fallite: non sempre una comune idea di parten– za è sufficiente per superare le in– comprensioni, gli attriti, le ostilità che possono nascere dalla convi– venza. La gente deve liberarsi an– cora dai condizionamenti, dalle ge– losie, dall'egoismo che caratterizza– no l'educazione borghese. Se si ren– dono conto, mentre la comune si va formando, in ogni momento, che parte importantissima è anche la lo– ro rivoluzione personale, la neces– sità di cambiare, e di controllare questo cambiamento, le possibilità di uscirne bene sono buone. Altri– menti è il fallimento. Quello che importa attualmente è andare avanti: provare, sperimenta– re: è sempre meglio che vivere da soli, o mettere in piedi una famiglia tradizionale. LETTERA APERTA DA Noi riteniamo comunque che la co– mune di città sia la proposta più va– lida per legare il discorso della disi– deologizzazione e del decondizio– namento con quello della lotta allo esterno ' contro il sistema. Questo non deve però permettere che si af– fossi l'esperimento delle comuni a– gricole, che pur nei suoi grossi li– miti (rischio del « paradise now » chiuso ghetto, separato dalle lotte sociali} rappresenta sempre un a– spetto di ricerca della via alternativa e della controcultura e quindi va considerato in questa dimensione. Come va portata la lotta all'esterno nella comune di città? A questa domanda noi ora non sia– mo in grado di rispondere se non ponendo alcune ipotesi che dovran– no essere verificate nella pratica: Attività politica (cioè sociale-affetti– va) comune, rotazione effettiva di tutti i lavori di casa necessari inter– ni alla comune, lavoro per la soprav– vivenza (megllo se legato all'attivi– tà polltica)i Il più possibile compren– dente tutti I membri della comune. Considerare In ultima anallsl sullo stesso piano sia !'attività politica esterna che quella Interna. Comunque, discutiamone. UNA COMUNE M!STICA da una comune in SiCllia Fai ermo. QiUQno ····~···~· La comune oggi è l'unico esperimento pre-rivoluzionario possibile a tutti i gio– vani, l'unico test per affermarci come possibili rivoluzionari, oppure nel caso di fallimento come emeriti cialtroni iniet– tati di logorrea. Cosa sono tutte queste chiacchiere in Brera o a Piazza Navona o davanti a qualsiasi merdoso cappuc– cino industriale? Cosa sono le nostre case solitarie, le nostre aspirazioni soli– tarie, i nostri amori solitari? (nulla cono-. sco di più sterile di una coppia di aman– ti). Per quanti anni ci siamo sciacquati la bocca con la parola Socialismo? E con la parola Anarchia? E con la pa– rola Amore? Bene, questa è l'occasione· per verificare in un colpo solo là ten– denza di ogni giovane a vivere l'Anar– chia e il Socialismo e non a parlarne al bar. Alla competizione possiamo sosti– tuire la collaborazione, all'individualismo esasperato la collettivizzazione di tutti i · nostri beni, ma soprattutto delle nostre anime, al lavoro possiamo sostituire il gioco creativo e imaginifico, alla gelosia dei nostri poveri e castrati amori sosti– tuiremo un abbraccio così grande che ognuno potrà trovarvi posto ... Alle armi del sistema noi opporremo la nostra bel– lezza, noi vi inonderemo con la nostra grazia, e vi illumineremo del nostro amo– re... Come posso immaginare ora il sor– riso •ironico nelle vostre labbra tirate da super-impegnati col pugno. chiuso ..., voi certo avete letto tutti i libri, invece noi non abbiamo cultura, voi certo avete par– tecipato a tutte le manifestazioni del lungo e impegnato inverno milanese, in– vece noi siamo solo coinvolti in manife– stazioni d'affetto, ma noi compagni, re– spiriamo amore: i contadini che vivono attorno alla nostra casa ci amano, per- ché noi li amiamo e viviamo CON loro, non ci interessa analizzare il problema dei contadini siciliani, ci accontentiamo di viverci assieme e mangiare lo stesso pane scuro, e quaf!do la polizia è venuta un giorno con fare torvo pei sapere chi siamo e cosa vogliamo, sono stati gli stessi contadini a parlare col brigadiere e a dire « E' gente nostra, lasciateli sta– re... », così che da allora mai più abbia– mo visto un poliziotto. In compenso so– no venuti a trovarci dei compagni da Palermo, dei fascisti da . Palermo, che affermo con grande orgoglio come no– stri amici e il parroco del paese vicino con cui abbiamo scambiato esperienze sulle nostre visioni mistiche .• • • • An– che noi lo siamo ora, della • nostra vita, per la prima volta, e dei rapporti col mondo che ci circonda. Questa è una guida, o meglio una traccia per tutti i compagni che credono che per cambiare , il mondo sia meglio provar prima a cam– biare se stessi, che possono immaginare come una rivoluzione partendo dall'infi– nitamente piccolo possa diventare infini– tamente grande, che sono intenzionati a sperimentare su se stessi le parole che fanno bella mostra di sé (poiché non co– stano niente) nei bar, nei salotti, nelle piazze milanesi o di altre pazze e repres– sive città; vale a dire socialismo, anar– chia, fratellanza, amore libero, armonia. Nei rapporti con la gente del luogo che avete scelto per il vostro esperimento comunitario, cercate di spogliarvi subito della vostra aria da colonizzatori. Voi non avete NULLA da insegnare a questa gente, sono loro che, se starete molto attenti, potranno insegnarvi grandi cose. · Loro peraltro sono molto curiosi e non

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