Giulio Caprin - Trieste e l'Italia

- 23 - tare dei premi no. Nel 1866 Bettino Ricasoli, ministro, temendo prossimo l'armistizio che doveva strozzare la guerra mal cominciata, scriveva al generale La-Marmora al campo : « Io penso che si dovrebbe assicurare subito l'occupazione di quei territori, chè poco possiamo sperare di avere se non li occupiamo ». Quei territori erano, anche nel 1866, Trento e Trieste. t Trieste ritornando all'lta• Ila non può perdere Il suo valore economico. Nel 1914, scoppiata la guerra europea, la situazione generale si è presentata in tal forma che non solo all'Italia si offre la possibilità di risolvere radicalmente la questione trentina, ma anche quella adriatica si offre ad essere risolta secondo il programma massimo italiano. Se non che, mentre la maggioranza del paese - per una di quelle intuizioni semplici e spontanee che d'un lampo hanno ragione dei più oscuri errori della diplomazia - ha subito intesa la necessità della grande risoluzione, non tutti vedono ancora con esattezza l'estensione precisa della risoluzione improrogabile. E l'ignoranza di alcuni può dar forza alla timidezza dei pochi che vorrebbero negare all'Italia qualunque risoluzione. Non c'è viltà così vile che non riesca a mascherarsi di prudenza e a chiedere il consenso delle persone serie in nome della saggezza. Non c'è stato d'animo così abile ai sofismi come la viltà che vuol sembrare animosa : gli eroismi logici della paura. Ora, c'è un argomentazione speciosissima che apertamente nessuno osa formulare, ma che si fa circolare con qualche effetto nella pubblica opinione. Un sofisma che, con accorta psicologia, cerca d'intaccare l'anima italiana Biblioteca Gino Bianco

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