Antonio Piscel - Il conflitto austro-serbo e gli interessi italiani

- 28 - tari contro i decreti di annessione, quella grande potenza dovette per mesi e mesi subire, rispondendo solo con altrettante minaccie, la fiera sfida del popolo e della dinastia in Serbia contro il tentativo di legittimare la soggezione austriaca su quei due milioni di Serbi; ed il contraccolpo all'interno fu fortissimo. Quando, ne! marzo del 1909, sotto la pr~ssione della parziale mobilitazione austriaca ormai compiuta, la Serbia, abbandonata dai suoi protettori ed amici e consigliata da questi alla sottomissione, a cui s'era cercato di togliere ogni umiliazione troppo lesiva all'onore nazionale, cedette ali' ultimatum austriaco, la stampa europea parlò d'una grande vittoria diplomatica austrogermanica; e la stampa ufficiosa austriaca per mesi e mesi non fece che strombazzare tale vittoria. In realtà questa vittoria, assai più che giovare al prestigio dell'Austria, servì a rinfocolare gli odi degli Slavi contro il Governo imperiale e reale. Essi guardarono come irrito quel forzoso riconoscimento del fatto compiuto, e tanto al di qua che al di là del confine continuarono ad aspettare e a preparnre l'occasione di una completa liquidazione di conti. Anche il partito miiitarista austriaco rimase deluso da quella soluzione troppo modesta, di fronte ai vanti e al!e minaccie a!ie quali per tanti mesi si era abbandonato. Restò covando ii pensiero della rivincita contro i due staterelli serbi che avevano osato sfidarlo, e nei quali sapeva benissimo avrebbe trovato fieri nemici in ogni occasione in èui le forze militari austriache fossero altrove impegnate. La guerra balcanica. A determinare la situazione d'estrema gravità che spinse i dirigenti della politica austro-ungarica a preparare ed a volere la guerra con la Serbia, conducendo i preliminari in modo da rendere impossibile ogni intervento di terzi per una pacifica soluzione, sopravvennero infine i grandi sconvolgimenti della guerra balcanica del 1912 e 1913. Biblioteca Gino Bianco

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