Antonio Piscel - Il conflitto austro-serbo e gli interessi italiani

-21diente pericoloso di trattenere illegalmente la classe che aveva già servito tre anni, provocando manifestazioni fino allora insolite in quell'esercito così orgoglioso del prestigio della sua disciplina. Soltanto la gravità di tutti i tre motivi sopra esposti poteva far decidere la rinuncia alla spedizione in Serbia, allora più che mai considerata in Austria come una passeggiata militare. Ma non seppero decidersi a tale abbandono abbastanza prontamente e recisamente. E quando, òopo tutto il chiasso della stampa, si verificò quella ritirata, tanto i Serbi al di là quanto quelli al di qua della Sava e della Drina, avevano potuto convincersi eh 'essa non era nè sincera nè definitiva. I Serbi fuori dell'Austria si confermarono nella convinvinzione che a Vienna stavano in agguato i nemici più implacabili della loro indipendenza; i Serbi dipendenti dall'Austria ebbero quella scossa di odio contro i loro dominatori, e di confidenza nella forza e risolutezza del piccolo stato della loro nazione, che alla vigilia del 1848 mise la febbre addosso ai Lombardi, vedendo che il Piemonte volevi\ e poteva all'occorrenza tener testa alle pretese dell'Austria. 11progetto trialista e PAr• ciduca ereditario. Fu allora che divenne di moda anche a Vienna, specie nei circoli che volevano essere i portavoce del sovrano futuro, il progetto del trialismo. Come nel 1?67, dicevano, si trovò un argine efficace al movimento di ribellione dei magiari, con l'affidare alla loro egemonia un organismo statale quasi indipendente nei rapporti interni, costringendoli così, anche a tutela del loro dominio, a farsi i gendarmi degli Absburgo contro le velleità separatiste dei Rumeni e dei Serbi, così la costituzione d'uno Stato slavo, · comprendente tutti gli Slavi della monarchia e quelli della Serbia e d~I Montenegro (da aggregarsi, questi ultimi, almeno per i rapporti militari e doganali), dovrebbe ridurre a vantaggio del manBiblioteca Gino Bianco

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