Antonio Piscel - Il conflitto austro-serbo e gli interessi italiani

- !Ozioi:ie dell'artiglieria; e infine non si poteva disporre ancora ch9 degli effettivi dei 15 corpi d'armata allora esistenti e dello scarso contingente annuo di 130 mila reclute, comprese quelle delle milizie della Landwehr e degli Honwed. ' L' esercito austriaco e I dissidi austro-ungarici. Anzi il tentativo d'ottenere l'aumento di contingente era stata l'occasione a una crisi interna tanto grave, che da sola avrebbe dovuto essere sufficiente motivc per non impegnarsi in quel momen_to in avventure dt guerra. Tutti i partiti ungheresi, quale più e quale meno radicalmente, condizionarono l'approvazione dell 'aumento del contingente delle reclute a che in quella parte dell'esercito comune che viene reclutato in Ungheria venisse introdotta come lingua di comando la lingua magiara, e adottata la bandiera ungherese. Solo la esplicita opposizione personale di Francesco Giuseppe riuscì a impedire il postulato 'ungherese, che avrebbe segnato certamente un altro non piccolo pericolo per la compagine della unità militare austroungarica; ma la vittoria non si potè ottenere che con una lunga e aspra lotta costituzionale, che in parecchi momenti parve vicina ad accendere addirittura un conflitto armato fra l'una parte e l'altra della Monarchia. Fu in tale occasione che, a quanto si disse, l'Arciduca ereditario semi-pubblicamente pronunziò la famosa frase: « l'Ungheria è quel dominio degli Absburgo che essi devono conquistare armata mano una volta ogni secolo». Una delle conseguenze del conflitto costituzionale ungherese fu la impossibilità, per oltre un anno, di ottenere che quel Parlamento accordasse almeno il consueto annuo contingente di reclute, così che in quell'anno venne perfino a mancare la leva militare, che fu ritardata fino al principio dell'anno seguente; e nell'ottobre, per mantenere gli effettivi, si dovette ricorrere all 'espeBiblioteca Gino B1c1nco

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