Antonio Piscel - Il conflitto austro-serbo e gli interessi italiani

- 18tochè avevano dei sovrani addirittura stipendiati dal Governo viennese. Non si può accusare gli uomini politici austriaci di non essersi accorti subito del pericolo che il violento cambiamento del sistema dinastico in Serbia rappresentava per la continuazione del pacifico dominio sugli Slavi meridionali che sono dentro i confini dello stato austro-ungarico. Il partito militare au■ striaco. • I circoli militaristi, che venivano -trovando sempre· più aperta protezione e personificazione nel testè defunto arciduca ereditario, domandavano a gran voce che s'intervenisse subito manu militari nel piccolo reame meridionale per ccristabilirvi l'ordine ». Non facevano mistero delle loro velleità, fin d'allora, di provocare magari una guerra assai più· grande, se occorresse, per togliere ·una volta per sempre quella causa di minaccia e di debolezza al confine meridionale. Affermavano che difficilmente si sarebbe presentata una occasione migliore, perchè in quei momenti la Russia, in- ' debolita dalla guerra recente col Giappone e dalle agitazioni interne, o avrebbe lasciato fare la spedizione, anche quella volta ccpunitiva » per l'assassinio d'un sovrano legittimo, o tutt'al più sarebbe stata un nemico poco temibile. La stampa di tutti gli altri partiti di governo, zelante come sempre nei! 'accaparrarsi la benevolenza del1'attuale e del fu.turo portatore della corona, e la stampa tedesca, allo scopo subdolo (trattandosi di un alleato) di mettere in mala vista gli Slavi ed impedire la possibilità d'una loro riconciliazione con le alte sfere governative, tennero per mesi e mesi bordone a quelle esigenze bellicose. Tuttavia quella volta prevalsero ancora i criteri di prudenza e di procrastinazione nei consiglieri del vecchio sovrano. Ho motivo però d'affermare, con tutta • Biblioteca Gino Bianco

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